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Libro Eroi Elettrici

Sgt. Pepper, fenomeno al di là della musica

1/6/2017

2 Commenti

 
Per comodità si può dividere l’arco della carriera dei Beatles, che è costituita da quasi 190 brani e va da circa il 1963 al 1970, in sole due fasi: quella degli esordi coi primi singoli e i primi 33 giri fino a Rubber Soul (’65), e quella matura da Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band (’67) a Let It Be; il perno basilare tra le due fasi è Revolver (’66).
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Dunque Revolver è sia l’apice di una traiettoria che con Rubber Soul aveva raggiunto la sua massima curvatura (in fatto di mera scrittura di pezzi), sia il principio di un possente viraggio verso la ricerca di apporti esterni, in termini di suggestioni compositive (anche etniche), strumentali-timbriche e manipolazioni del materiale musicale in studio: stavano andando oltre la cruda messa su nastro delle loro bellissime canzoni.
È utile rammentare che, per vari ordini motivi, il 1967 è un anno di svolta, sia per le potenzialità tecnologiche (e l’abilità nello sfruttarle) che di anno in anno aumentavano esponenzialmente, sia per quello che a livello musicale di straordinario stava accadendo: Jimi Hendrix, Beach Boys e Zappa con le Mothers (i Floyd ad agosto con The Piper), tanto per citare quelli più prossimi e deflagranti.
​
E Sgt Pepper è una stupenda messa in opera di queste sinergie: scrittura di brani con il predominante processo realizzativo in studio e un modo decisamente più organico di innestare altri strumentisti, soprattutto coagulati in sezioni orchestrali (compresi alcuni musicisti indiani).
Il disco, primariamente pianificato da McCartney, è costituito da 13 brani, alcuni legati tra loro; per paradosso i più notevoli dal punto di vista musicale sono quello esotico indianeggiante di George Harrison, Within You Without You, punto di arrivo della sua ricerca etnica (realizzato solo da Harrison e musicisti esterni), e quello prevalentemente scritto da John Lennon, A Day in the Life.
Appresso a quelle due, a livello qualitativo, c’è l’ottima ballata (espressivamente un po’ patetica) She's Leaving Home, non suonata dai Beatles e solo cantata da McCartney (e Lennon) con strumentisti esterni (archi ecc.); si distingue anche il frizzante pezzo Getting Better, questa volta suonato solo dai Beatles (con Martin per qualche nota di pianoforte), con le chitarre in bell’evidenza magistralmente contrappuntate da basso e batteria. Un ottimo contrappeso in termini timbrici e di mood.

Per quanto Sgt Pepper sia stato celebrato ed elevato tra i capolavori dei Beatles, e quindi del Rock tutto, va rilevato che, a livello musicale, i brani che compongono quest’opera non sono superiori ad altri loro, anche raffrontandoli semplicemente a quelli del disco precedente (Revolver) e successivo, alquanto sottovalutato, The Magical Mistery Tour. E considerato l’apprezzamento generale e l’enorme popolarità - anche in termini di copie vendute - dell’album, è da notare che poco sia stato ripreso da esso in termini di cover (le più diffuse sono quelle di With a Little Help from My Friends e Lucy in the Sky with Diamonds).​
Per comprendere appieno l’impatto e la portata di Sgt Pepper vanno considerati altri fattori: la coesione fornita dal legare alcune canzoni tra loro, il concetto visionario sotteso nei testi, l’iconografia hippie da “estate dell’amore” insieme con l’attentissima produzione (furono spese centinaia di ore in studio per registrare il disco). Tutto ciò ha fornito un alto coefficiente moltiplicativo del valore intrinseco di quella che è divenuta, in termini non solo strettamente musicali, anzi, soprattutto come fenomeno culturale, un’importantissima opera.
2 Commenti
Gerardo Pontecorvo
1/6/2025 08:36:11

Buongiorno. Avevo 12 anni e la testa e il cuore già nella musica (e non conoscevo Revolver) quando mio padre mi acquistò Sergent Pepper's. Lo ascoltavo continuamente senza mai togliere lo sguardo dalla copertina e, ammetto che a volte saltavo nell' ascolto Within you... Non me ne rendevo conto ma stava cambiando la mia vita. Un anno dopo scoprii Revolver e mi resi conto che i brani erano di una bellezza straordinaria così che non avrei avuto problemi a dire che mi piaceva anche di più di Sergent. Negli anni sono stato preso da quel confronto della mente e del cuore ma ormai (è passato un po' di tempo) sono arrivato alla certezza che nel primo c'è qualcosa di inspiegabilmente affascinante e ipnotico che non si può interpretare con considerazioni tecniche della ragione... Caro maestro le sue recensioni sono sempre competenti, e stimolanti anche per i miei lontani ricordi. La ringrazio e la saluto con grande stima e, mi permetto, con affetto.
Gerardo Pontecorvo.







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carlo pasceri
1/6/2025 17:05:57

Buongiorno Gerardo, grazie per il commento, così sentito che non può che intrigare chi legge. Spero di leggerne altri così in futuro (al netto dei complimenti, per i quali ringrazio per la generosità).
Un caro saluto

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    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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