Carlo Pasceri
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Libro Eroi Elettrici

La differenza tra i Beatles e tutti gli altri: l'analisi di "In My Life"

4/8/2018

2 Comments

 
Sovente in musica si ha come l’incanto del cerchio. È proprio la netta percezione di semplicità offerta dal seguire senza alcuna difficoltà quell’unico costante tratto della sua perfetta traiettoria nello spazio, che cela ulteriormente il fatto che per le operazioni di calcolo determinanti le sue proporzioni è necessario ricorrere a una particolarissima chiave matematica (π).
D'altra parte in tutti i campi l'esplicita complessità diffusamente affascina. Desta interesse, meraviglia; indica sapienza, suscita se non passione perlomeno stima e rispetto.
La complessità di per sé segnala competenza in quel dato settore ove si manifesta, propone evoluzione giacché è logicamente atta ad ampliare le potenzialità creative: moltiplica le opportunità di essere originali.
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Naturalmente anche in musica accade ciò, da Bach a Zappa, dal Progressive al Jazz-rock, da Stravinsky e Schoenberg ai Weather Report e, per arrivare ai giorni nostri, Dream Theater sono tutti artisti e generi che hanno esplicite complessità nei loro brani.
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Per le stesse ragioni non di rado la semplicità è legata alla banalità, o perlomeno all’insipidezza; ma non di rado è capitato che la semplicità abbia fornito altissimi esempi di creatività (come all’inverso non sporadicamente la complessità ha prodotto sterilità).
La semplicità genera creatività allorquando si devia in modo rilevante dai modelli realizzanti le strutture denotative, insieme con alcuni fattori formali, insomma devianze da quelle dalle regole (scritte o non) che sono apprese nella prime fasi di ortodossa conoscenza.
Tra i primi esempi in tal senso che abbiamo nel campo Rock ci sono i Beatles; seguiti, tra gli altri, dai Pink Floyd, Santana e King Crimson.
I KC si distinguono perché più di altri hanno alternato e amalgamato semplicità con complessità, generando musiche altamente creative.
Dei Pink Floyd e Santana ci siamo occupatati in modo ampio dedicandogli dei libri, dei Beatles e KC meno, solo qualche sparso articolo, anche se di Fripp e compagni abbiamo approfondito il disco Red pubblicando un libro.
I Beatles e i King Crimson sono da una parte paradigmi tra i più conosciuti e apprezzati nell’ambito rock, dall’altra poco approfonditi in modo opportuno, cioè si sa poco sul perché siano così importanti; ecco perché dedicheremo loro qualche altro articolo, nel tentativo di gettare un piccolo fascio di luce che sia apprezzato dagli appassionati ascoltatori.
 
​Cosa accomuni In My Life, Like a Rolling Stones, Just Like a Woman e Paint Black, non è difficile scoprirlo: sono tutti brani dello stesso periodo (nei mesi tra il 1965 e il ’66), di gran successo, passati alla storia, e di artisti famosissimi: Beatles, Bob Dylan e Rolling Stones.
Tuttavia uno di essi si distingue: In My Life.
Gli altri pezzi* in sostanza hanno una pressoché totale corrispondenza coi dettami diatonico-tonali armonici e soprattutto melodici (anche come profili intervallari: spesso a gradi congiunti o pentatonici) statuiti da J. P. Rameau con famosi trattati nelle prime decadi del Settecento, riprendendo prassi del Seicento.
In musica è tanto ricercato quanto poco trovato il bilanciamento tra la facile cantabilità e la non banalità. Tale esplorazione è soprattutto nei contenuti, ossia nei fattori primari costituenti la musica: melodia e armonia (oltre al ritmo). Nel corso del tempo e nei vari generi questa è una delle sfide maggiori che i compositori hanno raccolto; ed è in particolare nel Rock, progressivo e non, che si sono distinti in tale sfida.
Ritorniamo all’autunno del 1965, l’alba di questo genere; in quel tempo i Beatles stavano intraprendendo l’ascesa verso quel roccioso monte Olimpo che loro stessi stavano contribuendo a formare, e In My Life pubblicato poi nel disco Rubber Soul, contribuirà a scalarlo e permanentemente restare in cima.

Scritta prevalentemente da Lennon (ed era consuetudine che il principale compositore del brano lo cantasse come solista), e ovviamente in 142 secondi di un brano di quell’epoca troviamo una semplicità disarmante, In My Life è formato da una mini sezione di introduzione (Intro di 4 battute) poi usata (dimezzata) come transizione (ponticello) tra le sezioni cantate di strofe (A di 8 batt.) e ritornelli (B di 8 batt.), e in parte come finale (Coda). 
Intro
A - B (cantate)
ponticello (intro dimezzato)
A – B (cantate)
A (assolo)
B (cantata)
Ponticello
Coda
Velocità media e 4/4; ma dentro questo piccolo e banale scatolotto c’è qualcosa di interessante.
La sequenza armonica diverge non poco da quelli che sono i dettami diatonico-tonali (relativamente al numero e la qualità di accordi presenti in questo breve pezzo) o quelli blues, e, insieme con essa, la melodia.
L’impianto tonale di base è quello di LA maggiore, e dopo l’Intro che alterna accordi di LA (I) e MI (suo tradizionale V), già nella seconda e terza battuta della sezione A ci sono due accordi anomali (il LA7/SOL e il REm); altresì nella B troviamo il SOL (doveva essere SOL#diminuito), il SI (maggiore in luogo del minore), e il REm7 (quello “corretto” è il REM7: ben due note diverse).

La melodia, oltre a esporre note estranee alla scala del LA maggiore (armonicamente “suggerite”), non procede per gradi congiunti, ma compie parecchi salti anche superiori all’ampiezza di terza maggiore.
Laterale annotazione, oltre al baroccheggiante assolo di piano elettrico velocizzato per opera di George Martin: la modernissima ritmica di Ringo Starr. Nella parte A tanto leggera, asciutta e “dritta” quanto allo stesso tempo sincopata (la cassa e soprattutto l'unico colpo di charleston del brano in levare sul terzo quarto), e per contrappeso nella B, dopo il pulsare dei quarti del tamburello a mo’ di metronomo, il lievissimo mini fill in levare di lancio per la successiva parte lineare e incalzante con gli ottavi regolari sulla campana del piatto. Nessuna rullata o colpo di tom, nessuna volgare “spiattata”, solo il groove, antesignano di una drum-machine; col rullante teso come un fuso, Bruford e Copeland avvertiti…
​
Tutto ciò non accade se confrontiamo In My Life con i pezzi citati al principio o con altri; e questo era solo poco oltre l’inizio della loro scalata ed evoluzione… Ecco soprattutto perché i Beatles sono i Beatles; e perché gli artisti susseguenti, come i  Pink Floyd, Genesis, King Crimson e altri, per rendere grande il Rock hanno dovuto fare i conti con loro.

*Soprassedendo sui loro pezzi più semplici e bluesy come The Last Time e Satisfaction dei RS o Highway 61 Revisited di Dylan.
2 Comments
Gabriele Longo
4/12/2018 09:01:04

Apprezzo il tuo commento/analisi di una canzone tra le più belle dei Beatles e in assoluto del canzoniere internazionale.
Grazie!

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carlo pasceri
4/12/2018 14:13:05

Grazie a te.

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    Carlo Pasceri
    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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