Ringo Starr è semplicemente il papà dei batteristi Rock; ormai nonno verrebbe da dire considerata l’età. Certamente nei ’60 ci sono stati batteristi bravissimi che hanno fatto delle gran cose, ma non così fondamentali per il linguaggio rock come Starr. Ancora oggi si ascoltano soluzioni da lui suonate, anche fosse solo lo stile di qualche fill (breve frase di solito in cesura delle sezioni per lanciarle o sottolinearle: un esempio tra i tanti il fill d’apertura di “Birthday”).
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Billy Cobham è uno dei batteristi più famosi al mondo; principalmente è uno dei batteristi più importanti di tutti i tempi.
Robert Wyatt è un artista straordinario, ha dato un impulso fondamentale per la crescita musicale del genere Rock; è riuscito profondamente a innovarlo, forte pure di una intensa frequentazione (e quindi conoscenza) del Jazz.
"Jeffrey Thomas Porcaro (Hartford, 1º aprile 1954 – Hidden Hills, 5 agosto 1992) è stato un batterista statunitense. È considerato uno dei più grandi batteristi di tutti i tempi e ha portato notevoli innovazioni nel drumming moderno"*. Wikipedia italiana principia così la voce dedicata a questo musicista… ed è purtroppo quello che diffusamente, soprattutto in Italia, si pensa di Porcaro (in madrepatria è meno sovradimensionato). La cosa messa in questi termini fa sì che Porcaro sia il vettore per la più grande bufala musicale propinata e moltiplicata da molti decenni a questa parte.
In questi anni di sopravvalutazioni pure molto sbilanciate, pesanti, ce ne sono state e tuttora, ahinoi, persistono (Steve Gadd e Keith Jarrett già affrontati, Jaco Pastorius come emerso dai commenti ad un post su Dischi da Leggere, e altre…), ma questa di Porcaro è un’estrema bufala, una mistificazione del tutto priva di fondamento. Mitologia. A volte, per vari ordini di motivi, alcuni musicisti passano alla storia per aver compiuto chissà quali prodezze creative; si decretano meriti che, a ben vedere, sono poco motivati. Il successo a volte funziona pure così; e viceversa. Questo, stranamente, capita sovente con musicisti bianchi.
Giovanni Allevi, ospite del Giffoni Film Festival lo scorso 22 luglio: “A Beethoven manca il ritmo. Quello lo possiede Jovanotti. Un giorno ho capito che dovevo uscire dal polverone e cambiare approccio con la musica, anche se si trattava di quella classica. Stavo ascoltando a Milano la Nona Sinfonia di Beethoven. Accanto a me un bimbo annoiato che chiedeva insistentemente al padre quando finisse. Credo che in Beethoven manchi il ritmo. Con Jovanotti, con il quale ho lavorato, ho imparato il ritmo. Con lui ho capito cos’è il ritmo, elemento che manca nella tradizione classica. Nei giovani manca l’innamoramento nei confronti della musica classica proprio perché manca di ritmo”. La implicita e volgarissima approssimazione compiuta da Allevi, ovvero Batteria=Ritmo, la dice appunto lunga sullo spessore del personaggio: una carta velina. La qualità delle sue esternazioni è pari alla qualità della sua musica: prendersela troppo con lui è come rubare le caramelle a un bambino.
Tuttavia ci offre un importante spunto di ponderazione: quanto la batteria ha influenzato la musica dell'ultimo secolo e perché. La batteria, la chitarra elettrica e le tastiere elettroniche sono gli strumenti che più hanno contribuito all’innovazione musicale del ‘900.
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Carlo Pasceri
Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore. TEORIA MUSICALE
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Settembre 2024
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