Nel diffuso manuale di armonia di Walter Piston troviamo:
La tonalità è l’organizzazione dei rapporti tra le altezze attorno a una tonica. Questo significa che vi è una nota centrale sorretta, in un modo o nell’altro, da tutte le altre.
Nella musica che definiamo “in do maggiore” tale nota centrale è il do; questa musica usa le note della scala di do maggiore e contemporaneamente ne definisce anche la tonalità.
Altresì questi suoni sono armonizzati in aggregati accordali formati da catene intervallatiche di terze (maggiori e minori) che a loro volta vanno a connettersi con modelli cadenzali atti a conseguire tensioni e risoluzioni al fine di far (più o meno) percepire la tonica ovvero il centro attrattivo e perciò la tonalità base verso il quale gli altri suoni sono subordinati.
Gli accordi principali sono gerarchicamente strutturati sul I (il centro tonale), V e IV grado della scala. Gli altri quattro, secondari, assumono un valore di assimilazione rispetto ai tre precedenti: specie di varianti che pertanto giocano un ruolo di continua movimentazione musicale.
Ne discende che a mano a mano ci si allontani da questi presupposti normativi, mediante vari procedimenti, come per esempio le modulazioni (cambi di tonalità) e costruzioni accordali per concatenamenti diversi dalle terze, uso minimo delle antiche formule cadenzali, il secolare regno della Tonalità è al contempo allargato e indebolito**.
Ne potrebbe anche conseguire che più si sospende l’ortodossa tonalità più si è innovativi e quindi originali e più ci si avvicina al concetto di atonalità; e meno compresi…
Al netto dell’imprevedibilità e indeteminatezza del free jazz e organizzazioni sonore puramente ritmiche con percussioni e rumori, o tendenzialmente aleatorie compiute con qualsiasi tipologia di suoni pure con le note, per giungere al conclamato principio (storico) di Atonalità bisogna rinviare alla Dodecafonia seriale di Schönberg (che preferiva il termine Politonale o Pantonale) e seguaci***.
La musica seriale-dodecafonica non solo è strutturata sul totale cromatico, ma ha prescrizioni operative del tutto divergenti da quelle del Sistema Tonale. La musica che ne deriva è del tutto sfuggente, affatto indeterminata come centro tonale; per molti è sconcertante, intollerabile…
Tuttavia, a fronte dell’abitudine di ascoltare le scale diatoniche organizzate praticamente nella medesima maniera da quasi mezzo millennio, basta mutare modello di sistematizzazione della scala Maggiore (ed eventuale sua armonizzazione) che la stragrande maggioranza degli ascoltatori definirebbero atonali o giù di lì anche temi, assoli e quant'altro che, pur usando lo stesso antico lessico, non siano rigorosamente legati ai vecchi precetti. Sarebbe musica solo, almeno un po’, innovativa.
*Attenzione però, è pur vero che così, a rigore, una musica fondata su altre scale, per esempio sulle pentatoniche come quelle orientali, sarebbero atonali… Facciamo "non tonali" e via!
** Pure l'uso estensivo della simmetrica scala Esatonale (per toni interi, dunque solo una classe di altezza, come la Cromatica) conferisce atonalità.
*** Come primissime informate avvisaglie atonali segnalo lo storico intento programmatico di Franz Liszt “Bagatelle sans tonalite” del 1885 (con ancor prima la bellissima "La lugubre gondola" del 1882), e il quarto movimento “IV Entrückung, Sehr langsam” del quartetto d’archi di Schoenberg Op. 10 (1908).