Carlo Pasceri
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Libro Eroi Elettrici

Three Friends e la maestosità dei Gentle Giant

16/4/2020

4 Comments

 
È noto che l’età aurea del Rock, all’incirca da metà anni Sessanta alla metà dei Settanta del ’900, ha compreso artisti e gruppi di eccezionale levatura che hanno prodotto capolavori cui ancor si fa riferimento. Innumerabili apporti di grande fantasia creativa e pregevolissime performance strumentistiche ognuno con spiccatissimo carattere individuale.
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Tra questi si è ulteriormente distinta una tanto piccola quanto importante corrente, per così dire, quella del Progressive, che ha, in stragrande maggioranza, fondato le proprie composizioni su matrici musicali europee e quindi della Classica e del proprio folclore, rinunciando pertanto agli esiti allora più in voga, ovvero a quelli americani segnatamente afroamericani: Rythm & Blues, Rock 'n' Roll, Funk, Jazz e dintorni.
Tra tutti questi artisti un gruppo si è ancor più differenziato, i Gentle Giant; e uno dei motivi lo vediamo brevemente appresso: il brano Three Friends dell’omonimo disco pubblicato nell’aprile del 1972. Come si suol dire, più unico che raro.
Three Friends è il loro terzo disco ed è particolare essendo un concept, e in qualche modo racchiude musicalmente le caratteristiche dei primi due, ossia l’immediatezza di quello di esordio omonimo e l’estrema sofisticatezza del seguente chiamato Aquiring The Taste.
Dunque la conclusione dell’apprezzatissima opera Three Friends (costituita di sei brani in cui si narrano le vicende di tre amici sin dall’età adolescenziale) è affidata al maestoso pezzo (solo tre minuti) Three Friends che prorompe improvvisamente dal precedente Mister Class and Quality?, anche perché ha una scansione più lenta… Un innesto repentino e magnifico di un pezzo di musica che ha caratteristiche del tutto peculiari, non riscontrabili in brani di altri gruppi rock o prog, e men che meno di altri generi.
​
Three Friends (velocità medio-lenta per voci-chitarra-basso-tastiere-batteria) è fondato su un lunghissimo e unico tema melodico esposto da basso e chitarra elettrica (all’ottava) che si dipana in seguito all’iniziale imperiosa spinta polifonica da inno corale, a sua volta armonizzato e sostenuto dalle tastiere, che fa quindi da sontuoso tessuto ove poi la sinuosissima linea melodica si districa; il tutto accentuato dalla batteria.
Il tema, specie di immenso riff di quasi quaranta secondi, è ripetuto varie volte, ma le voci sono presenti solo le prime due e per una decina di secondi, poi sono come sostituite da una notevole amalgama di tastiere in cui prevale il sacrale e solenne organo.
Andando un po’ più in profondità si riscontrano caratteristiche alquanto sorprendenti, un mirabile ordito in equilibrio tra semplicità e complessità; infatti, le due polarità sono da un lato il tessuto armonico basato su pochissimi e semplicissimi accordi (i fondamentali sono MIm, LA e RE: continenza degna di un Bob Dylan), dall’altro la linea melodica fondata sulla scala di MI Dorico, che non solo è lunghissima ma pure molto fluttuante tra sequenze di note alte e basse, poco scalare e molto ritmica, sincopata*; e come se non bastasse il tutto con una metrica non ortodossa.
Semplificando, la metrica si potrebbe intenderla come un segmento di dodici battute di cui sette di 3/4, quattro di 4/4 e una di 9/8. Per essere più precisi (tuttavia per non essere troppo complicati riduciamo tutto a ottavi, seppur la scansione è più in backbeat di larghi quarti che serrati ottavi):
​                           
 6/8 + 6/8 + 6/8 + 4/8 + 3/8 + 10/8 + 15/8 + (otto volte) 4/8 + 1/8 ​

​Globalmente l’ipermisura del tema consta di 83/8, tema che era stato presentato un po’ di nascosto all’inizio del precedente Mister Class and Quality?: molto più e diversamente dai classici leitmotiv che contraddistinguono altre opere concept.
Insomma, la musica essendo di gran lunga la più astratta delle arti (seppur la più matematica) è percepita in maniera epidermica, emotiva, e soprattutto di alcuni artisti e brani si avvertono grandi differenze (spesso difficili da intendere musicalmente) in base alle quali si stabiliscono gusti e opinioni. Ecco perché questo piccolo contributo, appena tecnico, per divulgare le cause di un pezzo, Three Friends, che piaccia o no, più unico che raro. Buon ascolto.    
​
*Le prime sette battute (la metà) del tema cui si evince la sua natura molto frastagliata (bpm circa 67)
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4 Comments
Roberto
2/8/2020 10:06:31

Recensione assai tecnica e attenta. Ma quello che mi piace è che va anche oltre la superficie indagando un po' intorno alla componente emozionale, all'ispirazione istintiva e difficilmente descrivibile (infatti non ci riesco) che caratterizza le migliori creazioni dei GG. Costoro, come altri gruppi del cosiddetto prog hanno puntato "anche" sull'effetto complessità per sorprendere gli ascoltatori e gratificare se stessi, ma a differenza di altri nel flusso creativo dei lavori di Minnear, Ray e Phil c'erano tante intuizioni brillanti e non banali incredibili.

Reply
Francesco
5/8/2021 19:05:58

Bella recensione molto dettagliata.
il disco lo adoro da quasi 50 anni.

Reply
Fabrizio
24/7/2022 00:48:50

Grande brano e ottima recensione tecnica. E' bello vedere come ci siano ancora estimatori dei GG dopo 50 anni. Mi auguro tra questi ci possano anche essere dei giovani.

Reply
Gianfranco
2/8/2022 15:12:43

Ottima recensione e analisi di una composizione stupefacente. Tutto è sublime in questo piccolo gioiello, io non posso fare a meno di commuovermi ogni volta che L’ascolto…

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    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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