Relayer è un disco più strumentale, con accenti Jazz-Rock forniti soprattutto da Moraz sia per qualche parte sia per i suoni (più sinth e piano elettrico, meno organo), i due brani della seconda parte alquanto dissimili come carattere, teso e crimsoniano Sound Chaser (con siparietto “elettrico” di Howe), rilassato quasi new age cantabile e cantato To Be Over. Ma è la magnifica suite The Gates Of Delirium che eleva questo disco degli Yes: si pone come una sorta di continuazione in compendio di quelle presenti in Tales (in particolare “The Ancient…” ).
Malgrado l’assenza di Bruford (estro, creatività e personalità trasferite alla corte cremisi e mai più recuperate a livello batteristico), le parti sono più che dignitosamente eseguite, suonano coese; d’altra parte il battesimo di fuoco c’era stato già nel super impegnativo Tales, e il compito Alan White lo aveva svolto diligentemente.
Insomma Relayer fa convergere su di sé le ricchissime eredità più prossime ben rielaborandole: gran disco.