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Libro Eroi Elettrici

Psichedelia, un genere musicale che non esiste

5/10/2014

3 Comments

 
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Il rock psichedelico come genere o sottogenere musicale non esiste.
Seppur da molto tempo e da molte parti si pensa che sia un genere musicale nato dopo la metà anni sessanta nell'acido ambiente rock-californiano e che subito si è espanso e sviluppato in Europa (anche se i texani 13th Foor Elevators sono stati tra i capostipiti, pure come denominazione di questa psichedelica forma rock con la pubblicazione nel '66 del disco "The Psychedelic Sounds of the 13th Floor Elevators"). 
Uno stile? 
L’attributo psichedelico è da considerare come un connotativo apporto sovrastrutturale fornito da alcune applicazioni di elettronica "povera" (in primis ambientazioni soniche filtrate timbricamente, espanse e alterate da riverberi ed echi, poi da specie di flanger, phaser, octaver ecc.) che da metà anni sessanta in poi i rocker hanno invariabilmente ma in maniera eterogenea sfruttato nella diffusa ottica di allargamento e sviluppo dell’espressione musicale divergente dalle canzoni R’n’R e R&B.

La psichedelia, dal punto di vista strettamente musicale, è uno stilema che si può applicare a qualsiasi genere.

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Queste modalità sperimentali di cercare e trovare l’insolito e lo "stupefacente" mediante suoni e non altro (non prendiamo in considerazione testi, copertine, luci ecc., ma solo elementi musicali), non permette appunto di trarre conclusioni di genere ma solo di stilemi: si ha una chiave psichedelica di proposizione musicale.
Lo stilema psichedelico non prevede particolari tecniche espressive di articolazioni sonore per conseguire stupefacenti sensazioni di espansione della coscienza, allucinazioni e oniriche sensazioni… Ci sono solo espedienti tecnici di manipolazione sonica per indurre “visioni” insolite.
Effetti speciali (un po' ingenui) e non linguaggio compiuto.

Ciò è provato dal fatto che la stragrande maggioranza delle band e solisti di quell'epoca hanno facilmente avuto “sbandate psichedeliche”: brani o interi dischi venati di queste caratterizzazioni stilistiche che comprendevano suoni filtrati, rovesciati, rumori e quant'altro includesse semplicistiche alterazioni della comune produzione di suoni più “naturali”, e forme di solito estese e poco articolate (spesso con pochi e insistiti accordi, causando un effetto di ostinata sospensione "modalizzante"), tuttavia non ci sono mai state melodie psichedeliche, ritmi psichedelici, armonie psichedeliche ecc., dunque era una connotazione, un approccio di coloritura e percezione che s’induceva spesso sovrapposta o accostata alle normali produzioni denotative. Nulla più. 
Infatti pure un brano jazz può essere caratterizzato in modo psichedelico con trattamenti sonici particolari; tanto che per esempio l’opera "Bitches Brew" di Miles Davis è stata etichettata come "psichedelica".
Sia nella musica Classica sia nel Jazz per ottenere effetti speciali di straniamenti musicali gli artisti hanno sperimentato melodie, armonie e ritmi eccentrici (talvolta anche timbri) combinandoli tra loro fondando eventualmente linguaggi nuovi.
Insomma addirittura proprio per questi argomenti si può trarre la considerazione che ribalta il concetto di genere o sottogenere psichedelico affibbiato alla musica Rock: quella connotazione stilistica psichedelica è inter-genere e si può applicare sempre e comunque senza per questo modificare il genere di musica ma solo caratterizzarlo, proprio perché l’alterazione indotta è tramite stilemi puramente timbrici e sonici quindi connotativi (e non denotativi ossia tramite particolari combinazioni e connessioni di note e ritmi di suoni) dunque non importante a livello di linguaggio strutturale. 

3 Comments
Luca Fantauzzi
9/10/2014 13:25:32

Beh, un ulteriore esempio di come è possibile fare chiarezza adducendo dati semplicemente riscontrabilissimi, esprimendo il tutto con chiarezza e grazia espressiva ormai rare. Si spera che ciò induca ad una adeguata riflessione da parte dei più, giacchè il Nostro mi sembra ben lungi dal voler demolire miti che in realtà non sono mai stati effettivi ma, al contrario, esauriente ed illuminante. Pur sapendo che non sarà facile. Io stesso nell' affrontare la lettura di questo bell' intervento di Carlo sono rimasto momentaneamente temporalmente e spazialmente disorientato.Ma poi, a ben vedere...

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Luca Fantauzzi
9/10/2014 13:38:29

Tomorrow never knows è un esempio lampante di come si possa, con grande sapienza, applicare ad un brano i trattamenti sonici di cui sopra. Ma in questo caso ne è derivata una fonte smisurata di suggestioni dalle quali non si può e non si vuole emergere. Un quadro impressionista, dalle mille pennellate è l' aggettivo che a mio avviso può calzare nel modo migliore... E naturalmente le altre citazioni, che ora mi vado ad ascoltare. Qui si va oltre la mera manipolazione sonora di certa pretesa psichedelia, qui si crea un ' interazione funzionale pressochè totale... Eccellente!!!

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carlo pasceri
9/10/2014 14:40:24

Caro Luca,
grazie dell'intervento!
Hai compreso molto bene lo spirito e il corpo di quel brano dei Beatles rivestito di bellissimi colori psichedelici.
Dunque sembra che dopo il primo "spaesamento" tu abbia trovato perfettamente la bussola... Sono davvero contento.
Ce ne dai qualche altro!?...

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    Carlo Pasceri
    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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