Moving Pictures è la loro opera più matura poiché in essa riuscirono a sintetizzare le loro influenze hard-prog in soluzioni personali; qua e là nei precedenti dischi qualche sbavatura di originalità e squilibrio: alcuni eccellenti spunti con episodi meno felici.
Nei dischi successivi furono più tendenti al Pop-rock di gran marca, seguendo lo stile del pianeta musicale che stava cambiando, senza aggiungere un granché; al netto della loro perizia strumentale, esperienza aumentata e qualche ragguardevole brano, s’intende...
Ammetto che il fascino esercitato su di me da YYZ, uno dei loro brani più famosi in assoluto, scaturiva anche dal fatto che per alcuni anni la sua prima parte è stata come inafferrabile, mi ammaliava, seppur abituato ad ascoltare cose oggettivamente più complicate (ma stavo ancora nell’età minorenne della mia istruzione musicale), non comprendevo come scorresse il loro tempo: mi disorientava. Lo smarrimento è dato anche dal fatto che l’introduzione della percussione (a velocità media), estremamente sincopata (sfasatura di accento), ha velocità e ritmo simili ma non uguali a ciò che segue…
Il tutto è di una semplicità e di un’efficacia sconcertante: dopo la percussione solitaria, segue il riff di 12 note all’unisono dei tre musicisti (ma composto di due sole altezze a intervallo di tritono DO e FA#) che riprende l’elementare sincope della percussione, nel contempo si sovrappone il sinth che suona cinque note, disegnando una cupa scena, un po’ arabesca. L’effetto del riff è una specie di corsa con scattino finale, asimmetrico, irregolare...
E, a volte, il buongiorno si vede dal mattino, infatti il resto del brano è all’altezza della situazione, tanto semplice quanto efficace. Dopo un potente e articolato unisono dei tre, il pezzo si svolge con un incremento ragguardevole di velocità mediante un secondo riff, poi un motivo melodico; seguono gli stop and go dominati dalla ritmica. Assolo della chitarra elettrica, apertura sinfoneggiante con sinth dimezzando la velocità: ripresa della corsa del secondo riff e motivo canterino, minaccioso finale: all’unisono sui registri bassi.
Tutto Moving Pictures è costituito da felici sintesi tra episodi melodici, aggressivi e complessi, sorta di ricapitolazione dei precedenti lavori con aggiunte alcune nuove soluzioni; suonato in modo preciso e pulito ma non freddo, compatto e con qualche spunto solistico (o intervento) ragguardevole. Grande Rock degli anni Ottanta.