E per rintracciarle non c’è necessità di setacciare le musiche che comunemente sono avvertite come più nobili (Progressive e dintorni), con brani lunghi, ridondanti e manifestatamente complicati…
“Happiness”, registrato nel settembre del 1968 e contenuto nel loro “Album Bianco”, vanta una peculiare forma e struttura, è costituito da 5 sezioni, un’Intro e quattro più estesi segmenti (A/B/C/D); nessuno è ripetuto. I fattori melodici e armonici sono tanto semplici quanto raffinati (variano modalità e tonicizzazioni), quello timbrico elementare, crudo; quello ritmico-metrico è molto asimmetrico*.
Infine, con coretti in stile doo-woop, si ritorna in un lineare 4/4; però da 1’48” a 2”03” c’è la sovrapposizione di un modulo di 6 misure di 6/8 che genera una specie di effetto caleidoscopico, di piccolo straniamento… In Kashmir i Led Zeppelin adottano una simile soluzione.
Di là della complicata strutturazione del brano, il decisivo fattore di originalità è dato dalla batteristica ripartizione ritmica di Ringo Starr. Infatti, sembra che la velocità temporale cambi in continuazione, pur avendo sempre la stessa scansione basilare: sezione A medio-lenta, B lenta, C rapida, D ritorna come A medio-lenta ma con l’innesto straniante. Straordinario.
A tutta prima non si comprende la complessità e l’originalità di “Happiness”, ma nel Rock molti pezzi sono in questo modo…
Altri approfondimeti sui Jethro Tull si trovano sul libro Stand Up, Benefit, Aqualung.