I primi tre sono legati dal fatto che hanno provocato epocali ridimensionamenti dell’antropocentrismo.
Con Copernico la grande casa dell’uomo, la Terra, è spostata dal centro della volta celeste alla periferia.
Con Darwin non siamo più figli unici di Dio ma fratelli delle scimmie.
Con Freud addirittura non siamo nemmeno (perlomeno interamente) padroni di noi stessi, il nostro Io è esiliato.
La casa fa il paio col viaggio, sono intimamente correlati in antitesi; va da sé che il viaggio è dinamismo e avventura ove la casa è stabilità e sicurezza.
Ebbene Pat Metheny, al netto dei suoi titoli e copertine, sembra aver trovato la formula giusta per suggestionare tanto potentemente quanto garbatamente talvolta un senso di radici talaltra di ampie volte intorno al mondo.
In musica, molto elementarmente, la stabilità è data dalla consonanza e dalle simmetrie ritmiche insieme con accenti sui movimenti dispari del tempo; e l’instabilità è data dalla dissonanza, asimmetrie ritmiche e accenti sui movimenti pari del tempo.
Naturalmente ci sono altri parametri e tantissime sfumature e gradienti di ciò.
E questo disco (pubblicato nel 1989 e ottavo del gruppo) non fa eccezione, degno successore del capolavoro Still Life (Talkin), che nel 1987 segnò una sorta di svolta per il PMG, ha moltissime gradazioni e quote di staticità e dinamismi musicali sapientemente distribuite.
Dei dodici brani che lo costituiscono, in effetti, soltanto Spring Ain't Here ha intimamente amalgamato elementi sia di casa sia di viaggio in parti più o meno analoghe.
Quelli invece più “casalinghi” sono Every Summer Night, Better Days Ahead, Beat 70, Dream of the Return, Vidala, Slip Away e Letter from Home.
Quelli più “viaggiatori” sono Have You Heard, 45/8, 5-5-7 e Are We There Yet.
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E gli artisti, con la loro fatica esistenziale, gestiscono le loro pulsioni, l’intimo disordine casalingo non eliminando nulla; accumulano e poi governano dando una forma d’ordine tutta loro, speciale.
Ai declassamenti umanistici che a livello cosmologico, biologico e psicologico furono giustamente promossi dai tre grandi studiosi e quindi inflitti a tutti noi, l’arte in generale, la musica in particolare, segnatamente Metheny col suo gruppo, ha rimediato: ci assolvono dall’esilio in cui comunemente viviamo.
Hanno inviato meravigliose lettere dalla loro casa, premiando così chiunque le riceva.
Grazie.
Pat Metheny è uno dei protagonisti del mio libro Eroi elettrici.