Carlo Pasceri
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Libro Eroi Elettrici

Sun Ra, il meraviglioso avanguardista postmoderno

6/5/2015

2 Comments

 
“La musica di Sun Ra è pagana e religiosa, semplice e complessa, praticamente tutto e il contrario di tutto. Catalogarla è impossibile, è musica nuova.” (Mike Zwerin, musicista e critico musicale, Jazz Journal maggio 1967)
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Se la triade delle “bianche orchestre”, Stan Kenton-George Russell-Don Ellis, rappresenta il solco di ascendenza-discendenza del Prog-Jazz-(rock), Sun Ra (al secolo Herman Poole Blount, pianista) con la sua Arkestra ha tracciato un futuro musicale che ancora non ha terminato di poter avvenire.
Loro, come scienziati musicali, applicano sistemi matematici precisi e netti tracciando linee con righe e compassi, lui è lo straordinario (nero) stregone tribal-fantascientifico musicale del ‘900, artista a mano libera con pennelli e colori (ma che ben sa, e applica, aritmetica e geometria). 
E se loro sono tuttora misconosciuti, lui è stato ed è davvero come un UFO; è un capitolo a parte della storia musicale del ‘900. Un’operazione di avvicinamento all’UFO Sun Ra potrebbe essere quella di fare una addizione mentale tra altri grandi ma ben più famosi: Duke Ellington + Theolonius Monk + Dave Brubeck + Ornette Coleman + John Coltrane + Schoenberg + Stockausen, così potremo scorgere l’astronave Sun Ra!
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Sun Ra aveva radici profonde nella tradizione jazzistica (soprattutto quella delle Big Band anni '30/'40) ma non era 
ancorato ad esse

Egli con la sua Arkestra (di solito un ottetto variamente assortito), ha composto, registrato e prodotto di tutto e nei modi più disparati sin dagli anni ‘50. Come tutti loro (a parte Schoenberg e Stockausen) è partito dal Jazz per arrivare ancor più lontano di loro… Era proiettato così in avanti che per vedere il futuro doveva voltarsi indietro; o al massimo di lato.
Sun Ra il visionario, mai contemporaneo, mai alla moda, sempre innanzi… O, per certi versi, indietro, nella pratica di recuperare importanti modelli musicali del passato per elaborarli e rigenerarli fantasiosamente, quindi poi offrirli segnati dalla sua creatività incontenibile, sintetizzati in meravigliosi moduli sonori a loro volta modelli pregiatissimi: fino alla fine, primi anni ’90, ha prodotto tantissima musica di alto livello.
Sun Ra aveva radici profonde nella tradizione jazzistica soprattutto quella delle grandi big band anni ‘30/’40 (Duke Ellington e Fletcher Henderson), ma non era ancorato ad esse; dunque avanguardista e postmoderno in tutti i sensi, Sun Ra ha oscillato con la sua arte musicale tra brani (o sezioni) be-bop, free, latin, atonali, cantati; tra stasi e caos, tra minimalismo e deflagrazioni sonore, tra scrittura minuziosa e improvvisazioni collettive (è stato il primo)… E non di rado tutto ciò insieme, in ogni caso innervando tutte queste ascendenze e discendenze di ulteriori stilemi generativi con il denominatore comune di una naturale creatività e un rigore di fondo che gli permetteva di ottenere degli esiti originali ed eccentrici ma non forzatamente strambi. Quando recuperava passaggi più tradizionali non generava cristallizzazioni sonore; mai si scorgevano come fossili incastonati in nuove pietre, ma erano liquefatti e poi ricoperti e amalgamati da altri e diversi elementi: tutto creativamente condensato in duttili forme.
Razionale ideazione di costruttive linearità logiche ma sempre più nel corso della sua carriera artistica macchiate di sfumati colori ondivaghi, zigzaganti e discorsivi con caratteristiche non predicibili. I consueti, potenti, campi magnetici tonali e modali armonici/melodici insieme ai ritmi ciclici, sono nella sua musica intessuti e striati da chiazze timbriche e interventi melodici quasi deliranti, sicuramente ellittici, che orientano in modo diverso la percezione sonora.
 
Sun Ra aveva ottenuto un equilibrio aureo: la sua estrema volontà di espressione iper romantica da cui scaturivano macchie sonore e deviazioni impredicibili nei particolari, non generava dispersione e confusione, ma era magnificamente compattata in larghi e profondi solchi iper barocchi tramite traiettorie e parabole prestabilite dal suo potentissimo intento progettuale. Aveva costituito un sistema di inesorabile architettura dell’estemporanea “drammaticità”.
Sottoponeva se stesso e la sua Arkestra a lunghissime e continue prove dei suoi brani; era un laboratorio artistico permanente.

L’Arkestra per Sun Ra non era solo la cinetica macchina nella quale immetteva predisposte istruzioni che poi automaticamente, e in modo letterale, eseguiva. Essa stessa era il potenziale generatore sonoro: sollecitata in tal senso, e sfruttando radicalmente le sue peculiarità soggettive, in mano sua, le molteplicità della sua big band diventavano potente e plastica unità. Sun Ra con l’estremo e incessante lavorio di spinta per saturare i linguaggi e suoni, li fondeva: era il metodo di produzione del carburante per la sua astronave chiamata Arkestra che, così costruita e alimentata, dirigeva con sapienza verso altri mondi. Nessuno prima di lui, nessuno dopo di lui in questo modo! 
Agli inizi degli anni ’60 Sun Ra svolta verso una musica sempre più informale, libera e “concreta”, tendenza che stava da più parti emergendo (venne battezzata “New Thing”), le strutture erano da tempo sempre più sentite come rigidi involucri da perforare ma non solo con connotazioni soggettive e articolazioni particolari degli strumentisti: quando queste configurazioni venivano adottate erano comunque neutralizzate dalla fluidità materica dell’intero discorso musicale che non necessariamente procedeva per linee ma sempre più per macchie e modulazioni timbriche, fino a lacerare quasi del tutto ogni convenzione formale. 
Un’altra innovazione di Sun Ra fu l’inserimento di ritmi binari, leggeri e puntillistici, sorta di straniera tribalità, allontanandosi dallo swing jazz e dal pesante pulsare terzinato R&B e Soul (e dai moduli afro-latini), preconizzando per certi versi la libertà e la fantasia dei ritmi Rock. 
Ritmi, forme, velocità, minimi riff e polifonici intrecci di linee melodiche, progressioni di accordi, timbri e quant'altro sia una applicativa idea sonora, sono fattori continuamente trasformati da Sun Ra con movimenti di proiezione e di traslazione talvolta appena percettibili in minime gradazioni di differenza, altre volte da tumultuosi cambi, sussulti e accostamenti diversi: sistemi di contrappesi ed equilibri di elementi sia conosciuti sia inusuali, fanno sì che entrare nella elegantissima e coloratissima stanza di specchi deformanti del gran sacerdote Sun Ra, sia un’esperienza che lascia il segno.

Sun Ra a tutto campo, complementarità totale: elettronica e aleatorietà, dirigeva con gesti e codici, ma scriveva anche volumi di pagine di composizioni e arrangiamenti

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Va ricordato che Sun Ra, e non in modo occasionale, ha usato anche strumenti elettrici, il piano (Wurlizter), organo (Hammond e altri), tastiere elettroniche (Selmer Clavioline) e sintetizzatori (Moog); per la sua musica ha usato pure il basso elettrico, e lo studio di registrazione come elemento perfomativo, strumento processore di suoni (riverberi, echi, filtraggi e per l’editing dei nastri). Tutto ciò sin dalla metà dei ’50, oltre 10 anni prima della timida adozione da parte di alcuni riconosciuti pionieri jazz dell’elettricità. Non pago di ciò si procurava strumenti esotici e bizzarri addirittura facendosene costruire di appositi; oltre all'adozione di strumenti classici ma non comunemente impiegati nel Jazz (timpani, ottavino, oboe, clarinetto basso, trombone basso…).

(Comunque, dal tramonto degli anni ‘60 fino a metà dei '70, un altro grande sciamano della musica - Miles Davis - ha usato diffusamente molte delle procedure creative di Sun Ra, seppur non in modo così radicale).

Sun Ra a tutto campo, complementarità totale: elettronica e aleatorietà, dirigeva con gesti e codici, ma scriveva anche volumi di pagine di composizioni e arrangiamenti. E non solo nella stessa musica, infatti (un po’ come Wagner) ha cercato di compattare la sua azione con un corollario che riteneva importante per veicolare la sua altissima vocazione d’arte musicale (e di vita): poesia, pittura, giochi di luci, design di moda, cinema, e nei suoi concerti partecipavano ballerini e nani in maschere con proiezioni di filmati sulle piramidi.
Di fatto così egli aveva pure anticipato, sia musicalmente sia come filosofia e atteggiamento conseguente, rigoroso e aperto allo stesso tempo, molto di quell'inebriante spiritualismo e universalismo sonoro rigoglioso di vita, che il mondo occidentale dalla metà degli anni ‘60 avrebbe fatto proprio; seppur tenuto per poco.

Grandi innovatori del Rock e dintorni come i Pink Floyd, Third Ear Band, Gong, Magma e i moltissimi gruppi dell’importante Space Rock tedesco, Can, Amon Duul, Kraftwerk, Tangerine Dream, solo citando i più noti, insieme a una genia di grandi “solisti” come Zappa, Bill Frisell e John Zorn (questi ultimi due più vicini al Jazz), sono stati anticipati nelle loro visioni e traiettorie ellittiche di suoni e spartiti musicali, dal più grande musicista avanguardista e postmoderno: Sun Ra.

(Per avere un quadro seppur minimo della sua musica, ecco una selezione di brani dei suoi primi 10 anni di attività: Ancient Aethiopia, Enlightenment, Music from the World Tomorrow, Advice to Medics, Sunology, Medicine for a Nightmare, Overtones of China, Ankh, The Lady with the Golden Stockings, Plutonian Nights, Rocket Number Nine Take off for the Planet Venus, A Call for All Demons, Lights of Satellite, Calling Planet Earth, And Otherness, Adventure-Equation, Moon Dance, Heliocentric…)

2 Comments
Pietro Zenoni
7/5/2015 12:40:17

Ottima e arguta recensione, fa venire la voglia di riascoltare più
profondamente e appassionatamente artisti messi nel cassetto
dei ricordi !
grazie

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Luca Fantauzzi
7/5/2015 18:41:54

La precursione di Sun Ra nei confronti degli Artisti da te citati è fuori ogni tipo di discussione. Qui ci troviamo in un campo di genialità e di innovazione totali, dove le suggestioni si fondono davvero in un' astronave immensa con destinazione universi mai ripetuti, fatti di combinazioni sonore, presentimenti, linee ritmiche che sfuggono ad ogni sapere musicale come noi lo conosciamo. Trascendenza incondizionata delle regole note ai più. Una corsa interminabile a "Curvatura 9" verso frontiere impensate. Lady with the golden stockings è avanti di miriadi di triliardi. La moltitudine di strumenti che lui ha adottato ha generato una tavolozza irripetibile. Spero di poter riuscire ad entrare in possesso di sue prove discografiche presto.E quante usurpazioni, poi!!! Nei suoi confronti, ovviamente...E poi arriva il delirio vocale iniziale di "Rocket number 9"... Incredibile ed inquietante. Un sax irrequieto, free e ribelle attraversa il tutto. Bello, davvero!!! Un nuovo mondo con Ancient Aethiopia. Percussioni tribali, legni... Ci si ipnotizza facilmente. Che dire? Mai sorprendersi a dire di aver sentito di tutto... Sentendo Sun Ra si capisce che ci sono transatlantici di maniche da rimboccarci...

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    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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