Carlo Pasceri
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Libro Eroi Elettrici

Blow by Blow, la svolta di Jeff Beck

29/3/2017

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Jeff Beck ha iniziato verso la metà degli anni ’60 a farsi notare come chitarrista elettrico con spiccate doti tecniche e di fantasia, grintoso e sorprendente, sostituendo nel 1965 Eric Clapton negli Yardibirds: era il più moderno. 
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Con l’avvento di Jimi Hendrix fece un passo indietro, si ripresentò nel biennio ’68/’69 con due dischi a suo nome, Truth e Beck-Ola, non così importanti, in ritardo rispetto a quello che stava accadendo: rock-blues cantato alquanto scontato con esigue impennate chitarristiche di livello...
Nel 1971 proseguì in questa direzione con il disco Rough and Ready, e ancora nel ’72 con Jeff Beck Group (’72) e con Beck Bogart & Appice (’73).

Nel 1975 la svolta con Blow By Blow: da questo disco in poi Jeff Beck ha prodotto quasi tutti album di musica strumentale, e la sua genialità di chitarrista (non come compositore poiché ha sempre fatto pochissimo in tal senso) finalmente messa in atto compiutamente.
Questo disco è uno dei suoi migliori in assoluto ed è costituito da nove brani. La formazione: Jeff Beck - Chitarra, Max Middleton - Tastiere, Phil Chenn - Basso, Richard Bailey - Batteria e Percussioni; fu prodotto da George Martin che si occupò anche dell’arrangiamento di alcune parti.

Blow By Blow è in sintesi un disco di Funk strumentale con venature Jazz Rock, con aggiunte una cover e una ballata scritta da Steve Wonder e donata a Beck (per pregressi servigi), che l’ha resa splendida. In Blow By Blow è’ assente il Blues sia quello più mainstream sia quello hard-rockizzato.
Si parte con il Funk di You Know What I Mean e ottimi interventi solisti di Beck; si prosegue con un arrangiamento della beatlesiana She's a Woman: ritmo reggae ed effetto talk box, ancor più notevoli gli interventi di Beck.
Constipated Duck: è ancora il Funk il protagonista, la chitarra di Beck un po’ meno brillante.
Coordinate simili con Air Blower, con trascinante groove shuffle, controtempi del batterista, e breve assolo di piano elettrico; ma a circa metà, innesto di una sezione con cambio totale di atmosfera: velocità, ritmo e accordi. Più lento, in 9/8 e sequenza di accordi ove la chitarra e piano elettrico fraseggiano. Mediante un intervento dell’ottimo batterista si fonde Scatterbrain, velocità e ritmo variati, però mantiene il tempo di 9/8. È basato su un motivo ostinato scalare ascendente (in unisono chitarra/tastiere) a sua volta fondato su dei cambi di accordi; ma poco dopo, per la sezione assoli, cambia e diviene regolare sia come tempo (4/4) che come ritmo (molto semplice). Poi si giunge alla coda del brano tramite un pezzo di chitarra di Beck che sembra essere ispirato da quello di John McLaughlin messo a metà di Vision is a Naked Sword (disco Apocalypse, 1974).
Il lato B cominciava con Cause We've Ended as Lovers: una romantica e semplice ballata per chitarra elettrica, piano elettrico, basso e batteria, resa unica dall’estrema bravura di Beck. Qui mira all’altro chitarrista influentissimo di quegli anni: Santana. Con risorse tecniche differenti dal messicano, Beck riesce a vivificare meravigliosamente questo brano mediante la sua irruente espressività: pochissimi chitarristi fino a oggi si sono avventurati in questa forma (ballata per chitarra solista), ancor meno in modo brillante, Beck, così liricamente aggressivo, ha posto ulteriori asticelle da superare. (In seguito userà la leva vibrato in un virtuosistico modo espressivo, unico, in un’altra ballata: Where Were You.)
Thelonious, scritto da Wonder, è appunto una funk-song alla sua maniera, dominata dai riff di tastiere e senza assoli.
Freeway Jam galoppante pezzo shuffle: introduzione, semplice motivo melodico, apertura con quattro accordi, e poi via con assolo di chitarra; ripetizione del motivo e apertura armonica, assolo di piano elettrico in dissolvenza.
Diamond Dust è l’altro pezzo forte del disco (insieme a Cause e Scatterbrain) e con questo lungo brano si conclude l’opera. Introduzione di piano elettrico ancora sullo sfumare del precedente brano, poi tema di chitarra in 5/4 su arpeggio di piano elettrico, tappeto di archi e basso sinth. Assolo di Beck su impegnativi cambi di accordi (almeno per un rocker), con timbro quasi pulito e piglio riflessivo, per poi intensificarlo in tutti i sensi: pregevolissimo.  Ripresa del tema, segue il solo di piano su un ritmo di batteria più sincopato, complesso e fantasioso, elastico, quasi jazz: bravissimo Richard Bailey. Diamond Dust ternina con la ripresa del tema armonizzata dagli archi.​
A questo disco seguirà l’anno successivo Wired: rafforzerà la svolta verso la musica strumentale di questo formidabile chitarrista elettrico, che, fatte salve eccezioni, non abbandonerà più. 

Jeff Beck è uno dei protagonisti del mio libro 📙 Eroi elettrici - I grandi solisti della chitarra
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    Carlo Pasceri
    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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