Carlo Pasceri
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Libro Eroi Elettrici

Ornette Coleman, un innovatore perennemente in bilico

9/3/2017

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La fine degli anni Cinquanta del secolo scorso fu per la musica un periodo intenso, dinamico e denso di vicende. Una delle più rilevanti è l’entrata in scena del sassofonista (occasionalmente anche trombettista e violinista) e compositore Ornette Coleman; nel 1958 il suo debutto discografico: Something Else!!!!.
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Coleman fu un avanguardista che ha dato scandalo sin dall’inizio, e nonostante il suo lavoro abbia generato vastissime conseguenze, lui è stato un padre senza vera e precisa discendenza: realizzò della musica che suonava alle orecchie più eccentrica di quella di Monk e Mingus. 
Ciò innanzitutto perché l’intonazione non sempre tendeva alla frequenza temperata standard (le distanze proporzionali tra una nota e l’altra) e quindi attinente ai dettami occidentali, all’assenza di riferimenti armonici accordali e a particolari accumuli sonici dati dal fatto che tutti erano potenzialmente solisti nello stesso momento, collettivamente e spontaneamente...
​
I macro elementi sostanziali della sua strana avanguardia erano Blues arcaico e rapido e sinuoso be-bop parkeriano denso di unisoni, senza però il pianoforte con le sue limitanti armonie temperate, pertanto senza giri armonici (i chorus) e quindi senza relazioni ad accordi, arpeggi, cadenze e sequenze che fino ad allora erano stati il riferimento massimo per i jazzisti. Tuttavia sia le forme usate (AABA ecc.) sia la pulsazione temporale erano convenzionali (ma non le strutturazioni interne del numero di misure che sovente erano diverse dalle solite otto).
Coleman ha miscelato stravaganti melodie, allegre e saltellanti, a tumultuosi conflitti strumentali, deflagrazioni che i titoli dei suoi dischi sono ancora lì a mo’ di manifesto che avverte: Tomorrow Is the Question! · The Shape of Jazz to Come · Change of the Century · This Is Our Music · Free Jazz: A Collective Improvisation.

La sua musica è spesso rapida, e lui a volte col suono oltraggioso e sguaiato del suo sax di plastica, lirico e straziante o velocissimamente balbuziente tra i registri frequenziali (prediligendo comunque quello medio-alto).
Un po’ circense, un po’ punkettaro, un po’ atonale schonberghiano comunque volto a una fluente libertà armonica e melodica, ma non a quella ritmica, infatti, la regolare pulsazione la mantenne anche quando, per mischiare ulteriormente le carte, nel 1960 convocò in studio per lo storico disco Free Jazz due quartetti (due batteristi, due contrabbassisti e quattro fiati) e li fece suonare contemporaneamente: un formidabile “flusso di coscienza” solistico a cui l’astrattismo formale della copertina, che riproduceva un dipinto di Jackson Pollock, voleva forse figuratamente dare conto.

Coleman nel 1972 con Skies of America mise a frutto uno dei suoi più grandiosi e ambiziosi progetti: unire le sue composizioni basate sulla sua misteriosa concezione armolodica della musica con un’orchestra sinfonica. Fu uno dei suoi pochi successi. In seguito nei suoi gruppi (Prime Time) adottò strumenti elettrici, compresa la chitarra, e complessi ritmi sincopati, a suo modo, funkeggianti (Jerry Garcia fu ospite in Virgin Beauty del 1988).
“New thing” e “free jazz” furono gli epiteti con i quali si rappresentò la sua musica, e gente come Miles Davis e John Coltrane furono influenzati dalla sua opera, tuttavia una pletora di epigoni, soltanto interessati all’atteggiamento di violenta e completa rottura formale, tra i ’60 e i ’70 realizzò della musica sovente poco interessante giacché volta a essere esteticamente del tutto in contrapposizione con tutto quanto fino allora espresso, spesso una posizione politicizzata con devastanti difetti di logica, idee e costrutti musicali: il mezzo era il fine; da non confondere con Coleman… Durò sin troppo e produsse una reazionaria tendenza dell’ambiente jazz a rivolgersi all’antico stile bebop che tuttora perdura.

Ornette Coleman, in bilico tra mezze pagliacciate provocatorie e serissimo ingegno, tra altrui derisioni e devozioni, scherno e ammirazione, fu tra i protagonisti innovatori della musica del XX secolo.
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    Carlo Pasceri
    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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