È un pezzo di 14’ assolutamente semplice basato su un lento groove di basso e batteria (58/59 bpm) funkeggiante modal-bluesy, punteggiato dai mini-accordi di chitarra, con un motivetto e lunghe improvvisazioni.
Subito dopo il basso suona solo quattro note (FA-MIb-FA-LAb): inizia in battere sul primo quarto ma gli accenti e il LAb (terza minore del FA) marcano il levare del secondo battito, andando così a stabilire sia il carattere minore del mini-riff sia il carattere spiccatamente in levare.
Miles continua a fraseggiare frammentariamente interazioni con la minima attività della base musicale offerta dagli altri, con cellule semplicissime sul registro medio-alto e spesso con queste piegature molto espressive delle note di altezze (LAb-LA) e quindi funzioni armoniche sofisticate considerato che la base è alquanto statica e dunque per accumulo ogni nota suonata va a tessere una trama con un disegno più facilmente distinguibile.
Sembra un cantante, anzi un predicatore più che un musicista: è fenomenale constatare su quante e quali pochissime note è basato il suo assolo, eppure tiene viva la musica (in questo ricorda il pezzo It's About That Time nel disco In A Silent Way).
Tuttavia a 2’29” Miles esegue lunga una frase fitta e con cromatismi, però sceglie di terminarla con un lick blues per rientrare in un alveo ortodosso e tradizionale. Anche a 3’32” fa una cosa simile terminando ancor più semplicemente con le note del mini-riff MIb e FA.
Il suo assolo è durato circa tre minuti e mezzo, e appena uscito dalla scena, a 4’10” un piano elettrico freme: sembra voglia spingere in avanti tutta la musica suonando sul terzo e quarto battito due semicrome di un dissonante FA#. Lo sfondo emerge.
McLaughlin intesse un avvincente assolo composto come di duetti con se stesso e il piano elettrico. Ma poi a 6’15” è il soprano di Shorter a prendersi il tempo e lo spazio per un bell’intervento solistico di architettura canonica, e a 8’01” lascia il posto al piano elettrico di Corea per il suo assolo più bello, libero ed espressivo, comunque punteggiato benissimo dal collega Zawinul.
Tutti si acquietano e a 10’41” rientra Miles e lui per un minuto circa si limita a inseguire idee semplici piegando le note e rendendole molto espressive e bluesy in maniera non dissimile dal primo intervento fatto.
Poi cambia registro, dinamica, infittisce l’eloquio, tutto si infiamma anche perché il gruppo lo segue docile come un cagnolino e flessibile come un gatto, scende di nuovo (bellissima la parte del piano elettrico di Corea da 12’05” a 12’42”), per poi riprendere e poi discendere fino alla fine del quattordicesimo minuto di questo rito vudù.