La chiave | Tempo medio-rapido in 4/4, due brevi sezioni, peraltro molto simili tra loro come armonie e motivi melodici; quattro accordi semplicissimi concatenati in modo del tutto convenzionale, un riff diatonico in DO di pochissime note (7), melodia diatonica (sempre in DO) senza alcuna alterazione. Questo è la “scheda” di uno dei brani più famosi di Pino Daniele, Musica Musica, incluso nel suo capolavoro, Nero a Metà, del 1980. È un pezzo musicale tra i più elementari che si possa immaginare, le sue sostanze costituenti sono alquanto scontate, anche se potrebbe non essere percepito in questo modo, è piuttosto estremo: con pochissimo riesce a essere efficace… Intendiamoci, non è un capolavoro ma, considerate la quantità e la qualità dei materiali usati, il risultato è molto maggiore della loro somma*. La sezione A (su cui si basa anche l’Intro) è composta soltanto da due accordi, DO e SOL (in rivolto), riff suonato dal basso (Sol-La-Si-Do-Sol-Si-La) che inizia col Do in anticipo (“fuori”), e melodia discendente incardinata alle note Sol-Mi-Do e Si. (Soltanto la primissima volta a 17” è sul primo movimento della battuta in battere.) |
La chiave per comprendere la qualità di Musica Musica malgrado premesse così sfavorevoli (dando per sottintesa la non comune abilità di Pino e dei suoi musicisti nell’eseguire le varie parti), sta in due soli fattori: il ritmo (del riff e della batteria suonata da Agostino Marangolo nei passaggi strumentali) e la scelta del lessico melodico a fronte dell’armonia impiegata.
Dunque le due sezioni sono composte da elementi quasi uguali, tuttavia la differenza percepita tra A e B è data da come è presentato il materiale: nella A gli accordi sono suonati a blocchi, rigidamente a ogni movimento di scansione metronomica; nella B arpeggiati e distesi con le transizioni mediane SOL/SI - LAm7 connettive i terminali DO e SOL presentati ossessivamente nella parte A.
Inoltre la melodia nella A ha carattere più aggressivo, più pacifico nella B (differenze prodotte da dissimili timbri e scansioni). Dunque due sezioni con fattori del tutto analoghi ma esposti in modo da produrre contrasto.
Il ritmo nella sezione A è martellante e sincopato, chiuso, mentre nella B è lineare e rilassato, aperto, guidato da una felpatissima e minimale cassa della batteria che segna appena e in backbeat i movimenti pari (2 e 4).
Altresì il raccordo tra B e A è quasi traumatico, giacché non solo il riff inizia con la sua coda e quindi sul terzo movimento della battuta precedente (1’03” e 1’50”), anticipando ulteriormente, ma soprattutto appena dopo la batteria esegue dei controtempi notevolissimi che fratturano la scansione temporale: è destabilizzato il normale fluire del tempo.
Il secondo aspetto è dato dal fatto che il pendolo tra i due accordi DO e SOL (della parte A, ma che strutturano pure la B e quindi l’intero pezzo), concretano un persistente ciclo (inverso) della cosiddetta cadenza perfetta, che rammenta la sequenza finale di un blues (ultime due misure); tuttavia la melodia non ha nulla di blues né nella parte A né nella B, né in termini di articolazione (glissati, bending ecc.) né di scala usata (pentatonica): infatti, è quasi classicheggiante, col suo andamento diatonico per terze/seste (Mi-Sol) e semitonali (Do-Si).
Ed ecco perché Musica Musica, seppur di forma e sostanza basilari, non è un brano banale: è lavorato in modo non comune, innanzandolo notevolmente come qualità.
Spesso quando artisti di questo calibro maneggiano materiale così povero, fanno comunque la differenza: con quattro assi, due mattoni e un po’ di sabbia edificano una rispettabile casetta…
*Comunque l’uso di elementi semplici/banali non dà necessariamente esiti di semplicità/banalità, infatti si possono congiungere moltissimi elementi di questa natura, magari anche in maniera bizzarra, e quindi rendere complessa una composizione; tuttavia ciò non è necessariamente indice di qualità.
Pino Daniele è uno dei protagonisti del mio libro Eroi elettrici - I grandi solisti della chitarra