Carlo Pasceri
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Libro Eroi Elettrici

Il magnifico '59 del Jazz

14/7/2016

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Capita, a volte, che, in determinati momenti e per ragioni non sempre spiegabili, idee e azioni si addensino, come se misteriosamente si dessero convegno energie psichiche e fisiche per combinare qualcosa di straordinario; tutto ciò, in Musica, è accaduto nel millenoventocinquantanove. 
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Sia chiaro, non scopriamo nulla che non sia già da tempo di dominio pubblico; solo un piccolo memento per sottolineare che quell’anno è stato speciale per il Jazz; e quindi per la musica in generale. 
Naturalmente anche altri anni, sia prima sia dopo, sono stati importanti, tuttavia il 1959 ha visto la nascita di opere che sin da subito e nei decenni a seguire, fino a oggi, hanno avuto un enorme impatto e riscontro.
Molti grandi artisti, da Theolonius Monk, a Charles Mingus, passando per Horace Silver, hanno in quel periodo suonato e registrato grande musica, ma tre in particolare hanno segnato sia in assoluto sia nell’immaginario collettivo (prima tra gli appassionati poi più diffusamente) il percorso jazz con pietre miliari: Time Out (Dave Brubeck, e Paul Desmond), Kind of Blue (Miles Davis) e Giant Steps (John Coltrane, questo di fatto registrato interamente nel ’59 e pubblicato nel 1960.
Non sono solo grandi opere suonate da grandi musicisti, ma sono, e per motivi differenti, opere che hanno segnato apici con punti di svolta del grande cammino del Jazz.
Giant Steps perché è il termine più alto e significativo dell’intricata ricerca armonica-melodica intrapresa fino allora da tutti i jazzman, in particolar modo dal periodo be-bop in poi (1945-’55); Kind of Blue perché è, invece, il manifesto adulto e compiuto, sia formale sia di contenuti, dell’altra faccia della medaglia del jazz tonale, sanguigno, veloce e pieno di accordi che scorrono (il be-bop appunto); Time Out, infine, è stato un fondamentale fulcro intellettuale della ricerca e applicazione di tempi e ritmi musicali diversi da quelli che in pratica tutti usavano.
Sono dei capolavori pure perché contengono altro, ma in particolare i brani Giant Steps, So What e Take Five hanno influenzato in qualche modo la musica ventura perché brani presi a modello; paradigmatici pezzi da seguire ed eventualmente oltrepassare.
Giant Steps, nella sua vertiginosa geometria gotica, è come l'annuncio trionfale per la soluzione finalmente trovata ad un enigma annoso, soluzione dettata dal pinnacolo più alto della cattedrale be-bop; So What manifestazione di sobrietà felpata e principesca di chi sa che gli altri sanno che egli sta un passo avanti; Take Five costantemente oscillante tra due poli: classico e jazz, tonale e modale, pari e dispari, con addirittura un lungo assolo di batteria di Joe Morello sopra il riff a cui, forse per l’effetto estremamente ipnotico del brano, non si fa un granché caso (peraltro è proprio la batteria che inizia in solitudine il brano, cosa non comune).
Tutti questi brani sono costituiti da arcani e segreti; seppur qualcuno risolto e svelato, in sostanza ancora non del tutto raccontati.
Queste opere hanno in vari modi segnato la musica successiva, anche quella non direttamente legata al Jazz. Tutti i generi, Jazz-Rock, Progressive, Pop, Funk ecc., hanno nel DNA questi dischi e brani (oltre ad altro, naturalmente): è bene saperlo, è bene rammentarlo ogni tanto.
E dopo averlo assennatamente fatto, andiamo! Tutti ad ascoltare altra musica di quel periodo, dei decenni precedenti, di quelli successivi… Tenendo a mente che il 1959 è stato un anno di grazia della nostra signora Musica.

L'analisi di Kind of Blue di Miles Davis è inclusa nel libro Dischi da leggere - Collezione n.1.
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    Carlo Pasceri
    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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