Carlo Pasceri
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Libro Eroi Elettrici

Quando un critico danneggia gli artisti

18/11/2016

3 Commenti

 
A fronte di alcuni commenti sulla pagina Dischi da leggere, in relazione al breve articolo pubblicato ieri su Martin Barre e i Jethro Tull, è stata evidenziata un’affermazione pubblicata su un libro (peraltro di ottima diffusione), riferito al disco Thick as a Brick. 
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Il recensore scrive che l'album in questione è costituito da “…due facciate di musica senza canzoni, con un riff di flauto che affiora più volte lungo il disco e poco più." Ora, di là dell’opinabilissima opinione tanto ingenerosa quanto poco argomentata sui Jethro Tull da parte dell’autore, nella fattispecie non si può non rilevare che le cose per il disco Thick as a Brick, non stanno così. 
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Va detto che dell’opera è apprezzabile proprio lo straordinario senso di coesione, ottenuto attraverso procedimenti “illuminati” e sapienti, oltre che una magistrale messa in pratica. Laddove altri gruppi hanno composto le loro suite musicali cucendo più o meno bene brani più o meno di qualità (di solito tutto alquanto proteso verso l’alto…), i JT hanno lavorato con una tecnica compositiva ben nota che si chiama tema e variazione, da sempre presente in musica, e della quale probabilmente Beethoven è stato il massimo esponente (l’adottò diffusamente nelle sue sinfonie e sonate).
Ritornando a Thick, i JT hanno composto molti motivi, sequenze accordali, riff, stacchi unisoni, temi, arpeggi e così via, poi li hanno sottoposti a elaborazioni, modulandoli sia armonicamente sia ritmicamente, sviluppando ulteriormente, infine hanno interpolato il tutto, costruendo una immensa struttura inusitata, tanto omogenea quanto ricca.​
Un esempio alquanto palese lo si ha con il celebre, serrato e trascinante Riff che appare per la prima volta a 3’04” (1A), dopo il quale si innesta prima un tema melodico cantato (poi continua strumentale con gli assoli di organo e chitarra elettrica): si ripresenterà, variato, in altre tre occasioni...
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Il Riff1A è in 5/4:
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Riff1A – tempo quarti circa 166 bpm

Quando si ripresenta (Riff1B) all’inizio della seconda parte a 48” (oltre a essere in assoluto più rapido) è ritmicamente e metricamente variato (e insieme con esso il tema cantato), qui è in 6/8.
Il Riff1C (a 18’46”) è usato come inserto strumentale: qui è suddiviso (con le ovvie e ulteriori differenze di note) in 7/4 + 4/4 + 5/4 (x due volte).
Il Riff1D (a 19’46”) riprende quello B in 6/8, solo che qui è spezzato, interpolato asimmetricamente da un tema esposto da un’intera orchestra: 15/8 (6x2 + 3/8); poi 12/8 di tema orchestra, segue 3/8 Riff, risponde orchestra 12/8, si ripete dialogo per due volte. Poi ancora solo Riff1B con sovrapposto a 20’09” diverso tema organo di carattere orientaleggiante…

Insomma, seppur sia solo un accenno, questo è un lampante esempio del duro lavoro, talvolta di oscura ingegneria musicale (visto che sembra così difficile se ne accorga chi invece dovrebbe), di questi artisti, non sono estemporanee leggerezze, improvvisazioni o casualità…
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Ed essere consapevoli del loro portato creativo e operativo, è il meritato rispetto che è doveroso per il critico (o presunto tale); così, nel modo che riterrà più opportuno, informerà l’appassionato ascoltatore. Quest’ultimo non è obbligato a farselo piacere, ma essendo esposto a tale corretta informazione, potrà quindi rendersi conto delle capacità degli artisti e consapevolmente rendere loro il meritato riconoscimento. E gli artisti stessi non possono che apprezzare un pubblico più preparato, di là dei conti in banca e delle grida fatue al “Capolavoro!” sollevate dai fan a ogni piè spinto, fatuità nelle quali tutti i musicisti si possono crogiolare… anche Laura Pausini.

P.S. Inoltre ritengo molto discutibile la diffusissima prassi di riassumere brutalmente il giudizio in stellette, tanto più contestabile quanto meno è argomentato nel testo e, soprattutto, quando proveniente da figure non autorevoli. (A meno che non sia un mero indice del proprio gusto dunque antitesi di un giudizio obiettivo, come potrebbe emetterlo un qualsiasi fruitore...)
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​Sui Jethro Tull ho pubblicato l'analisi dei tre album "Stand Up, Benefit, Aqualung".
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3 Commenti
Roberto
18/4/2017 12:01:46

Caro Carlo,

premetto che, personalmente, i Jethro Tull più apprezzati cominciano con "This Was" e finiscono con "Living In The Past" che è semiantologico, ma che contiene nuovo materiale inciso nel '72. Pertanto, "Thick As A Brick" mi è parzialmente indigesto, molto di più di qualsiasi album degli EL&P fino al '73 (adoro Emerson pur con i suoi discutibili eccessi e mi è spiaciuto moltissimo il modo in cui ci ha lasciato, ma questa è una considerazione personale che esula dall'arte. Tuttavia, la tua analisi è così approfondita e , al tempo stesso, mirabile per chiarezza che fa sorgere pensieri molto critici sull'editoria musicale italiana, sovente monopolizzata da persone prive di conoscenze di teoria musicale, cosa inaccettabile per la musica classica e il jazz, ma che, purtroppo, prospera ancora parecchio nel campo del rock.
Possiedo quel volumetto che utilizzo come semplice compendio di genere, una sorta di "Garzantina" senza l'autorevolezza delle vere e proprie Garzantine.

Risposta
Raffaele
4/3/2019 02:21:51

Carissimo Carlo,
complimenti per l'ottima analisi dell'opera.
Resto sempre poi dell'idea che non esiste miglior giudice dei propri sensi.
La Musica entra dalle orecchie e dalla pelle.
Accarezza il cervello, il cuore e lo stomaco.
Quindi, poi, o ti fa venire la pelle d'oca, o ti fa piangere, o ti fa ridere, o ti fa vibrare, o......
"Thick As A Brick" , quando lo ascolto, mi fa Bene.
Un abbraccio
Raffaele

Risposta
carlo pasceri
4/3/2019 08:17:40

Gentile Raffaele,
grazie per il commento.
Certamente le proprie soggettive sensazioni-emozioni suscitate da alcune musiche determinano di esse il legittimo mi piace/non mi piace.
Il problema è allorquando qualcuno innalza questo "sentire" a oggettivi giudizi di qualità (valido/non valido); magari in un libro...
Al contrario, per tali sintesi si ha necessariamente bisogno di analisi musicologiche.
Un caro saluto

Risposta

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    Carlo Pasceri
    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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