A livello stilistico, il fattore comune e decisivo della musica dei Can è la densa reiterazione di parti percussive e quindi esplicitamente ritmiche (groove precisissimi e trascinanti del batterista Jaki Liebezeit, ben coadiuvato dall’ottimo Holger Czukay al basso), delle brevi e ostinate parti melodiche e armoniche che non sono esplicite e aggressive e nella tessitura più bassa di frequenza come i riff del Rock più convenzionale, piuttosto costruite con intrecci di brevi cellule minutamente variate nell’area frequenziale più mediosa, come stabilisce la scuola minimale. Ci sono anche importanti quote di sperimentazione al limite di rumorismo e improvvisazione; e di qualche parte urlata del cantante Damo Suzuki (principalmente dal vivo). Il gruppo è completato con il tastierista Irmin Schmidt (tessitore di fini trame e “generatore” di suoni) e Michael Karoli alla chitarra elettrica (bravo accompagnatore, ma non all’altezza come solista).
Insieme sin dal 1968 (pubblicato postumo il rilevante “Delay”), avevano pubblicato precedentemente l’ottimo Monster Movie (’69) e Soundtracks (del 1970 con pezzi per uso cinematografico); successivamente nel ’74 l’ottimo Soon Over Babaluma. In seguito altri dischi, sempre di qualità, ma la fiamma creativa si stava estinguendo.
Eccoli nel 1971, al programma tv Beat-Club, presentare il brano "Paperhouse".