Voci, pianoforte, chitarra elettrica, basso e batteria per un brano straordinario (scritto da Mercury), Bohemian Rhapsody, che amalgama molte delle componenti che fanno la differenza tra i Queen e tutti gli altri: in meno di sei minuti una mini suite che sarà un grande successo, duraturo, meritatissimo…
A 49” pianoforte, basso e voce (Mercury) per l’inizio della sezione strofica, a 1’23”, si aggiunge la batteria proseguendo la narrazione e aumentando il tasso di grinta; ponte col piano, poi a 1’48” si riprende, e si prosegue col cantato fino a quando entra a 2’19” la chitarra satura di Brian May, che sottolinea il movimento melodico dei bassi discendenti della sequenza armonica (entrano anche altre voci); segue il breve ma eccellente assolo di May che è melodico ma senza ricalcare il disegno del cantato.
A 2’58” importante transizione che preconizza una modulazione armonico-melodica alquanto drastica, che avviene a 3’03” col piano che scandisce gli ottavi inaugurando una sezione del tutto differente. Potenti e fantasmagorici cori in alcuni passaggi rinforzati dalla ritmica, in un crescendo “drammatico” molto operistico: insieme con l’introduzione è ciò che più caratterizza questo brano.
A 4’07” altra sezione con cambio tempo e modulazione armonica, un genuino hard rock con riff di chitarra e cantato del tutto differente come registro e intenzione espressiva precedente; dura poco, a 4’43” dopo una serie di passaggi cadenzali sottolineati da motivi scalari suonati da May, si giunge a un'altra sezione con ancora protagonista la solista di Brian, che a 5’03”, con la consueta maestria, moltiplica la sua chitarra in un’armonizzazione polifonica stupenda, tanto magnifica quanto funzionale nel prendere delicatamente per mano il pezzo a 5’08” con specie di sussurri che fanno da tappeto al rientro del grande Mercury per la pacata coda senza ritmica, quasi in dissolvenza...
Brian May è uno dei protagonisti del mio libro Eroi elettrici - I grandi solisti della chitarra