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Libro Eroi Elettrici

David Sylvian: seduzione ed evanescenza

23/2/2016

6 Commenti

 
Raffinatissimo e sofisticato, mai sguaiato né teatrale e mai sopra le righe, a volte al limite dell’affettazione, limite mai oltrepassato. La sua musica fatta di pastelli sonici dalle tenui tinte crepuscolari e aurorali, brune e dorate, dagli innumerabili riflessi. Macro dinamica e registro vocale minimi, micro dinamica e cura dei dettagli timbrici massimi; apparentemente un moderno crooner che sussurra confidenze, caldo, ma distante come un miraggio nel deserto.
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David Sylvian (al secolo David Alan Batt) si può definirlo un grande cantautore di moderno ed elegantissimo Rock, intimista ed essenziale. Incarna un tipo di romanticismo che ha sfiorato, senza toccarlo, il decadentismo estetizzante. Ha posto al vertice della sua arte la costante ricerca dell’esprimersi elegante.
Acuta sensibilità musicale, tuttora in attività, ha tracciato un percorso artistico di grande spessore, crocevia di solchi musicali che spaziano dall'elettronico all'acustico.
Sylvian ha debuttato alla fine dei ’70 con il suo gruppo Japan nell'alveo stilistico dei Roxy Music e di Brian Ferry, il suo apogeo artistico lo ha avuto negli ‘80/’90, realizzando alcuni dischi notevoli. Brilliant trees (’84), Alchemy: An Index Of Possibilities (’85), Gone To Earth (’86) e Secrets Of The Beehive (’88) sono i primi quattro; dopo una lunghissima pausa realizza Dead Bees On A Cake (’99). Nel frattempo qualche proficua collaborazione, le più note quelle con Ryūichi Sakamoto, Holger Czukay (dei Can) e con Robert Fripp (presente come ospite in “Gone”), che ha dato vita nel ’93 all'ottimo First Day (un disco più ruvido del solito per Sylvian, seguito da Damage: Live).
Pertanto più di qualche punto di contatto con altri artisti inglesi fondamentali, come Robert Wyatt, David Bowie e Peter Gabriel.  E Fripp ha collaborato con tutti questi. D'altronde nella reincarnazione crimsoniana degli ’80, si avvertono delle corrispondenze tra i due loro mondi: il più marcato esotismo orientaleggiante, e l’approccio stilistico di Levin con quello di Mick Karn (bassista dei Japan).
Sylvian ha perseguito nei decenni successivi, fino a oggi, anche attraverso diverse collaborazioni con altri musicisti, un fine sperimentale mai piegato all'industria Pop, realizzando dischi prevalentemente strumentali, un po’ ambient, un po’ improvvisati, un po’ estremi, avvicinandosi parecchio al noise; non banali.
Il suo itinerario è affascinante, la compressione e la dilatazione di generi e stili unita alla spregiudicata ma attentissima fusione di sonorità elettriche e acustiche (in questo non dissimile dal pioniere John Martyn), ha prodotto musiche innovative, nelle quali questi elementi sono continuamente diluiti, generando atmosfere meditative striate di malinconia, a volte di liquida nostalgia. Sylvian più etereo che terragno: poca carne, molto sangue. 
Il suo mondo sonoro è pieno di canzoni ellittiche e bozzetti strumentali che dolcemente incrociano Rock e Jazz, che fissano come istantanee polaroid, sviluppandosi immediatamente nella nostra memoria spirituale, i suoi pensieri, le sue percezioni e sensazioni. Sylvian ha colto con uno sguardo introspettivo, accedendo a una dimensione sempre più intimista, i suoi più sottili mutamenti umorali ed esistenziali: chiaroscuri espressi in sonorità appena sfumate di colori.
Si è rinnovato tramite un minimale ma continuo processo di elaborazione dei suoi acquerelli, derivanti anche da grandi “quadri” altrui (i già citati Bowie, Wyatt, Gabriel) e affreschi generazionali (il grande alveo rock dei 70), arrivando a una tale profondità da far smarrire le primigenie caratteristiche di ognuna di queste matrici; talvolta anche le sue. Trame austere ed esotiche, amalgama di pulsioni elettroniche e risonanze acustiche con intrecci di soffici coaguli armonici e sensualità fornita dalla sua voce, che realizzano una musica che verrebbe da dire ambient, ma è molto di più…
Nelle melodie (quando presenti) rifugge il patetismo consolatorio sia nell'espressione sia nel loro andamento, preferendo la sofisticatissima provocazione mediante il contrasto tra l’iterazione di piccole cellule sonore e la forza centrifuga, mai violenta, di eleganti e delicati, pervasivi e decoratissimi tappeti sonori continuamente cangianti, insieme con la propensione a non creare dei ritmi banali (mutuata dall'esperienza Japan e dalla grande scuola inglese “elettronica” degli ’80).
Tutto questo fa sì che Sylvian sia al contempo seducente ed evanescente come un sogno dopo il risveglio. Spesso con lui vivono limiti ambigui, guazzabugli polimorfi: un po’ d’intimo scompiglio come di cose dentro cassetti rovesciati in terra; che però dopo un attimo riconosciamo essere cose nostre…

6 Commenti
Gian Cristiano Gnalducci
23/2/2024 13:43:16

Ottima e precisa fotografia dell’artista. Complimenti!

Rispondi
Stefano Giannotti link
9/11/2024 22:38:47

Ottima analisi, articolo preciso re azzeccatissimo.

Rispondi
Lorenzo
23/2/2025 17:38:10

Bellissimo pezzo. Purtroppo io sono uno di quelle persone che rimpiango, e molto, il Sylvian anni 80 e 90. Bellissima la collaborazione con Fripp. Non sono un estimatore della successiva produzione, per me troppo scarna, troppo minimal. Comunque tanti auguri ad un genio della musica, purtroppo misconosciuto al pubblico che meriterebbe migliori ascolti almeno per le primissime opere da solista.

Rispondi
Alberto Lombardo
24/2/2025 00:41:36

Lei è ha saputo scrivere e descrivere di questo artista come meglio non si potesse fare. Fantastico .

Rispondi
carlo pasceri
24/2/2025 04:25:46

Caro Alberto, lei è stato molto gentile, grazie.

Rispondi
Davide
26/2/2025 20:16:35

Auguri a David, persona a parte, e per questo di grande sostanza, in questo modello dove apparire e vendere dischi non sarebbe stato difficile per uno come lui , non gli mancava niente, ma ha preferito un' altra strada, la sua.... che rimarrà la sua, non ha venduto l' anima a nessuno, anzi una persona che fa' un disco dopo 10, proprio nel momento di maggior successo, esce dalla porta principale in silenzio.... senza pubblicare più nulla, significa secondo me... porsi delle domande, come già la sua musica ha questo potere , diciamo spirituale, qualcosa è successo in lui, ha cercato si è interrogato, rimanendo per scelta fuori dal music Business, questo è già un grande motivo che la dice lunga, di questa persona, spero di essermi spiegato, la recensione, è perfetta, c'è solo una parola che mi nuoce : Rock...Sylvian non è Rock, è ben altro....Davide Sylvian , ancora auguri, e rispetto per una persona che ha fatto della sua arte, una ricerca interiore

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    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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