Già con la seconda opera dell’anno successivo, Aquiring The Taste, la più ambiziosa, si è capito che Gentle Giant sarebbe stato un gruppo che avrebbe lasciato segni indelebili nel Rock giacché incrementarono notevolmente il tasso di qualità della loro musica.
E hanno brillantemente proseguito con la stessa stupefacente formula, sviluppando ulteriormente il loro incomparabile approccio medieval-rinascimentale al Rock (inserendo qua e là pure qualche suggestione novecentesca) fino a questo Free Hand*.
L’apertura è affidata a quello che sarà un altro loro cavallo di battaglia live, Just The Same: saltellante e cantabile quanto intricato sin dall’inizio con la stratificata polimetria tra le parti di tastiere, chitarra e voce in 7/4, basso e fiati in 6/4 e batteria in 2/4.
La fuga è la forma più rigorosa e complessa di contrappunto imitativo, qui è ridotto all’esposizione con soggetto, risposta e controsoggetto, ma arricchito da interazioni e sviluppi strumentali e vocali. Superbo.
L’inserto di raccordo a 1’29” e la breve ma densa sezione da 2’25” a 2’42” sono quasi un contrappeso cronostorico di cotanta ispirazione tradizionale, essendo intrecci alquanto classico-novecenteschi.
*Il successivo Interview segnerà quella che sarà una progressiva virata verso un rock ben più semplice.