Wikipedia italiana principia così la voce dedicata a questo musicista… ed è purtroppo quello che diffusamente, soprattutto in Italia, si pensa di Porcaro (in madrepatria è meno sovradimensionato).
In questi anni di sopravvalutazioni pure molto sbilanciate, pesanti, ce ne sono state e tuttora, ahinoi, persistono (Steve Gadd e Keith Jarrett già affrontati, Jaco Pastorius come emerso dai commenti ad un post su Dischi da Leggere, e altre…), ma questa di Porcaro è un’estrema bufala, una mistificazione del tutto priva di fondamento. Mitologia.
Mai ha partecipato a brani dove era richiesta una particolare abilità, ovvero complicanze varie, metri e ritmi peculiari, o particolari sensibilità timbriche e/o dinamiche (straordinarie raffinatezze e/o aggressività), né precisioni di alcun tipo (obbligati, unisoni, nemmeno quella metronomica, stesso discorso già fatto per Gadd: decine di esempi nei quali Porcaro, se non assistito dal click in cuffia, sbarella! Uno su tutti: il pezzo-hit “Hold the line”).
Insomma ha partecipato a moltissimi dischi e pezzi Pop-Rock, anche di pregio, ma in termini batteristici piuttosto piatti e banali. Dunque di parti batteristiche in qualche modo un po’ speciali non solo non le ha inventate, ma nemmeno suonate. Nulla ha creato o incrementato ed esteso, né in termini di groove** né in termini di pura tecnica né di suoni; a parte naturali mini variazioni, nulla!
Molti, a torto, credono abbia inventato o almeno sviluppato e/o immesso nel Pop il ritmo shuffle: seppur ciò fosse stato vero, non giustificherebbe le iperboliche considerazioni musicali sul suo operato.
Molti batteristi prima di lui hanno estratto dal Jazz lo shuffle, elaborato e suonato somministrandolo prima nel r&b/soul poi nel Pop e dintorni, un nome su tutti: Bernard Purdie (era ed è un nome noto, essendo stato un richiestissimo session man anni ’60 e parte dei ’70).
Anche il famosissimo John Bonham ha usato qua e là questo ritmo: in particolare nel pezzo “The fool in the rain” (Led Zeppelin, 1979), anticipando così di anni quello che poi sarà, appena variato, il groove per eccellenza per il quale Porcaro è strafamoso: quello di “Rosanna” (Toto, 1982). Jeff è un batterista anonimo, in pratica irriconoscibile da altri bravi professionisti, se non quando esegue il “suo” ritmo shuffle…
Pure da ciò si può evincere che i motivi di molte delle cose musicali assurte a vere e propri archetipi, sono concernenti diversi fattori (“pubblicità”, momento storico, ecc.), ma non correlati strettamente a quelli musicali. E in questo caso doppiamente falso poiché affatto non coincidente con la realtà. Mitologie dure a svanire!
Certamente i suoi fan diranno, o meglio, strilleranno, che sono tutte sciocchezze… e che comunque come (lo) suona lui (lo shuffle) nessuno…
Solita storia, quando non ci sono argomenti oggettivi si digrada verticalmente nella soggettività in tutti i sensi. E allora, ovviamente, se le questioni sono messe in questo modo non si può discutere su nulla… Se vogliamo oggettivamente comprendere un po’ di più, dovremmo provare a trattare le vicende musicali non da fan, comunque con meno stime e giudizi preconfezionati, precotti e predigeriti!
**I groove di batteria sono dei peculiari ritmi svincolati e distinti dalle altre parti musicali associate agli altri strumenti (di solito ripetuti ciclicamente e con ben poche varianti): sono i riff dei batteristi.
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A fronte di questo articolo su Jeff Porcaro sono stato fatto oggetto, sul mio sito, di decine di commenti del tutto insultanti, indecenti e anonimi da soggetti che proprio per questo informano specularmente di loro stessi.
Pertanto purtroppo sono stato costretto a chiudere (almeno temporaneamente) l’accesso libero senza filtri, come sempre è stato, della sezione commenti sul sito.
Violenze verbali oggettivamente ingiustificabili, anche perché mai, non solo in questo articolo, sono stato negativo con provocazioni fini a se stesse, infatti quando indico riflessioni di qualità per qualcuno che ritengo sovradimensionato, argomentando sinteticamente con analisi, parimenti sono propositivo verso altri che ritengo sottodimensionati, cercando così di allargare orizzonti e approfondire solchi.
Gesti così meschini di cui sono stato fatto oggetto, denotano ritardo psicologico e limitatezza culturale, e sono la punta di un iceberg che alcuni, soprattutto quando sono in discussione certi personaggi musicali, fanno prepotentemente emergere dal pelo d’acqua dove di solito staziona: sono l’esatta negazione di concetti di sano e culturale, figuriamoci artistico, che musica e confronti su di essa dovrebbero stimolare.
Infatti questa violenza verbale a me rivolta conferma quello che c’è sotto, e che da tempo sostengo: ovvero un’idolatria di non poche genti che si è sviluppata ai piedi e ai margini di alcuni personaggi musicali, che appena si propongono in discussione, fa sfociare alcuni in gesti da regimi fondamentalisti. Il risultato è lo stesso come si trattassero di personaggi religiosi, campioni di sport o politici.
Grazie dell’attenzione.
Carlo Pasceri
PS: Apprendo (tramite libro di Mauro Porcu - Metronomicon - Tempesta Editore) della lucida autocritica che Jeff Porcaro esercitava sul suo batterismo, andando in sostanza a confermare in pieno le asserzioni fatte nell’articolo. Bravo Jeff, questo sì che è da applausi.
Sperando così di far mettere il cuore in pace a chi per questo articolo (e suoi derivati) si era addirittura indignato, affermando che Porcaro era stato infangato (qualcun altro dicendo pure peggio...).