Carlo Pasceri
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Libro Eroi Elettrici

One Size Fits All di Zappa: la perla è Inca Roads

23/6/2020

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Genio nella musica rock è quasi sinonimo di Frank Zappa. Un sostantivo attribuito a lui sin dai suoi esordi circa mezzo secolo fa: a fronte di musiche geniali? Non lo so, forse… 
D’altronde poco o nulla è spiegato dalla pubblicistica di allora e da quella successiva; quindi gli ascoltatori che pensano che Zappa sia un genio musicale non sanno perché, nemmeno astrattamente. Però di fronte a un personaggio così palesemente trasgressivo tout court ed enciclopedicamente eclettico non hanno grossi dubbi che Zappa sia geniale davvero. 
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A me questa parola, che soprattutto dal nuovo secolo a questa parte è stata così consumata, non piace molto, ma tant’è. E non sono così ingenuo da pretendere, in poche righe, di spiegare Frank Zappa, che peraltro ha pubblicato tonnellate di materiale musicale.
Tenterò solo di tracciare un brevissimo abbozzo peraltro non “tecnico” di questo colosso dalla monumentale discografia col pretesto dell’anniversario di un’opera tra le sue più famose, pubblicata nel 1975: One Size Fits All.
La grandezza di Zappa risiede nell’estrema creatività nel comporre brani spesso alquanto complicati in termini ritmico-melodici; la parte armonica non è altrettanto “sperimentale”.
Le complicanze ritmiche non sono solo quelle inerenti i metri temporali usati, che di solito sono tanti e dispari, ma anche nelle irregolarità delle melodie stesse cioè nel loro intricato e sinuosissimo divenire, che sovente è anche di inusitata lunghezza oltre che di audace lessico multiscalare-cromatico, che attinge più alla Classica del ‘900 che al Jazz.
Pertanto nel linguaggio musicale di Zappa è tanto prevalente la correlazione tra le complicanze degli aspetti ritmici e melodici quanto peculiare.
Da sottolineare che la sua musica è molto complicata anche in termini formali a fronte di numerosissime giustapposizioni delle parti che si succedono. Non di rado in contrasto come registri espressivi e stilistici.
Zappa predilige la dimensione orizzontale della musica; infatti, non solo l’aspetto armonico-accordale non è tanto sviluppato quanto i predetti elementi strutturali, anche quello polifonico è in secondo o terzo ordine: le linee melodiche non si sovrappongono e coagulano verticalmente tanto quanto, ad esempio, quelle dei Gentle Giant, ma si sviluppano nel tempo.
Altresì Frank a queste complesse strutture melodiche giustappone non di rado aperture cantabili degne di opere liriche. Nessuno nel Rock come lui anche in questi termini strategico-compositivi e non solo nell’estrazione analitico-tattica delle sue singole melodie e ritmi.
 
Per One Size Fits All stesso nucleo di musicisti del live “Roxy” pubblicato l’anno precedente, George Duke (tastiere e voce), Napoleon Murphy Brock (flauto, sax tenore, voce), Chester Thompson (batteria), Tom Fowler (basso), Ruth Underwood (vibrafono e marimba). Peraltro l’album è formalmente a nome anche delle Mothers of Invention.
Come di solito faceva il grande di Baltimora, i pezzi che pubblicava erano esiti di spericolati patchwork, tra spezzoni dal vivo, in studio e manipolazioni varie: spesso divenivano delle suite.
​Riuscitissime come per il lungo brano di apertura Inca Roads, in cui tra le tante specialità troviamo per l’accompagnamento dell’intervento solistico di Duke (6’40”) una spettacolare accelerazione temporale su un metro di 7/8, quasi un record assoluto (384 bpm).
Basterebbe Inca Roads per giustificare l’acquisto di One Size Fits All e spellarsi le mani applaudendo, giacché gran parte delle caratteristiche musicali sopradette qui risiedono in forma smagliante, con in più uno straordinario assolo di chitarra di Zappa (rigorosamente modale come suo solito). 
Dal disco si elevano altri due pezzi, fortunatamente alquanto lunghi: i notevoli Florentine Pogen e Andy. Non tanto articolati e creativi come “Inca”, ma sono di quella genia.
Ben più comuni, relativamente al suo standard, Can't Afford No Shoes: ZZ Top al cubo.
Sofa No.1 una breve canzone strumentale in valzer (l’unico strumentale del disco), che sembra un lied di Kurt Weill soprattutto nella versione Sofa No. 2, cantata (in tedesco) e appena variata, che chiude il disco.
Po-Jama People poteva stare alla grande in Apostrophe (suo disco di gran successo del 1974): accattivante rock con interessanti parti solistiche di Frank.
Evelyn, a Modified Dog il pezzo più breve, un minuto circa, Zappa canta con il solo accompagnamento del pianoforte una melodia sillabica che ne accentua la particolare irregolarità metrica. Stravagante.
San Ber'dino articolato sudroot-rock con festosi cori: Little Feat al quadrato
Ultime annotazioni: il sinth è molto presente, usato anche per parti a mo’ di basso; c’è una prevalenza della musica root americana (shuffle, bluesy ecc.) come in poche altre sue opere.

Brutalmente possiamo considerare tre le fasi di Zappa: la prima quella più sperimentale degli anni Sessanta con le Mothers, la terza degli Ottanta l’ipertecnologica “Synclavier” e dei moltissimi live, la seconda dei Settanta è quella più equilibrata. E One Size Fits All è un pregevole disco della piena seconda fase. Verrebbe da dire: come potrebbe essere altrimenti essendo di un disco di Zappa? Certo, ma relativamente alla sua stessa produzione non risulta tra gli album migliori.

Frank Zappa è uno dei grandi solisti presenti nel mio libro 📙 Eroi elettrici.
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    Carlo Pasceri
    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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