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Libro Eroi Elettrici

L'avanguardia Rock dei Can

16/1/2017

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I Can, nei primissimi anni ’70, hanno espresso in modo più completo di altri gruppi le caratteristiche del cosiddetto cosmic rock tedesco (o krautrock) che in quel tempo stava emergendo. 
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Sperimentali e accattivanti, ottimi musicisti e capaci intrattenitori dal vivo, gli unici con strabico sguardo: un occhio in direzione dell’avanguardia stockhauseniana, mentre l’altro verso il dark magus Miles Davis; al centro un semplice e modale Rock cantato, perlopiù privo dei convenzionali giri di accordi. Qua e là hanno raggiunto alcuni esiti estetici non dissimili ai Pink Floyd.  
Il Rock tedesco si distinse da quello più diffuso anglosassone per essere più elettronico e ipnotico (Kraftwerk e Tangerine Dream), più tribal-futur-industrial (Amon Duul II e Faust): questi artisti con le loro musiche hanno posto le basi pure per certa techno-dance degli anni ’90 e successivi, e influenzato personaggi di prim'ordine, come Brian Eno e David Bowie. 

A livello stilistico, il fattore comune e decisivo della musica dei Can è la densa reiterazione di parti percussive e quindi esplicitamente ritmiche (groove precisissimi e trascinanti del batterista Jaki Liebezeit, ben coadiuvato dall’ottimo Holger Czukay al basso), delle brevi e ostinate parti melodiche e armoniche che non sono esplicite e aggressive e nella tessitura più bassa di frequenza come i riff del Rock più convenzionale, piuttosto costruite con intrecci di brevi cellule minutamente variate nell’area frequenziale più mediosa, come stabilisce la scuola minimale. Ci sono anche importanti quote di sperimentazione al limite di rumorismo e improvvisazione; e di qualche parte urlata del cantante Damo Suzuki (principalmente dal vivo). Il gruppo è completato con il tastierista Irmin Schmidt (tessitore di fini trame e “generatore” di suoni) e Michael Karoli alla chitarra elettrica (bravo accompagnatore, ma non all’altezza come solista).​
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Insomma i Can sono il gruppo che ha amalgamato di più e meglio quelle componenti succitate, e la presenza nel gruppo del giapponese Suzuki, al posto di Malcom Mooney, coincide con le tre loro opere più notevoli: Tago Mago (’71, doppio), Ege Bamyasi (’72) e Future Days (’73). 
Insieme sin dal 1968 (pubblicato postumo il rilevante “Delay”), avevano pubblicato precedentemente l’ottimo Monster Movie (’69) e Soundtracks (del 1970 con pezzi per uso cinematografico); successivamente nel ’74 l’ottimo Soon Over Babaluma. In seguito altri dischi, sempre di qualità, ma la fiamma creativa si stava estinguendo. 

Eccoli nel 1971, al programma tv Beat-Club, presentare il brano "Paperhouse".
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    Carlo Pasceri
    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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