Carlo Pasceri
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Libro Eroi Elettrici

Riflessione batteriologica

1/12/2012

11 Comments

 
La batteria, la chitarra elettrica e le tastiere elettroniche sono gli strumenti che più hanno contribuito all’innovazione musicale del ‘900.
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Io suono la chitarra, ma sin dall'inizio sono stato un grande appassionato del ritmo, forse pure perché i primissimi dischi che ho ascoltato, rapito ed estasiato, erano quelli di Santana e quelli del grande Billy Cobham: adesso che ci penso bene, ancor prima di suonare la chitarra suonavo i bongos!
Quindi mi sono appassionato dello strumento ritmico per eccellenza: la batteria.
Mi sono interessato molto dell’evoluzione della batteria e del suo sviluppo nei vari generi e stili musicali. Ho seguito pure alcuni musicisti che hanno oggettivamente innovato il vocabolario e la letteratura di questo strumento, a volte producendo pure dei notevoli dischi di musica a tutto tondo; io in ogni caso mi sono entusiasmato ascoltando i loro lavori. In seguito perciò sono sempre stato molto esigente per quanto riguarda i batteristi che dovevano suonare con me, soprattutto per i miei dischi; qualcuno tra loro, stimate le ottime capacità e potenzialità che aveva, si è avviato verso una carriera sin troppo commerciale e poco artistica.
Billy CobhamBilly Cobham
La generazione di batteristi che considero dell’altro ieri è quella attiva nel periodo circa 1967-‘77. Quella di ieri è quella successiva fino a circa una dozzina di anni fa (’78 -’99); da lì in poi è quella che considero odierna (2000 -‘12). 
Le cose sono cambiate in peggio progressivamente, stimando come l’età aurea quella dell’altro ieri. 
Tuttavia le divisioni temporali che ho evidenziato sono concretate dai difetti che sono emersi appunto nel tempo (e che elenco più avanti), facendo pertanto conseguire quasi delle fratture qualitative tra le generazioni. 
Ne deriva che l’odierna generazione è quella che accumula un po’ tutte le carenze insieme con un’esasperata e invalsa tendenza di suonare più colpi possibili.
La batteria permette di produrre le fondamenta (e anche le interazioni sovrastrutturali) del ritmo della musica moderna (può contribuire solo in quello tra gli elementi musicali), e se è vero com'è vero che la stragrande maggioranza dei batteristi di oggi suona come una mitragliatrice, assumendo pure il fatto che la batteria emette sonicamente solo dei rumori, si concretano così 2 risultati: quello del NON RITMO e dell'esasperazione del (suo) RUMORE.

NON RITMO poiché se c'è l'intenzione di un'emissione rapida, o più spesso rapidissima di colpi, non è possibile creare (e/o percepire) quelle che sono le peculiarità del ritmo musicale, ossia una sequenza di eventi (colpi) con distanze temporali eterogenee e variazioni d'intensità, che generano pause e accenti appunto tra gli eventi.  Ne consegue pure la produzione e/o la percezione esasperata del RUMORE, giacché quello che noi appunto udiamo dai batteristi non è (naturalmente) né melodia né armonia, è in sostanza ritmo e pochissimo timbro. Quindi quello che i batteristi di ieri e soprattutto di oggi emettono e ci fanno percepire, è spesso solo del rumore sincronizzato (come una catena di montaggio industriale).  Insomma, la “batteria moderna” afferma paradossalmente se stessa da una parte negandosi il diritto-dovere di essere IL RITMO, dall'altra aumentando la dose di RUMORE che è in dote a lei: è sempre più lontana da una vera e sana ricerca e sviluppo strumentale e quindi da un’evoluzione musicale (che realizzerebbe pure un'auspicabile "selezione naturale"), impegnandosi solo di produrre mitragliate soniche, negando la musica e affermando qualcos'altro.

La stragrande maggioranza dei batteristi di oggi suona come una mitragliatrice...

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Mike Portnoy
Di solito si mette giustamente sotto osservazione e in rilievo alcuni difetti comuni ai batteristi di oggi e di ieri, ossia i fondamentali requisiti di “tiro”, groove e precisione.
Nella stima di un livello che sia oltre a quello basico metterei pure, considerato che la batteria è uno strumento di supporto e complemento musicale, ricerca sonica, dinamica, invenzione di ritmi e opportunità musicale (l'audizione strategica del brano nel suo insieme e quindi reazione ad esso, oltre la tattica del momento che trascorre nell'udire pure quello che stanno facendo gli altri).
Questo elenco di difetti peculiari esclude solo i batteristi che suonano il genere Jazz, che hanno altri problemi caratteristici.

Le gravi carenze dei batteristi sono:
  1. la varietà di suoni assoluti (hanno tutti dei suoni simili): caratterizzazione di risonanze date da tamburi e piatti che siano di misure e materiali diversi (perciò strumentazione più fantasiosa), e/o semplicemente assettati in un peculiare modo; difettano pure di sensibilità nel percuotere lo strumento, che nel qual caso produrrà importanti e personali variazioni soniche. Da non dimenticare pure che da più di 30 anni a questa parte c'è un'enorme offerta di manipolazione elettronica sonica, con riverberi, echi, chorus, suoni rovesciati  e così via (invece usano solo il compressore);
  2. il suonare forte-piano sia nel micro (nei singoli colpi o passaggi) sia nel macro (nello svolgimento dei pezzi), difatti suonano "piatti";
  3. il ricercare e realizzare ritmi (che non siano quelli banali e di maniera dei vari stili e generi musicali), e quindi fare musica in modo un po' più intellettuale;
  4. la reazione alla musica (suonano "a memoria", sono praticamente "sordi").

Se presi in esame dei batteristi professionisti, se non delle stelle di prima grandezza o semidei come Vinnie Colaiuta, Mike Portnoy, Gavin Harrison ecc., e venisse meno anche solo UNA di queste caratteristiche, sarebbe cosa grave; ma quando in sostanza TUTTE non sono presenti...

P.S. 1 I moderni batteristi prestano attenzione e si esercitano parossisticamente per realizzare inutilissimi assoli iperbolici buoni solo per il circo; e poi non riescono di azzeccare un PAIO di fill originali e di gusto. Mah!
P.S. 2 Tutti i batteristi moderni si somigliano, anche perché è agevole ottenere risultati mitragliando indiscriminatamente ed è funzionale al mestiere: si è degli indiscriminabili perciò intercambiabili musicisti da adoperare in occasioni di produzioni di musiche(tte)-paccottiglia-ciarpame da somministrare e consumare a ogni piè spinto. L’intercambiabilità, data dalla somiglianza, è un requisito importante per chi genera e gestisce il mercataccio di oggi. Questa similarità “batteriologica” è utile anche per i fruitori conformisti, che si devono impegnare pochissimo per "capire": da qui scaturisce da parte di TUTTI il comodo, conveniente e proficuo ELOGIO DELLA MEDIOCRITÀ. 


Tutto ciò capita (con appena diverse caratteristiche, contestualità e gradazioni) per tutti gli strumentisti: chitarristi, tastieristi, bassisti...


Tre esempi: 
  1. Tony Williams (1972)
  2. Vinnie Colaiuta, Dave Weckl e Steve Gadd (The Big Showdown - Los Angeles, 1989)
  3. Mike Portnoy (Drum Clinic - Dallas, 1998)
11 Comments
massimo franceschini
2/12/2012 10:02:44

Ciao, conoscevo già l'articolo, che ora mi sembra più chiaro! Un magnifico esempio di assolo equilibrato fra tecnica, suono e musicalità, anche moderno ma senza gli eccessi della modernità, lo trovo in quello introduttivo al concerto di DeJohnette, Hancock, Metheney e Holland....

Reply
carlo pasceri link
2/12/2012 15:20:30

Ciao Massimo,
in effetti quello è un assolo (del 1990 http://www.youtube.com/watch?v=EbCaFpA3CIQ) molto bello di uno dei più bravi batteristi dell’altro ieri che si è “mantenuto” negli anni benissimo (è l’epigono più importante di Williams: però Tony sin dai Lifetime di fine anni ’60 ha proposto un primigenio Jazz-Rock poi un’interessante Fusion).

D’altra parte Jack DeJohnette è un batterista di chiara estrazione Jazz (flessibile, aperto e “pittore”) che però è in grado e alla grande di suonare dritto, chiuso e “geometra”, come pochi nella storia della batteria possono vantare di saper fare.
Altra riflessione: tutti i grandi batteristi (compreso DeJohnette) sono anche compositori (da buoni a ottimi con qualche eccellenza), ossia hanno una preparazione e un’idea di musica ampia e profonda, che va ben oltre il proprio strumento.
Naturalmente (come tutti) poi canalizzano l’essere seri e bravi compositori nel loro essere evidentemente dei grandi strumentisti.

Reply
carlo pasceri
3/12/2012 09:35:03

P.S. Comunque ritengo gli assoli di batteria simpatici sfoghi di strumentisti che per tutto il loro tempo di lavoro fanno tutt’altro in seconda e terza linea, salendo finalmente al proscenio: una specie di pausa “ricreativa”, di svago esibizionista, niente di più (anzi rispetto alla effettiva bravura di chi merita, con molti meno).
Ho messo degli esempi di assoli poiché era il modo più semplice e diretto di far ascoltare almeno qualcosa, ma che non fosse tacciabile di essere qualitativamente diverso tra loro giacché era differente il genere e il contesto musicale: tuttavia in un assolo di batteria tendono tutti a somigliarsi, anche perché non possono più di tanto emergere oggettivamente le diffuse effettive qualità, facendo in fondo un buon servizio a chi bravo non è!

Reply
Angela
13/12/2012 07:37:28

Bellissimo articolo e altrettanto i link..personalmente credo che per conoscere, creare ed avere RITMO bisogna STUDIARE..per andare a tempo, no...banalmente detto il problema è qui

Reply
carlo pasceri
13/12/2012 08:26:16

Benvenuta Angela,
al di là delle singole attitudini, credo che sia in ogni caso facile "andare a tempo" con segmentazioni ravvicinate ed equidistanti (date dalla velocità e dal voler scolpire come un martello pneumatico la testa degli ascoltatori). Qualcuno poi non sa fare nemmeno quello...

Reply
Angela
13/12/2012 09:43:36

..esattamente questo. Anche non dedicando tempo ed energie allo studio della Musica in tutte le componenti (tra cui un posto speciale anche per me è riservato al Ritmo), si può con poco riuscire nel tenere il tempo

Reply
Angela
13/12/2012 09:47:59

..tutto il resto(conoscenza dello strumento, e cosa posso "crearne"da esso, dinamica, ritmica ecc...) non posso prescindere da uno studio accurato, una ricerca continua ed una "fame" di sapere e conoscere..

Reply
Angela
13/12/2012 09:50:40

..infine credo che un altro problema sia anche l'idea che gli stessi "addetti ai lavori" di oggi hanno di batteria e batteristi..la loro involuzione va di pari passo con quella di tutto l'universo Musica

Reply
carlo pasceri
13/12/2012 10:27:00

Cara Angela,
sono d'accordo però non è un problema (solo) parallelo ma intersecante e quindi causante anche ulteriori aggravi di quell'effetto: se gli "addetti" avessero più cultura e sensibilità avrebbero più "fame" di cose buone. Dunque sarebbero più attenti di richiedere maggior qualità da chi fa musica, e a ricasco anche i semplici fruitori avrebbero maggiori esigenze. Quindi quei presunti autori e musicisti sarebbero costretti di evolversi, pena la loro sparizione. Tutto è collegato e magmatico, bisogna solo avere conoscenza e coraggio.

Reply
roberto giannotti
18/1/2013 10:22:28

Carlo come va?
sono molto contento perchè grazie al Social FB ti ritrovo vivo e vegeto ed in gran forma sono assai contento per i tuoi successi professionali, non hai perso neppure un briciolo della vis polemica su chi non ha mai preso completamente sul serio il mestiere tanto"bistrattato" del musicista. Io ci ho provato a lungo ma forse gli incontri sbagliati, le difficoltà economiche il non aver trovato allora scuole o maestri all'altezza il contesto "ribelle" della mia generazione e forse il talento non abbastanza espresso col tempo mi costrinsero all'abbandono. Leggo con piacere la tua riflessione sul mio strumento croce e delizia di tanti anni trascorsi nelle sale prove nei concerti di piazza e nelle varie discoteche e balere dei miei anni 60' e 70' e devo aimè darti ragione sulla tua analisi perchè oltremodo difficile trovare da sempre strumentisti che ancorchè validi sul piano tecnico lo siano anche sul piano melodico ed espressivo con i loro drums ma bisogna pur riconoscere che salvo dotarsi di una scala completa di suoni come per es. Terry Bozzio per eseguire le poche partiture espressamente scritte per la batteria ( es. the black page di F.Zappa) o partiture classiche pochi altri riescono oltre a "portare il tempo"a dialogare melodicamente con gli altri strumenti eccetto forse il grande Art Blakey con le sue poliritmie e pochissimi tra i quali John Marshall polistrumentista con i Soft Machine gruppo "progressive" degli anni 70' vabbè il discorso si fa lungo e tedioso e non vorrei annoiarti seguiterò a seguirti con immutato affetto e stima ed "in bocca al lupo" per la tua carriera..
Bob Jannox

Reply
carlo pasceri
18/1/2013 12:49:42

Caro Roberto,
ma che piacere ritrovarti, ne abbiamo fatti di ritmi insieme sul finire degli anni ottanta!
Talento, passione, studio, dedizione e fortuna, non sono sinonimi e spesso non si coniugano insieme e quindi ottime cose in giro ce ne sono davvero pochissime.
Credimi, tutto ieri e tutto oggi ho ascoltato l'ottimo J. Marshall con i grandi Soft Machine: una coincidenza pure sincronica...
Fai tutti i discorsi che vuoi che non mi annoi mai, a presto.

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    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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