É un disco “monumentale”, solenne e grande anche come impegno profuso per erigere un qualcosa che sia sicuramente un’autocelebrazione delle cose già fatte, ma anche un’ulteriore estensione: insomma è un qualcosa che rappresenta benissimo il lavoro in studio già pubblicato, ma aggiunge (considerando i vari fattori in gioco che dopo elenco), innovando e spingendo in avanti (sperimentazione e ricerca).
Per la produzione di Lotus (edizione in vinile triplo, in cd doppio) è bastato registrare solo due concerti in Giappone (3 e 4 luglio ‘73) e quindi sono state scelte le migliori performance poi “montate” in sequenza: non ci sono sovraincisioni e ritocchi vari, è del tutto VERO.
Di là dei sacrosanti e inevitabili gusti personali forniti anche da affezioni emotive inopinabili, non voglio stimolare solo una classifica in tal senso, che ovviamente entrerebbe in una specie d’intervista statistica da exit poll elettorale, quello che cerco, immettendo tre arbitrari fattori con le loro antitesi, è un poco di riflessione.
Dobbiamo valutare, insomma, la dimostrazione da parte degli artisti che lo studio di registrazione lo usavano in modo "sano" (senza trucchi), pertanto che capacità possedevano di (ri)proporre i brani dal vivo tramite la stima di questi fattori:
- Impatto energetico / ”Atmosfera” suggestiva; grinta e aggressività insieme con evocazioni raffinate di paesaggi sonori.
- “Ganci comunicativi”/ Sperimentazione e ricerca; coinvolgimento del pubblico mediante cose già conosciute e collaudate insieme con spazi sconosciuti e innovativi, magari immettendo profondi arrangiamenti di brani già conosciuti o direttamente pezzi ex novo a complemento dell'opera.
- Strutture obbligate "virtuose" / Fluidi spazi improvvisativi liberi; dimostrare di saper suonare ed esprimersi dal vivo lucidamente, risuonando le parti più difficili eseguite in studio con altrettanta precisione e rigore insieme con spazi dove è la fantasia creativa a briglia sciolta a salire al proscenio, non ricalcando le forme e le linee già eseguite in parti e assoli precedentemente registrati.
Vince chi ha maggiormente spinto e approfondito tutti e sei questi fattori in modo più equilibrato completo e compatto: se riteniamo che qualcuno abbia spinto al massimo (da 1 a 10, 10) l’improvvisazione e i “ganci”, ma poco (3,5) le strutture e la sperimentazione e molto (7,5) sia l’impatto sia l’atmosfera, ha conseguito un ottimo risultato finale pure aritmetico (42).
Ma ai fini della nostra autovalutazione è migliore chi ha, in maniera più compatta e quindi completa, ottenuto un buon risultato in tutti e sei i fattori, anche se a livello aritmetico potrebbe essere uguale o addirittura un poco inferiore: se a un altro disco assegniamo un 7 per tutti i fattori, avremo come l’altro sempre 42, ma questo essendo più equilibrato, vince!
Ovviamente è un gioco che si potrebbe estendere a tutti i dischi di un gruppo o artista, ma in questa sede è bene limitarlo a quelli dal vivo proprio perché sono un’occasione particolare e rara in una discografia, altrimenti...
Buon divertimento e fatemi sapere!
P.S. Lotus: 8/9 - 8/10 - 10/10 = 55