Carlo Pasceri
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Libro Eroi Elettrici

Michael Shrieve, un grande batterista di fusione

6/7/2017

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Agli appassionati di musica di una certa età (o batteristi) il nome di Michael Shrieve è noto per essere il ventenne batterista che nel 1969 fece un bel solo al megaconcerto di Woodstock. ​Lui era il batterista di questa nuova band di musica inusitata, qualificata latin-rock: i Santana.
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Michael Shrieve è stato uno dei più bravi batteristi rock in assoluto, però pochi oggi lo sanno, e ancor meno sanno davvero perché; certamente non per quel suo bell’assolo nel brano dal titolo così suggestivo: Soul Sacrifice. Così sovraesposto, l’unico batterista in quell’occasione, non poteva non “colpire” tutti. 
In seguito fu dato per scontato fosse bravissimo perché era il batterista di un gruppo che divenne tra i più famosi, e peculiare proprio per la profusione del fattore ritmico; di là di questo non si andava. E tuttora non si va...

Ciò fornisce un ottimo spunto per una breve riflessione (magari un po’ “scomoda” ma crediamo proficua per i lettori) per tentare di chiarire un argomento spinoso, poiché è invalso che gli appassionati di musica tendono a decretare la bravura di questo o quel gruppo (o solista) su fondamenti che nulla hanno a che vedere con la qualità della musica stessa. Di solito si radicano convinzioni sul soggettivo piacere, sulla nomea dei musicisti o sulla loro sovraesposizione. (Da sottolineare che Michael Shrieve nei brani e' spesso missato molto "dentro", cioè non spicca come volume, alquanto sottoesposto, e ciò non contribuisce al suo apprezzamento.)
Dunque, cosa determinerebbe per i più la bravura di un musicista? Quantità di note cioè velocità e tempo espositivo / volume / piacere nell'ascoltare un suonato in pezzi che si apprezzano molto? Certamente non sono questi i parametri corretti.
Se già è molto difficile stabilire la qualità globale - innanzitutto intesa come creatività - della musica proposta, lo è ancor di più stabilire la qualità del singolo. 
Peraltro le cose non vanno di pari passo con la mera abilità tecnica né del gruppo né del singolo musicista. Infatti, ci possono essere musicisti tecnicamente molto validi ma che fanno complessivamente musiche non parimenti valide in termini creativi; o viceversa.
Nondimeno anche il valore tecnico del singolo (vedi recente post su questo argomento), ossia la capacità di articolazione espressiva che va ben oltre la velocità e pulizia di esecuzione, non è cosa semplice da statuire, anzi; ovviamente ancor più la sua levatura globale (cioè creativa).
Stabilire l’assoluta qualità di un musicista attiene a una facoltà che spesso non è posseduta nemmeno da musicisti (magari bravi professionisti) che suonano quello stesso strumento, figuriamoci dall’appassionato o semplice fruitore… questa facoltà è il risultato di molte competenze sommate, tra cui quella storica (sapere di tutti gli altri musicisti in modo cronologico tanto da poter comparare).
Michael Shrieve è stato un grande batterista perché nei Santana non si limitò a inserire alla bisogna idee prese dal Jazz (Art Blakey, Elvin Jones ecc.) o quelle comuni alle musiche afrocubane o al Rock (Ringo Starr, Ginger Baker ecc.) o Funk, ma le fuse tutte determinando un proprio idioma.
Suonò musiche di inusitata configurazione (in termini di forme e contenuti), di difficile realizzazione tecnica con grande precisione e agilità, e un alto gradiente di creatività: le sue soluzioni specifiche erano non solo efficaci, ma anche originali in sé. In un cortocircuito virtuoso, hanno a loro volta contribuito a produrre musica di gran qualità globale.   
Shrieve, dopo la sua coraggiosa fuoriuscita dai Santana nel 1974, ebbe nel 1976 una brevissima esperienza come fondatore degli Automatic Man (con la realizzazione di un buon disco), e sempre in quel periodo (biennio ‘76-’77) una più fertile messa a servizio dell’ottimo compositore-percussionista giapponese Stomu Yamashta, con il quale ha registrato alcuni onorevoli dischi (anche dal vivo). Negli anni ‘80/’90 oltre a varie collaborazioni ha realizzato una carriera solista di musica strumentale crossover tra elettronica, Jazz e Rock: carriera concisa come numero di dischi, ma molto interessante.

Per conoscere il Santana del periodo migliore puoi leggere il mio libro Musica '70, o la monografia Santana: Love, Devotion & Surrender.
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    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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