Il rock psichedelico come genere o sottogenere musicale non esiste. Seppur da molto tempo e da molte parti si pensa che sia un genere musicale nato dopo la metà anni sessanta nell'acido ambiente rock-californiano e che subito si è espanso e sviluppato in Europa (anche se i texani 13th Foor Elevators sono stati tra i capostipiti, pure come denominazione di questa psichedelica forma rock con la pubblicazione nel '66 del disco "The Psychedelic Sounds of the 13th Floor Elevators"). Uno stile? L’attributo psichedelico è da considerare come un connotativo apporto sovrastrutturale fornito da alcune applicazioni di elettronica "povera" (in primis ambientazioni soniche filtrate timbricamente, espanse e alterate da riverberi ed echi, poi da specie di flanger, phaser, octaver ecc.) che da metà anni sessanta in poi i rocker hanno invariabilmente ma in maniera eterogenea sfruttato nella diffusa ottica di allargamento e sviluppo dell’espressione musicale divergente dalle canzoni R’n’R e R&B. |
La psichedelia, dal punto di vista strettamente musicale, è uno stilema che si può applicare a qualsiasi genere. | Queste modalità sperimentali di cercare e trovare l’insolito e lo "stupefacente" mediante suoni e non altro (non prendiamo in considerazione testi, copertine, luci ecc., ma solo elementi musicali), non permette appunto di trarre conclusioni di genere ma solo di stilemi: si ha una chiave psichedelica di proposizione musicale. Lo stilema psichedelico non prevede particolari tecniche espressive di articolazioni sonore per conseguire stupefacenti sensazioni di espansione della coscienza, allucinazioni e oniriche sensazioni… Ci sono solo espedienti tecnici di manipolazione sonica per indurre “visioni” insolite. Effetti speciali (un po' ingenui) e non linguaggio compiuto. Ciò è provato dal fatto che la stragrande maggioranza delle band e solisti di quell'epoca hanno facilmente avuto “sbandate psichedeliche”: brani o interi dischi venati di queste caratterizzazioni stilistiche che comprendevano suoni filtrati, rovesciati, rumori e quant'altro includesse semplicistiche alterazioni della comune produzione di suoni più “naturali”, e forme di solito estese e poco articolate (spesso con pochi e insistiti accordi, causando un effetto di ostinata sospensione "modalizzante"), tuttavia non ci sono mai state melodie psichedeliche, ritmi psichedelici, armonie psichedeliche ecc., dunque era una connotazione, un approccio di coloritura e percezione che s’induceva spesso sovrapposta o accostata alle normali produzioni denotative. Nulla più. Infatti pure un brano jazz può essere caratterizzato in modo psichedelico con trattamenti sonici particolari; tanto che per esempio l’opera "Bitches Brew" di Miles Davis è stata etichettata come "psichedelica". |
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