Attribuii quella sensazione di virile romanticismo al suo modo di cantarla e suonarla la canzone, e per tanti anni la pensai solo in questa maniera: in parte è davvero così, ma non è la parte più rilevante.
Il tempo è in 4/4 moderato parecchio oscillante come velocità (da circa 70 a 80 bpm), e la formale macro struttura è semplicissima e convenzionale.
La caratteristica più considerevole di The Wind Cries Mary risiede nelle sue armonie: è infatti un brano composto soltanto di accordi maggiori**, ben otto; perciò a livello tonale è parecchio modulante (una tonalità ha solo tre accordi con triadi maggiori).
Dopo l’Intro con quel raffinato passaggio armonico-cromatico (MIb-MI-FA) ripetuto con i bassi cambiati che “camminano”, che tanto colpì un po’ tutti***, quasi come fosse sorta di area jazzy in cui il crooner Hendrix poteva esprimere la sua malinconia (è usato come transizione anche nella B), la A è quasi normale, giacché spende subito tutti e tre gli accordi maggiori di una tonalità. Solo che inizia dal V e scende al IV prima di approdare al I: è una variante di non poco conto****.
Nella parte B e soprattutto nella C, con il solo, Hendrix non si fa sconti, e la base è alquanto impegnativa, piuttosto instabile a livello tonale, per volteggiarci melodicamente.
Insomma, di certo i musicisti e soprattutto i cantanti sono quelli che a tutta prima possono colpire di più, facendo epidermicamente la differenza, tuttavia la grandezza permanente delle composizioni è data dalla scrittura musicale; brani come The Wind Cries Mary rimangono musicalmente grandi a prescindere dall’esecutore.
The Wind può essere eseguita anche da un robot, se ne potrà comunque riconoscerne l’insita bellezza.
* Si sa che Hendrix veniva da quelle parti; anche come una delle qualità che più ha distinto il suo chitarrismo: suonare diadi e triadi (double-triple stop) di passaggio in sostegno o costruzione dei suoi pezzi come Little Wing e Bold As Love. Hendrix fu apicale in questa tecnica, lo è tuttora.
** E se è vero come è vero che non è stato né il primo né l’ultimo (i pezzi di derivazione blues di solito hanno questa caratteristica e spesso estesi alla settima), però sono costituiti da pochissimi accordi - 4 o 5 - diversi) questo di Hendrix porta alle estreme conseguenze il concetto.
*** Mademoiselle Mabry di Miles Davis, inserita nel disco Filles de Kilimanjaro, è basata su un simile passaggio.
**** Sweet Home Alabama dei Lynyrd Skynyrd è interamente ed esattamente basata su questa sequenza traslata (partendo da RE in luogo di DO) con una melodia più banale.
📙 Jimi Hendrix è uno dei protagonisti del mio libro Eroi Elettrici - I grandi solisti della chitarra.