Di norma sono linee molto rapide impiegate negli assoli, declinate differentemente secondo i generi: più articolate e tensive nel Jazz e Fusion, più aggressive timbricamente e spesso parecchio funamboliche (shredding) nel Rock e dintorni (contemplando pure l’uso di registri assai alti e talvolta device meccanici - leva vibrato - o elettronici).
Le strutturazioni di questi soli sono mirate a esaltare i chops: si preparano un paio o più chops e tra di essi si fa “melina”, andando a zonzo tra le note; dunque, senza particolare cura nella scelta di esse; tanto dopo ci sarà il chop… Quindi i soli sono anche parecchio prevedibili.
Questa diffusa strategia, e ne è pieno il web di tutorial indicanti i chops da acquisire per ottenere “successo”, fa oggettivamente conseguire scarsa fantasia e creatività sia nelle forme dei soli sia nei contenuti melodici, benché soggettivamente, ossia nei favori degli ascoltatori, siano molto apprezzati, soprattutto dal pubblico rock in virtù anche della spettacolarizzazione dei soli data dai video.
Così gli aspetti autoriali dei soli vengono meno, e se è vero come è vero, come asseriscono molti (tra cui Zappa), che un assolo è una composizione melodica (più o meno istantanea), di cura, ingegno o “ispirazione” melodica di gran rango e pregio ce n’è sempre meno: siamo ormai vicini all’azzeramento.
Questa sfida alla banalità formale e melodica dalla stragrande maggioranza dei musicisti non è accettata: è arduo non andare velocemente su e giù per le scale musicali e inventare concatenazioni di note e ritmi, dunque evidenziando le scelte fatte, senza però ricalcare abusati cliché e/o simulare melodicità meramente “strillando” e contorcendosi in modo lento sugli acuti.
Insomma, i chops sono un po’ come gli slogan o le battute che girano in televisione o nei social media, pure tra i politici, per potersi mettere in evidenza e imporsi, parandosi dietro a ciò perché di serie argomentazioni e strategie ne hanno pochissime. Amen.
Ma in arte non dovrebbe mai prevalere questo genere di semplificazioni, altrimenti non è arte, nemmeno di modesto livello, è altro.
P.S. Un paio di brani per esemplificare: celeberrimo il chop di Charlie Parker, cosiddetto alto break, in A Night in Tunisia (a 1’17’’); lui però, oltre ad avere già importanti contenuti melodici in esso, a differenza dei moderni e contemporanei, poi fraseggia melodicamente.