Carlo Pasceri
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Libro Eroi Elettrici

Led Zeppelin vs Spirit: plagio o no?

19/6/2016

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​I Led Zeppelin sono (ancora) sotto accusa: Stairway to Heaven sarebbe stata copiata da un brano, Taurus, di un validissimo gruppo, gli Spirit. Sotto accusa è l’arpeggio iniziale.
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​Stairway to Heaven, uno dei brani più famosi di tutti i tempi, principia con un arpeggio di chitarra acustica di quattro battute, suoni di flauti armonizzati che, in questa prima e ripetuta parte, sottolineano l’armonia espressa dalla chitarra; poi nella seconda (a 26”), che cambia, i flauti cominciano a profilare un motivo melodico, anticipando, parafrasandolo (da 40”), quello principale della voce che segue. Ecco che a 53” entra, sovrapponendosi all’arpeggio, la semplice melodia vocale di quattro battute; a 1’59” termina e lascia spazio a un giro d’arpeggio di chitarra e ai flauti. A 2’53” questa sezione termina; in seguito verrà ripresa…
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L'arpeggio di Stairway To Heaven (Led Zeppelin)
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L'arpeggio di Taurus (Spirit)
​I due arpeggi non sono uguali, ma certamente nelle prime tre battute hanno delle forti somiglianze: note e andamento sono molto simili (nella quarta divergono del tutto). Comunque questa parte non è poi così particolare in un linguaggio barocco-classico-diatonico, infatti essa attiene a una formula piuttosto banale, tanto che lo stesso (bel brano) Taurus è chiaramente baroccheggiante… Ma soprattutto oltre a ciò Stairway è composto di molto altro e, seppur più o meno ordinario, lo sviluppo sin da subito è diverso. 
Peraltro Taurus è del tutto simile nei contenuti, molto più di quanto Stariway sia a esso, all’intro di un altro Hit, Michelle: questo è solo molto più rapido (quindi non arpeggiato) e acuto. Potremmo risalire i secoli per rintracciare la matrice di questo banalissimo passaggio… Qui la trascrizione è stata trasposta da FA minore a LA minore per evidenziare la quasi parità. 
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Michelle (Beatles)
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Taurus (Spirit)
​Decretare elementi di originalità e difformità in un contesto ricco di gradazioni di banalità e interferenze come il Rock e dintorni non è cosa semplice, considerando che in questi ambiti l’interpretazione vocale e altri aspetti connotativi sovrastrutturali fanno la differenza per il comune ascoltatore.
In un ambito musicale “basso” è la melodia l’elemento denotante la creazione, perché realizza il principale elemento di riconoscibilità di una canzone. Dunque generalmente è considerata essa l’elemento creativo distintivo di un brano. Perciò, prima di tutto, è la melodia che si analizza per decretare se sussiste plagio, e non l’armonia, con le sequenze di accordi e i ritmi (sia quelli del giro armonico sia quelli più propriamente percussivi). Tantomeno si prendono in considerazione i timbri.
Vale a dire che si può rapinare un po’ tutto, ritmi e sequenze di accordi (figuriamoci suoni e forme dei brani), ma non le melodie; o almeno fino a un certo punto. Sì perché per vari ordini di motivi è pure ammesso un certo grado di uguaglianza/similitudine, una parte (proporzionata) è tollerata. E siccome il Rock è sovente costituito di poco, e rivestito di molto, ciò comporta alcuni vantaggi e svantaggi piuttosto evidenti; talvolta emerge qualche situazione imbarazzante... Ma solitamente ce la si cava alla grande. Sempre e in tutti i generi musicali ci sono state coincidenze, imprestiti e ruberie… qui più di altri. 
In musica è invalsa la percezione dell’estremo, cioè la particolare linea melodica/motivo/riff e il generico impatto sonico, ovvero aggressivo-dolce/veloce-lento, con le tessiture frequenziali dei registri d’intervento degli strumenti e voci (bassi-medi-alti), e i colori timbrici (chiari-scuri). Pertanto un po’ tutto quello che sta in mezzo, e potrebbe essere molto e molto creativo, ahinoi, è percepito e quindi considerato come un accessorio: il comune ascoltatore assorbe in sé come contenuto creativo la cosa canticchiabile.
In verità, addirittura pure la vera e propria melodia cantata da Plant è molto simile a quella di un bellissimo brano dei Gentle Giant, Nothing at all, tanto per rimanere in temi di gruppi di Rock e dintorni e periodo, questo addirittura inglese e ancor più vicino temporalmente (1970). Peraltro anche Nothing principia con arpeggi di chitarra acustica con affine moto obliquo (alcune note ferme altre discendono).

Sia chiaro, con questo noi non vogliamo essere, quindi al contrario di quel che professa il gran maestro Ennio Morricone (*vedi nota a fondo pagina), condiscendenti verso queste strane e fortuite coincidenze, tutt'altro!
Le facoltà di distinguersi in musica sono moltissime, le coincidenze di forti similitudini, quando sono troppe, sono sospette: anche fosse di essere colpevoli di troppa pigrizia e poca fantasia… basti pensare che se volessimo con il pianoforte combinare (liberamente tra le ottave) anche solo 4 note, abbiamo in assoluto quasi 60 milioni possibilità, e con la chitarra quasi 5 milioni e mezzo.
Qualche esempio pratico, senza scomodare scale con raggruppamenti più particolari  o con numero di note che vada oltre le classiche 8 di quella maggiore e considerando solo una ottava (completa), una semplice melodia come quella di Yesterday, è costituita di circa 41 note distribuite su 11 misure, tralasciando le sezioni ripetute, quella esatta melodia è solo una delle oltre 10.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000 possibilità. Considerando per semplicità la stessa ritmica, pertanto la durata anche solo delle prime 3 note di Yesterday che sillabano il titolo (SOL-FA-FA), questa sequenza è una delle 512 evenienze di scelta che aveva il compositore nell'alveo di un'ottava della scala maggiore.
Anche prendendo gli ancor più semplici riff, come quello di Whole Lotta Love, che è costituito di 11 eventi ma di sole 3 note ripetute e distribuite su 2 misure di 4/4, presumibilmente prese da una stringa scalare pentatonica (in una sola ottava), pure se mantenessimo lo stesso schema ritmico e la scala pentatonica, avremo quasi 363 milioni di facoltà di variazioni a disposizione per fare musica più o meno diversa.
Infine, tanto per comprendere gli innumerabili ed esponenziali casi di distinzione di scelta che si hanno: inferendo, seppur rozzamente, una sorta di mini-ritmo alle note (che è il parametro che differenzia di più in una linea melodica), se intendiamo suonare anche solo 2 note all’interno di una sola ottava della scala maggiore (DO-MI o SI-LA o FA-RE ecc.), assegnando loro solo 2 possibili durate, semiminima/croma, avremo già 4096 evenienze; e basterebbe aggiungere due possibili pause (anche di ugual valore), per ottenere quasi 17 milioni di casi di distinzione musicale in quei pochissimi secondi; si consideri che a 96 bpm 5 secondi di musica equivalgono a 2 battute di 4/4. Questa, brevemente, è la piattaforma di eventualità di scelte nella selezione per costruire una frase melodica.

Dunque, considerate le potenzialità a disposizione, le “fatalità”, più o meno in buona fede, andrebbero sempre condannate o comunque stigmatizzate, scoraggiate, ma spessissimo non solo sono tollerate e non punite, viceversa in qualche misura da tutti (produttori e consumatori) auspicate e premiate: il familiare già sentito, finanche una similitudine che sfiora l’uguaglianza, un profilo del tutto sovrapponibile a molte altre cose, è confortante, più memorizzabile, perciò canticchiabile e quindi di successo. Scorciatoie di scorciatoie, come raccomanda uno che se intende: Ennio Morricone.
​
*"La musica orecchiabile, proprio perché tale, assomiglia a qualche cosa già scritta, già proposta alla gente. Se non fosse stata udita non avrebbe successo. Se un autore vuole davvero creare qualcosa di originale deve attingere a parametri inadatti alla musica leggera il cui prodotto e' una canzonetta, a volte dilettantesca, a volte infantile, sempre destinata ad un successo stagionale. La mia posizione morale e musicale è che chi ha coscienza di questa professione, pertanto della orecchiabilità forzata di queste canzoni che hanno vita breve, dovrebbe astenersi dal fare cause e contro cause per plagi indimostrabili e disturbare i giudici per queste cose". Dal libro “Anche Mozart copiava. Cover, somiglianze, plagi e cloni" (Auditorium, 2004) - Michele Bovi
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    Carlo Pasceri
    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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