Carlo Pasceri
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Libro Eroi Elettrici

Funny Valentine & Four: la vetta artistica di Miles dal vivo

12/2/2016

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Il Jazz è un genere unico.
​È diverso dalla Classica, dal Rock, dal Funk ecc. per una precisa caratteristica: la grande differenza che esiste nelle proporzioni di variazioni estemporanee (improvvisazione) del prestabilito brano da eseguire.
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​E non solo per quanto concerne gli assoli, la loro presenza e quantità, ma anche per gli apporti dei singoli “accompagnatori” il solo o il tema.
Per la Classica le proporzioni sono pressoché 99 a 1, per il Rock, di solito più del 20-25% non si va.
​Per il Jazz, questa proporzione deve essere 0 a 100, ossia il 100% di potenziale d’abilità d’improvvisare variazioni musicali.
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Il Jazz si nutre di questa fluida vitalità che permette, a fronte di brani piuttosto semplici (spesso canzoni dalle strutture e tempi banali con melodie e sequenze di accordi un po’ più impegnative), esiti estremamente affascinanti e differenti ogni volta.
Anche perciò il Jazz è estremamente affascinante: “artistico”.
​Dunque il principio vitale per il Jazz* è avere musicisti in grado di affrontare i brani con quel tipo di elasticità, per una sofisticazione massima della musica data (almeno in potenza): poi ognuno avrà capacità, abilità e volontà differenti; anche nel tempo.
Una sera si varieranno molti accordi scritti, un’altra meno gli accordi e più il ritmo, un’altra ancora la melodia ecc.
Questo straordinario prerequisito non permette a molti musicisti, anche valenti, di suonare del Jazz.
​Pure per questo motivo esistono molti dischi live nel Jazz, quello dal vivo è un banco di prova fondamentale e allo stesso tempo una appetibile opportunità discografica, giacché, in teoria, ogni volta la musica è così tanto differente, che l’appassionato è spesso e volentieri interessato a ogni performance.
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I dischi “My Funny Valentine” e “Four & More” di Miles Davis, registrati durante il concerto tenutosi al Lincoln Center di New York il 12 Febbraio 1964, in questo senso sono una vetta assoluta del Jazz: qui l’interazione tra i musicisti, le quote d’improvvisazione di tutti, e gli assoli, sono semplicemente al massimo grado di qualità, e non solo per l’epoca, ma anche per i successivi dischi di Davis e di tutti gli altri jazzisti.
Al Lincoln Center, quel giorno, Davis, Williams, Hancock, Coleman e Carter si esibirono per beneficenza e Miles pretese che suonassero gratuitamente, ma non tutti erano d'accordo.
​Davis fu però inflessibile e, a suo dire, l'arrabbiatura tra i componenti del gruppo creò una tensione che "fu uno dei motivi per cui ciascuno suonò con tanta intensità" (dall'autobiografia di Miles Davis). ​

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“My Funny Valentine” e “Four & More” contengono molti brani, sia standard sia suoi, per i quali Davis è divenuto famoso. Il concerto è stato suddiviso in due LP.
Il primo disco con i brani più lenti: oltre “
My Funny Valentine”, ci sono “All of You”, “Stella by Starlight”, “All Blues” e “I Thought About You”. Versioni estesissime.
In particolare nei brani My Funny, Stella e Thought si può ascoltare un Davis in stato di grazia: dinamiche, nuances, accelerazioni, parafrasi, citazioni.
Assolutamente superlativo.
Gli altri, in special modo Tony Williams e Herbie Hancock, sono all'altezza del “capo”.
Il secondo disco contiene invece i brani più rapidi eseguiti durante il concerto, alcuni portati quasi al parossismo: “
So What”, il blues “Walkin’”, i bellissimi e più complessi “Joshua” e “Seven Steps to Heaven”, l’impegnativo “vecchio” “Four”, e il meno bello e brillante “There is No Greater Love”; più la sigletta di chiusura “Go-Go”.
​Per quanto riguarda le performance di Davis, straordinarie quelle in “
So What”, “Walkin’” e “Joshua”.
Peraltro l’opera gode di una registrazione a livello del suo status artistico: eccezionale.
Questi due dischi sono nel solco di un Jazz legato a stilemi ortodossi, ed è per Davis, l’apogeo di quanto aveva fatto fino allora; la svolta ci sarà di lì a qualche mese con l’entrata di Wayne Shorter: il secondo quintetto di Miles Davis segnerà pagine fondamentali del Jazz moderno.

*Le cosiddette Big Band o simili (peraltro pochissime in quantità) hanno naturalmente meno bisogno di stimabili musicisti performer in questo senso e più bravi esecutori dello spartito.


I capolavori di Miles Davis "Kind of Blue" e "Bitches Brew" li ho analizzati nel libro Dischi da leggere - Collezione n.1.

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    Carlo Pasceri
    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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