Rispetto ai due titani del Jazz-Rock McLaughlin e Di Meola, Stern, seppur con fraseggio serrato anche lui, offriva un discorrere più rotondo e fluido, più swing-funk, shuffle: assai accattivante.
La peculiarità di Stern fu quella di riuscire, in modo alquanto spettacolare, ad unire il linguaggio jazz bebop con quello rock di piglio funk, compreso il suono saturo: alquanto “sporco”. Non era una novità assoluta, prima di lui, già dalla metà dei ’70, ci furono chitarristi che avevano compiuto tale connubio (tra i meno noti: Ray Gomez, Joaquin Lievano, Peter Maunu), però nessuno con la sua potenza e spettacolarità, data anche dal fatto che talvolta non mescolava i due mondi ma li accostava, cambiando repentinamente registro espressivo, creando un contrasto stupefacente: questo fu il suo pregio; e il suo difetto.
In ogni caso lui fu il migliore di tutti i bop’n’roll funker anche per una rilevante vena compositiva, tuttavia non riuscì né a rinnovarsi, ripetendo troppo la bellissima formula inventata, nè a fondere e sviluppare in modo più profondo i mondi Jazz e Rock (anche soltanto chitarristicamente), come fecero invece John Scofield, Larry Carlton, Allan Holdsworth, Robben Ford, Bill Frisell e Scott Henderson.
Da constatare, peraltro, che moltissimi chitarristi, anche la maggior parte di questi fuoriclasse, riuscirono a rimanere a galla, se non addirittura a incrementare il loro successo, in particolare Ford ed Henderson, parzialmente Scofield, perché virarono alquanto bruscamente la loro musica e il loro stile chitarristico verso il Blues e dintorni, finanche cantando o facendo cantare; Stern no.
L’entusiasmante brano di apertura omonimo del suo debutto discografico internazionale del 1986* (Upside Downside: suo capolavoro, peraltro prodotto da un famoso chitarrista fusion, Hiram Bullock) fu una dirompente novità, con intricati e nervosi unisoni ultra sincopati per poi urlare rock quasi ballando; simile l’apertura della seconda parte del disco, Mood Swings, con al basso il suo amico Jaco Pastorius. A compensazione le dolci, cantabili e liriche “canzoni” Goodbye Again e After You.
Stern grande chitarrista e ottimo compositore, un grande musicista che andrebbe riscoperto (e studiato) da chi è interessato ad andare oltre il Rock in quanto a fraseggio e armonie, mantenendo il tiro e il lirismo di questo genere con innestato pure del sano Funk. In ciò Mike Stern rimane un campione.
* Nel 1983 fu pubblicato il disco Neesh solo per il mercato giapponese.