A proposito di un chitarrista sempre seduto, con gli occhiali da vista e mai una smorfia…
Per i chitarristi elettrici solisti è quasi d’obbligo essere in qualche maniera influenzati dal sanguigno rock-blues, con note acute tirate e gridate, a volte sussurrate, comunque dinamici fraseggi, lui no: per gli assoli Fripp adotta un particolare suono che sembra di una tastiera (ha adottato un pedale di distorsione fuzz piuttosto raro pure all’epoca, si chiamava Buzzaround), un miscuglio tra un oboe e un clarino (bassi), omogeneo sia nel timbro sia nella dinamica ne consegue un fraseggio uniforme: anche solo per questo... Ma lui ha fatto molto di più. Fripp sin da questo disco si è subito differenziato ed elevato, nel brano che apre l’album, 21st Century Schizoid Man, con acidissimi accordi distorti, e per un grande assolo su una tiratissima base blues (in minore) senza ricorrere ad alcun lick (frasette fatte): improvvisa con un originale linguaggio composto di poche e scelte note lunghe con pochi bending e qualche cromatismo. Poi con un magnifico unisono con tutta la band.
Anche solo prendendo in considerazione quelli dei primi sei anni di attività dei KC e dei suoi primi due lavori solisti in coppia con Brian Eno (No Pussyfooting del ‘73 ed Evening Star del ‘75), in moltissimi brani (e non di rado negli stessi pezzi) ha svolto un lavoro chitarristico che si può in sostanza definire totale. Serrati e lunghi unisoni (21st Century Schizoid Man), limpidi arpeggi anche di chitarra acustica (Peace-Theme), distese melodie (Starless), sofisticati accordi jazzistici (Moonchild), accompagnamenti funky (Peoria), riff e power chords sia distortissimi (Larks’ Tongues In Aspic) sia con media saturazione (cosiddetti “crunch”) per poterli meglio articolare armonicamente (Red). E assoli (seppur non molti, purtroppo) di ogni natura ma sempre personali: da quelli jazzati (Cat Food) a quelli acustici (Cirkus), passando perfino per quelli ad accordi (Sailor’s Tale), melodici (The Night Watch), onirici (Lizard), espressionisti (Ladies Of The Road), atonali (Providence).
[...] Ha influenzato moltissimi chitarristi, pure alcuni fuoriclasse come Allan Holdsworth per l’algido e rapido fraseggiare quasi come una tastiera, e Bill Frisell (e il meno conosciuto David Torn) per l’enorme spettro d’intervento e le sperimentazioni sonore a tutti i livelli. Anche qualche italiano, e due tra i più bravi in assoluto: Franco Mussida e Pino Daniele. Mussida, soprattutto all’inizio, con la PFM, ha subìto l’influenza di Fripp sia come compositore che come chitarrista; Daniele, oltre a condividere una propensione a essere chitarrista a tutto campo, soprattutto nella sua epoca migliore (negli ‘80) ha ripreso dall’occhialuto chitarrista britannico un suono tondo e compatto (e l’adozione della Gibson Les Paul Custom nera, anche se Fripp aveva quella della prima serie fine anni ‘50 a tre pick-up), esotiche digressioni nelle improvvisazioni, pertanto scale alternative rispetto a quelle comunemente usate, sapienza nelle variazioni tematiche, un particolare uso del legato, e un caratteristico veloce vibrato (talvolta ottenuto muovendosi in asse alla corda, alla maniera dei chitarristi classici).
Insomma, oltre a grande leader e mente musicale di uno dei più importanti gruppi della storia del Rock Robert Fripp è stato in assoluto, inter-genere, uno dei più importanti chitarristi elettrici. Lunga vita al Re!
L'articolo che hai appena letto è estratto dal libro "King Crimson - Red".