Carlo Pasceri
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Libro Eroi Elettrici

Book of Saturday, il perfetto equilibrio dei King Crimson

11/6/2019

5 Comments

 
La forma offre un elemento identificativo stabile della realtà, infatti spesso ​di questa tendiamo a prenderne possesso proprio attraverso la percezione della forma; la nostra pulsione è definirne i contorni. Tendiamo perciò ad avvertire la forma per la sua funzione regolatrice. A volte, più o meno consciamente, non comprendiamo una forma ma sentiamo che c’è, per noi è indefinita e quindi ci sfugge, tuttavia non avvertiamo disordine, perché c’è...
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Ed è questa specie di visione periferica, di coda dell’occhio che sempre è attivata, che permette ai più di apprezzare opere che immettono quote d’innovazione che non sono eccessivamente ellittiche, ma comunque presenti e potenti. Così come la letteratura non è la grammatica, ma è grammatica (cioè si usano elementi grammatici per generarla), così la musica non è la matematica, ma è matematica, cioè si usano elementi matematici per generarla. A volte è proficuo fare piccoli sforzi per spiegarsi alcuni “perché”. Per questo crediamo utile rendere “visibile” quello che di solito percepiamo inconsciamente.

Ancora i King Crimson con un brano, Book of Saturday, incluso in un’opera complessa, Larks’ Tongues in Aspic (1973): tra torri di luce e pozzi di oscurità, Book of Saturday, né radura né giungla sonica, è una rigogliosa, breve, pianura. I brani cantati da qui in poi sono assertivamente malinconici, e non malinconicamente assertivi come un tempo. Prima prolungati carmi un po’ lamentosi a prescindere, ora, semmai, divampanti sentenze accorate. Book of Saturday è un soffio caldo che dal di dentro brucia rapidamente la pelle. 
E a volte le innovazioni nelle composizioni artistiche possono avvenire varcando alcuni confini formali, ciò non significa necessariamente espressioni strampalate, ma un ampliamento del loro contenuto che non aderisce preventivamente a restrizioni codificate. Andare oltre la cornice del quadro… E gli equilibri tra gli elementi in campo, cioè tra semplicità/complessità, abbondanza/scarsità ecc., sono importanti anche nella determinazione di un “successo comunicativo” poiché sono comunque percepibili inconsciamente. 

Brano che ha una peculiarità anche in quanto a strumenti usati: solo chitarra, basso, voce e violino; non partecipano né batteria né percussioni di alcun tipo. Non se ne sente assolutamente la mancanza.

Due minuti e mezzo, una manciata di secondi oltre questo tempo, dura questo brano. Poco più di un aforisma musicale, e come un aforisma, è fulmineo nell'incidere perché di spessore. Come un aforisma, sembra poco più di una battuta, ma nasconde una gran mole di pensiero. Questa canzone è una pietra preziosa, che da oltre 40 anni esiste ma che mostra ancora bellezza: resiste, nessun logoramento. Anzi, conviene riprenderla in mano e lucidarla per farla splendere ancor di più. Circa 150 secondi, il tempo appena di accorgersi di essere stati al cospetto di un piccolo oggetto con la proprietà di una continua metamorfosi, che abbiamo pensato e pensiamo di conoscere, ma al tempo stesso statico e mutevole, predicibile e sorprendente, accessibile e inafferrabile. Un piccolo brano che ha pure una peculiarità in quanto a strumenti usati: solo chitarra, basso, voce e violino; non partecipano né batteria né percussioni di alcun tipo. Non se ne sente assolutamente la mancanza: pulsa perfettamente. La strutturazione di Book of Saturday è particolare, e ciò contribuisce notevolmente a non “consumarlo”.
Di solito i brani (canzone) hanno forme tipo: Intro/AABA (con tema)/AABA (con assolo)/AABA (con tema)/Coda. Con il tempo di 4/4 e quantità di battute delle varie sezioni (A, B, ...) di quattro o suoi multipli. Ancor prima di vedere la sua forma va sottolineato che l’armonia base del brano è davvero semplice, banale: una sequenza di pochissimi e semplicissimi accordi. Anche la melodia è semplice, ma non banale. Laddove spesso le melodie sono lente, discendenti e diatoniche, questa è sì breve e molto ripetitiva, ma ascendente rapida e pentatonica.
​E Robert Fripp ordisce con un timbro puro una trama ricchissima e straordinaria di espansioni, punti e contrappunti melodici, connessioni e variazioni armoniche mai identiche; e John Wetton con il suo basso non è da meno: anche lui con timbro “pulito” è mobilissimo e con molta fantasia trova magnifiche soluzioni mai scontate; sembrano due jazzisti. Peraltro sono stati attenti a non sovrapporsi anche a livello sonico: le loro masse sonore e scelte timbriche sono per la chitarra di tono chiaro e sul registro medio-alto, ed esattamente opposte per il basso, agilissimo e felpato, come un felino. Insomma, armonia e melodia “povere” ma perfettamente compensate e distribuite; con il violino di David Cross che (dopo oltre un minuto) contrappunta delicatamente la melodia, la parafrasa, si distende in lunghe e liriche, cantabilissime note. 
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Ecco la sua forma un po’ eccentrica: ​​
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Mentre sono perfettamente ortodosse le strutturazioni delle parti Intro, A e Ponte, ovvero quattro misure da 4/4, la parte B’ è invece composta di tre misure da 5/4 più una da 4/4; con mini variazione per B” (quella aggiuntiva che è di 2/4). E la parte C è di sette misure da 4/4.
Book of Saturday è perfettamente calibrato tra la strutturazione precisa e particolare e la flessibilità di chi lo canta e lo suona, perfettamente calibrato tra scelte semplici, quasi banali, e soluzioni connettive originali. Tra carezze e fuga.
Aneddoti, copertine, testi (quando presenti) sono importanti corollari di un brano musicale. Però è la musica a far sempre la differenza, la sua esecuzione e soprattutto la sua composizione, come in questo piccolo e splendido Book of Saturday: e anche un brano come questo evidenzia la gran differenza che c’è tra i King Crimson e altri gruppi Rock, soprattutto quelli del Prog.

​Sui King Crimson ho pubblicato l'analisi di Red disponibile in brossura e in versione elettronica.
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5 Comments
Carlo
28/8/2021 19:49:14

Analisi impeccabile di un piccolo capolavoro. Grazie

Reply
carlo pasceri
29/8/2021 07:13:06

Benvenuto Carlo,
grazie a te.
A presto.

Reply
ALESSANDRO VARRUCCIU
17/6/2022 11:09:25

Come sempre, è un piacere leggerti, anche da profano ;-)

Reply
carlo pasceri
17/6/2022 11:55:19

Caro Alessandro,
il sapere di essere apprezzato (in special modo da appassionati di musica come te) è per me un importante incoraggiamento, grazie!

Reply
Daniele
11/10/2022 19:36:57

Grazie per questa tua analisi di un capolavoro musicale, breve e intenso, che adoro e non smetto mai di ascoltare. Al 2:45, rewind, e ancora. Da decenni...

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    Carlo Pasceri
    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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