Carlo Pasceri
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Libro Eroi Elettrici

Ticket to Ride... tra Oriente e Occidente

3/2/2018

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Nel febbraio 1965 i Beatles entravano in studio per registrare uno dei loro brani più importanti: Ticket To Ride.
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Fu pubblicato nella primavera di quell’anno nel 33 giri Help; insieme con l’omonimo brano (anch’esso notevole) fu un pezzo molto noto. Anche qui elementi semplicissimi, nondimeno composti in modo creativo.
Tempo medio-rapido (126 bpm), arpeggio ostinato LAadd9 con l’elettrica 12 corde per 6 misure, altra elettrica e basso punteggiano solo nota LA replicando ritmo della cassa di Ringo Starr; melodia sinuosa che sale-scende-sale (cantato a una voce, Lennon, con qualche raddoppio e innesto armonizzato di McCartney).
Segue semplicissima apertura armonica di 8 misure SIm – MI, FA#m – RE, FA#m - SOL, FA#m – MI, con melodia più insistente e ascendente (meno note ma più ritmica), per poi riconnettersi e “quadrare” con il principio ostinato arpeggiando per 2 misure il LAadd9 (pertanto il tutto è costituito delle canoniche 16 battute). Tutto ciò si può considerare parte A.
Avviene (a 1’10”) una seconda sezione bluesy di 9 battute con accordi RE7 e MI7 (B), batteria “dritta” e motivo melodico che in pratica oscilla alternando solo due note contigue (RE e DO), per giungere (1’23”) a sorta di mini break sul MI e lick di chitarra, poi si riprende da capo esponendo solo una volta la parte A per andare in B; brevissima coda in sfumando, fine.
Tre minuti, tutto qui, Intro – A – A – B – A – B – Coda; pochissimi e banali accordi e suoni: e allora?
La buona questione è di contestualizzare storicamente, infatti, oggi un pezzo del genere, di là di essere oggettivamente semplice, ci può sembrare scontato, tuttavia a quel tempo si stava formando la prima era del Rock, ovvero di ciò che andava sempre più emancipandosi dalla grande lezione afroamericana (e la sua derivazione “bianca”) del R’n’R e del R&B/soul.   
L’innovazione era spesso rappresentata dalla connessione dei fattori costituenti i brani; in questo caso a cominciare dal particolare ritmo sincopato e in controtempo di batteria che replica l’insistito e ipnotico, quasi un raga, arpeggio di nona (segnatamente triade LA+diade SI4).
Tamburello che segna solo i tempi pari 2 e 4, fornendo in questo modo sia una sensazione di velocità dimezzata sia un ritmo ancor più in controtempo.
Poi l’apertura diatonica (pressoché assente nel R&R e R&B) che, di là dell’equilibrio tra il moto della melodia e gli accordi (prima accordo fisso con melodia sinuosa poi quando gli accordi si susseguono con melodia meno mobile), non è esattamente nell’ortodossa tonalità di LA maggiore (Ionico), ma, più correttamente, in LA Misolidio (come se fosse LA7 di dominante).
E nella parte B, come a completamento di questo strano e frammentato viaggio occidental-indù-blues, ci sono gli accordi RE7 e MI7, canonici in un blues in LA. Altresì la batteria si “raddrizza”, con tamburello e charleston in ottavi che segnano tutti i movimenti dando la sensazione di una notevolissima accelerazione della velocità di base, che invece è sempre la stessa. Il tutto quindi, complice un raffinato trattamento dei suoni, alquanto d’impatto, elettrico, martellante e incisivo.
(Da non sottovalutare l’aspetto, che dona varietà quasi subliminale, del numero di battute delle strutture e la loro suddivisione all’interno delle stesse: A di 16 partizionate 6+10 o 6+8+2, e B di 9.)

Aggiungiamo una considerazione su come i grandi riescano a prendere spunto da altri o da se stessi e riciclino alla grande: l’anno successivo nel capolavoro Revolver c’è un altro fondamentale brano, Tomorrow Never Knows, che riprende non poche suggestioni da Ticket To Ride; eppure è altra cosa…
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    Carlo Pasceri
    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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