Pregevole anche I Want You (She's So Heavy): un pezzo di discendenza Cream, sorta di aggressivo blues (minore) ma trattato alla loro eccellente maniera e quindi con notevoli inserimenti (sequenze accordali, arpeggi, linee di basso e variazioni metriche e tempi).
E Because, pezzo per clavicembalo elettrico, sintetizzatore, chitarre e voci; che principia con un arpeggio uguale a quello di I Want You (mezzo tono sotto) ma che poi si sviluppa su binari classicheggianti, con la sua melodia cantata armonizzata a più parti.
Ci sono anche una serie di brani più convenzionali e normali in termini di qualità (Oh! Darling, Octopus's Garden, Maxwell's Silver Hammer, Her Majesty), tuttavia per un verso o l’altro si distinguono per via di qualche soluzione particolare, fosse anche solo l’uso di strumenti all’avanguardia all’epoca come il sintetizzatore (per esempio in Maxwell's) o per la minimalità e brevità (Her Majesty).
Nella seconda facciata dell’originale LP i due ragguardevoli medley, con i brani You Never Give Me Your Money/Sun King/Mean Mr Mustard/Polythene Pam/She Came In Through the Bathroom Window e, dopo una pausa, Golden Slumbers/Carry That Weight/The End (da notare la ripresa in Carry a circa 25” del tema iniziale di You Never).
Tra questi spiccano il primo pezzo (a sua volta una mini suite), e la magnifica canzone Golden Slumbers: un picco assoluto.
Menzione anche per The End, con le sue chitarre armonizzate che suonano una frase con cromatismi, il canto aggressivo, le rullate di batteria, gli acidi scambi solistici di tre chitarre elettriche, i cori e i suoi cambi di atmosfera, tutto in due minuti.
Abbey Road è un’opera sofisticata in tutte le sue componenti, proteiforme, anche nei molti “mood” che si avvicendano rapidamente negli stessi brevi brani, con canzoni eccellenti, rilevanti spunti strumentali e formali; il solo piccolo rammarico è che nella cronologia effettiva delle pubblicazioni non sia stato questo il disco che pose la parola fine al più importante gruppo rock. La perfezione non esiste.