Come cantante e come compositore ebbe meno epigoni, inconfondibile il suo cantato e il carattere dei suoi fantasiosi ed ellittici brani.
Dopo essersi immerso nel ribollente magma creativo british degli anni Sessanta (Alexis Korner Blues Incorporated, The Graham Bond Organisation e John Mayall & the Bluesbreakers), insieme ad Eric Clapton e Ginger Baker ha formato i Cream e dato un grosso scossone all’”ambiente”: loro e Jimi Hendrix furono il trait d’union tra Beatles e Pink Floyd e i gruppi più “progressivi” che a cavallo del decennio si stavano imponendo.
Coevo con lo scioglimento dei Cream Bruce pubblica nel ’69 il suo primo disco solista “Song For A Taylor”: un ottimo album con buon riscontro di vendite; seguìto l’anno successivo dal più sperimentale e jazz con influenze free “Things We Like” (registrato nel ’68 interamente col contrabbasso) che, insieme con Harmony Row del ’71, non riuscì più a fare breccia nel mercato. Dopo di ciò nel 1972 tentò di ricalcare le vecchie orme creamiane con il power trio West, Bruce and Laing (con chitarrista e batterista dei Mountain: Leslie West e Corky Laing).
Bruce ha continuato a fornire prestazioni di notevole caratura con dischi solisti e collaborazioni per tutto il decennio successivo (tra gli altri, Tony Williams, Carla Bley, John McLaughlin, Zappa, Soft Machine e Allan Holdswoth), e anche negli anni ’90 ha pubblicato dischi interessanti, in seguito si è manifestata la sua malattia che però non lo ha fermato, continuando ad esibirsi in concerto e registrare in studio, giungendo a pubblicare il suo ultimo disco, “Silver Rails”, circa sei mesi prima della sua morte.