Pochi sanno che a metà anni ’40 nel mondo musicale Jazz, in piena esplosione dello stile be-bop’, ci fu l’emersione di un notevole filone musicale: il Progressive Jazz; purtroppo è stato poco fecondo. La missione di quei pionieri era di “andare oltre” mediante una fusione con altri generi, ma per vari motivi non hanno avuto molto seguito. Quella vocazione si è sciolta in mille rivoli di tendenze stilistiche e iniziative individuali mai compattate e incanalate in un coeso flusso di artisti.
Tuttavia il Prog-Rock differentemente dal Prog-Jazz, non si è “contaminato” con tutti i generi a disposizione: esso infatti è ed è rimasto EUROCENTRICO (canzone + Classica); ha in sostanza evitato tutta l’importantissima musica afroamericana e quindi Blues, Jazz, Funk, Reggae… oltre ad altre musiche più esotiche come quelle asiatiche. Ciò si può ricavare facilmente ascoltando i massimi esponenti del Prog-Rock come Genesis, Yes, Van Der Graaf Generator e Gentle Giant.
Per esemplificare: King Crimson, Gong e Magma sono difformi dal genere*, infatti questi, oltre ad avere radici e ramificazioni europee simili ai loro “consanguinei” prima citati, hanno sfruttato anche suggerimenti e suggestioni esterne all'Europa, e hanno quindi realizzato in assoluto delle musiche più aperte e fluide dei loro “parenti”.
Ciò non ha impedito di certo ai Genesis e agli altri di realizzare delle musiche che sono tra le più importanti in assoluto del ‘900!
L’ottica prospettica della triade Stan Kenton – George Russell – Don Ellis (tutti e tre leader di medium/big band), è quella di inquadrare con il loro fantasioso filtro grandangolare e colorato un mondo denso di strutture, linguaggi e procedure che sono fusioni di pianeti musicali molto diversi tra loro: Jazz, Classica e Afrocubano (per Ellis anche Rock, quindi elettricità ed esotismi orientali). Differentemente dal Prog-Rock, loro non hanno avuto né un duraturo successo né epigoni, seppure all'epoca abbastanza riconosciuti come alfieri del cosiddetto progressive Jazz: poi sono stati semplicemente dimenticati. La progressione cronologica coincide pure con gli effetti: Kenton è il primo a operare, colui che ha aperto la via, quello più legato all'orchestra con le sue dinamiche e procedure, più incline alle formalizzazioni: comunque fusioni spettacolari ed energiche come lava eruttata da un vulcano. Russell (proseguendo l’opera di Kenton) è quello che, sia con piccoli gruppi sia con big band, ha ampliato le prospettive del Jazz (pure perché ha usato dinamiche e timbri più tenui di Kenton), diventando un punto di riferimento in quell'epoca per molti giganti di questo genere musicale che, non è inutile ricordare, era l’unico di un certo peso negli anni ’50 e ’60 alternativo a quello accademico della musica Classica. | La missione di quei pionieri era di “andare oltre” mediante una fusione con altri generi, ma per vari motivi non hanno avuto molto seguito. |
Le musiche di Kenton-Russell-Ellis riescono di moltiplicare i dati e quindi il valore finale delle loro opere. | Ma Ellis dalla seconda metà di quella decade approfittatosi nel frattempo del Rock e della sua elettricità, ha ottenuto un ulteriore elemento per arricchire il suo linguaggio: ha fondato una big band ed è riuscito di addensare le sue idee compattandole in maniera originale e veicolandole con maggior efficacia. Infatti Ellis ebbe (ma solo all'epoca) una discreta notorietà e influenza (sia per la vicinanza temporale sia per l'adozione del Rock) su alcuni giovani rocker interessati a progredire o comunque musicisti particolari, rispettivamente e su tutti Frank Zappa e John McLaughlin. (Ellis era presente come trombettista in una delle band di Russell nei primissimi anni ‘60, e si era fatto le ossa nel 1959 in un altro fantastico laboratorio rappresentato dalla band di Charles Mingus registrando il disco "Dynasty". Russell d’altra parte già nel ’48 era attivo come compositore, un brano su tutti è “Cubana Be Cubana Bop” adottato da Dizzy Gillespie: il titolo è tutto un programma.) Le loro innovazioni in fatto di ritmi, armonie, modalità, tonalità, improvvisazioni, obbligati, timbri, strumentazioni, forme e lessici sono frutto di libere e ingegnose rielaborazioni anche tratte direttamente da linguaggi e schemi già esistenti (come è normale che sia), che poi hanno fatto confluire senza soluzioni di continuità realizzando i loro brani; così hanno compiuto una progressione della musica tutta e non solo del Jazz. Non hanno realizzato stucchevoli patchwork perché sono andati ben oltre al semplice accostamento di preconfezionati modellini di linguaggi e di schemi modulari. È plausibile che ciò che ha permesso al loro processo creativo di concretare organismi musicali così peculiari, sia che il principio ispiratore l’immediata sintesi fosse già nella loro mente potentemente costituito; l’idea iniziale, l'osmosi originale, era intimamente tutta loro sin da subito e non del tutto derivativa dagli esperimenti successivi di combinazione delle parti. |
Liberi e sconcertanti, ma rigorosi nel perseguire un obiettivo originale che era dapprima immaginato, più o meno abbozzato e magari poi anche cambiato; tuttavia il nucleo primigenio rimaneva.
Queste menti fertili erano già gravide di embrioni di creature diverse da quelle che già esistevano, erano refrattarie a qualsiasi sorta di clonazione; è forse anche per questo che sono riusciti di generare diverse e potenti creature musicali: avevano potenzialità di concepimento più evolute.
Non erano, per dirla con altre parole, scienziati maniaci, come il dottor Frankenstein che ha dato vita alla Creatura con le parti prese da esseri morti e quindi in cimiteri, obitori e macellai e che, di là del merito dell’esperimento in sé, ottenne dall'assemblaggio degli elementi sicuramente meno della somma delle singole parti. Meno, perché perdente dal principio: l'idea iniziale era di creare un essere umano, uno qualsiasi, pertanto accontentarsi che vivesse, che funzionasse: operando allo stesso modo in ambito artistico si ottiene un simulacro, talvolta un'involontaria parodia di un'opera, una replica che "sta in piedi da sola", ma nulla di più. Come la creatura di Frankenstein: magari più forte di un normale essere umano, ma goffa e senz'anima.
Dunque le musiche di Kenton-Russell-Ellis (e di artisti simili) come specie di progressioni geometriche, riescono di moltiplicare i dati e quindi il valore finale delle loro opere per quella vivificante intuizione originale di realizzare una cosa diversa e immaginarla davvero: è il coefficiente risolutivo la sintesi, il segno X che l'innalza.
A loro bastano pochi elementi per sviluppare notevoli effetti: l'intero è più della somma delle singole parti, perché l'intero che loro hanno immaginato non era un semplice essere umano, era un altro tipo di creatura.
Gli altri musicisti che tentano strade analoghe ma che non hanno quella scintilla sintetica di creare una cosa diversa da altri, si devono accontentare, bene che vada, di risultati che sono una sommatoria aritmetica, e per raggiungere uno stato di sufficienza sono costretti a collezionare e sequenziare più e più elementi e parti. Ma è quantità passiva e non attiva qualità.
Purtroppo Kenton-Russell-Ellis non sono mai stati più di tanto apprezzati, né molto celebrati, perché la moltitudine di musicisti e appassionati non li ha davvero conosciuti | Purtroppo invece Kenton-Russell-Ellis non sono mai stati più di tanto apprezzati, né molto celebrati, perché la moltitudine di musicisti e appassionati non li ha davvero conosciuti; del resto per quelli “fuori” il mondo Jazz sono dei perfetti sconosciuti. Russell in particolare, che forse a oggi è il più noto dei tre, a dimostrazione della superficialità, è “vittima” di un malinteso diffuso a tutti i livelli: la mitologia del Jazz e dintorni vuole che egli abbia formalizzato, mettendo nero su bianco, le procedure della moderna musica Modale, sia con la sua musica, ma soprattutto con il suo libro di teoria musicale"The Lydian Chromatic Concept of Tonal Organization" (sembra comunque sia stato il primo in ambito non accademico). Infatti c’è tuttora una gran confusione, ambiguità e inesattezza: appena si parla di Modale (anche da eminenti musicologi del Jazz) si tira in ballo questo interessantissimo e dotto libro scritto da lui circa sessanta anni fa e colpevolmente poco conosciuto e addirittura non tradotto in italiano. The Lydian Chromatic Concept of Tonal Organization è molto di più di quanto da tutte le parti si suggerisce e sussurra associandolo nebulosamente al "modalismo": con il concetto di Modale comunemente inteso c'entra poco o nulla. Questo libro non è la bibbia del Modale, ma una serissima proposta di riorganizzazione gerarchica del sistema Tonale facente capo alla scala Lidia (con estensione alle scale parenti) e non alla Ionica**. Ma il titolo non lo preannuncia? Nonostante ciò rimane comunque una bibbia! Insomma, possiamo ben dire che Russell (anche tramite il suo magnifico libro) con il suo predecessore Kenton e il suo successore Ellis sono stati davvero dei riferimenti fondamentali, ma solo per alcuni grandi artisti. |
Poi il Jazz-Rock di John McLaughlin con la sua formidabile Mahavishnu Orchestra: lui è quello che più profondamente ha solcato quei rigogliosi sentieri, prendendo soprattutto spunto da quelli di Ellis che aveva aperto pure la via della cultura musicale asiatica.
Comunque l’epigono diretto più notevole dei tre è ancora un bianco ed è il bravissimo batterista Bob Moses che ha composto e registrato una manciata di magnifiche opere dalla fine anni ’70 ai ’90.
Un appassionato di Jazz più o meno ortodosso, pertanto ascoltatore di Chet Baker, Sonny Rollins ecc., quando ascolta questi del Prog-Jazz può ricevere un'impressione simile a quella che prova l'ascoltatore dei Rolling Stones, Police ecc. (se e) quando ascolta i Gentle Giant, Gong e simili...
Esperienze molto diverse, eppure l'etichetta di genere davanti a quello conosciuto bene, indicava solo un piccolo prefisso: Prog...
La costante progressiva di tutti questi giganti della musica credo sia stata fornita da quel coefficiente moltiplicativo (capacità di sintesi originale iniziale) applicato a fattori che loro ricavano dovunque e comunque, in "luoghi" e tempi che più trovano stimolanti, senza confini e limitazioni sia concettuali sia come loro capacità di esplorare, atterrare e raccogliere in quei pianeti tutto quello che serve per crearne uno originale tutto proprio, ma fortunatamente messo a nostra disposizione.
Ritroviamola questa perduta galassia del Prog-Jazz!
* Da anni sostengo che King Crimson, Gong e Magma non appartengono al Progressive Rock, proprio per le loro caratteristiche musicali. Maggiori informazioni su questo tema si trovano nel mio libro "Musica '70"
** Per approfondimenti sulle teorie di Russell e su Tonale e Modale si può consultare questa lezione.