È da questi presupposti che cercò consigli e conforto dal suo vecchio manager, Bill Graham, il quale gli consigliò appunto di ritornare con i piedi per terra con l’aiuto di un vecchio volpone della Columbia (CBS): David Rubinson. Questi impose a Santana di ascoltare la radio per rendersi conto quale era la musica di massa che aveva successo! Carlos era in una fase molto delicata, quindi mise praticamente nelle mani dei produttori e in quelle di Tom Coster il destino del prossimo disco dei Santana: “Amigos”.
Questo disco, registrato a cavallo tra il ’75 e il ’76, è una furba collezione di pezzi che fa di tutto per piacere sia alla massa sia ai ragazzi che si erano appassionati alla prima trilogia. C’è una forte strizzata d’occhio al funk e al soul e questo si deve soprattutto a Leon Chancler (il batterista) e al nuovo cantante Greg Walker.
“Dance Sister Dance” la dice lunga dei propositi degli autori, melodia e ritmi latini ma più funky, sicuramente trascinante e con una bella coda; “Take Me With You” è una specie di nuova edizione di “Incident At Neshabur” e “Let Me” è quasi un omaggio (divertente e interessante) all’Herbie Hancock di “Chamaleon”.
“Gitano” è un pezzo in cui Peraza sia con le parole sia con le sue percussioni racconta la sua vita da zingaro musicale su di una base tipica da folk latino con tanto di chitarra classica; “Tell Me You Are Tired” è un bel pezzo cantato in stile fusion alla Gino Vannelli, “Europa” è il tentativo di bissare il successo di “Samba Pa Ti” e “Let It Shine” è un brutto disco-funk con chitarrina whafunkizzata. È tutto qui, non c’è dubbio che tutto sia suonato bene e con gusto ma…
D’altra parte nella bella “Take Me With You” c’è un bellissimo e lunghissimo assolo di Carlos che improvvisa in maniera fantasiosa e grintosa su di un giro modale in 12/8 (4/4 fortemente terzinato) e, dopo una bellissima planata in 4/4 che dimezza il tempo e dominata da un notevole giro di basso (suonato da David Brown), il chitarrista prima si poggia con un temino gustosissimo, poi si lascia andare improvvisando su una serie di accordi piuttosto insidiosa distribuita in due battute: Gmaj7 -Dm7 G7, Cmaj7 -Cm7 F7, quindi ben tre centri tonali. Ma Santana risolve il tutto suonando con un gusto straordinario poche note, ma scelte con cura, basate sulla scala di Em (da notare però il corretto Fa a 3’33’’ sul Dm7), “lavorate” con microbending da manuale e dinamiche da cantante, naturalmente intessute con il suo fraseggio ritmico eccezionale.
Si arriva alla conclusione attraverso dei morbidi break su cui il chitarrista s’innesta con splendide frasi molto espressive che si riallacciano stilisticamente al precedente intervento.
È incredibile con quale leggerezza Carlos ci porti per mano per tutto il brano, che dura oltre 5’, con la chitarra solista che sale al proscenio dopo solo 1’30’’ senza abbandonarlo fino alla fine.
Un piccolo approfondimento lo merita pure “Europa”: Santana stesso dichiara che questo pezzo è stato “ispirato” da uno dei Procol Harum e da uno di King Curtis, noi aggiungiamo pure da uno di Lalo Schifrin (noto compositore di colonne sonore per film); e non possiamo non riscontrare notevole somiglianza con alcune parti de “Il sole nascerà” dei nostri New Trolls.
Questa storia è tratta dal libro Musica '70. Puoi trovarla anche sulla monografia dedicata a Santana.