Carlo Pasceri
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Libro Eroi Elettrici

La vera natura della Musica

7/5/2018

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Cosa è che rende musica la musica? Di là ovviamente di cantare e usare strumenti musicali, cosa dà coesione e coerenza, ordine ed efficacia alla musica
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In sostanza alle altre arti come quelle figurative, la riconoscibilità della natura, di forme, oggetti ed esseri viventi, in letteratura, narrazioni di vita verosimili e coerenti; tutto con nessi logici. Ma alla asemantica musica? 
L’indovinata disposizione di strofe, ritornelli ecc., la cantabilità di una melodia, un ritmo trascinante, un accordo intrigante? No, qualcosa di molto più essenziale, e di molto meno soggettivo...
Il genio tedesco vissuto tra il Seicento e il Settecento Gottfried Wilhelm von Leibniz affermò che la “musica è un occulto esercizio aritmetico dell’anima che numera senza sapere di numerare”: è proprio così.
Gli elementi costitutivi la dimensione musicale sono dati da rapporti matematici tanto facili quanto costanti, a cominciare dalle note stesse: la polarizzazione musicale è interamente realizzata da una elementare fenomenologia matematica, da proporzioni del tempo (e quindi delle frequenze soniche).
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Fatta salva la rudimentale melodia monodica esposta da una singola persona (canto, fischiettio o simili), l’evoluzione musicale si è basata sulle sovrapposizioni (e successioni) di più linee musicali, vocali o strumentali che siano; la possiamo chiamare polifonia armonico-ritmica, giacché il sovrapporsi di più linee (polifonia) determina naturalmente eventi di carattere sia armonici sia ritmici.

Quale che sia il genere e stile, semplice o complicata, la musica è formata da interrelazioni aritmetiche di suoni che si combinano; a queste i musicisti devono attenersi scrupolosamente, peraltro eseguendo le istruzioni con molta precisione, in termini di sincronia e intonazione.  
Una musica è più o meno facile/difficile a seconda della quantità di linee musicali che si susseguono e soprattutto si sovrappongono, insieme con la sua qualità (intesa come proprietà intrinseca semplice/complesso e non come valore estetico), data dalla semplicità/complessità dei rapporti matematici che sussistono tra gli eventi musicali.

Il rapporto numerico più semplice in assoluto è quello di 2/1 (o il suo inverso), che corrisponde a livello melodico-armonico all’intervallo di ottava (note con lo stesso nome solo più acute o basse: Do1-Do2), e ritmico al raddoppio/dimezzamento (come tra quarti e ottavi, ottavi-sedicesimi ecc.).
Un rapporto numerico appena più complesso come quello di 4/3, corrisponde a livello melodico-armonico all’intervallo di quarta (per esempio Do-Fa) e livello ritmico a eventi terzinati (o 12/8),
Pertanto meno linee polifonico-ritmiche ci sono, magari con proporzioni numeriche poco complicate, più queste musiche sono “comprese”.

Per esempio Whole Lotta Love dei Led Zeppelin è semplicissima perché ci sono pochissime e brevissime linee con rapporti numerici elementari, altresì ripetute una moltitudine di volte: chitarra e basso eseguono lo stesso ritmo a distanza di un’ottava, la batteria “dritta” in 4/4 che sottolinea ritmicamente il riff, e il motivo melodico è di poche note che si correlano in modo rudimentale col riff e quindi con la batteria.  

Un qualsiasi brano della Mahavishnu Orchestra o di Stravinsky non ha queste caratteristiche di estrema semplicità, anzi. Ma al di là del fatto che per questo motivo sia poco compreso o apprezzato, esso si basa sull’essenza di assoluta proporzione temporale (e frequenziale) degli eventi composti ed eseguiti (la sincronia tra i musicisti), ed è pertanto riconosciuto come musica. È quando una sequenza di eventi sonori non sono proporzionati temporalmente che non li riconosciamo come musica.

Di seguito c’è il basilare schema indicante i rapporti aritmetici di durate che sempre concernono il fare musica: ineludibile. Sempre a questo i musicisti si riferiscono quale che sia il genere e grado di complicatezze.
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(Tavola tratta dal libro Teoria Musicale di Lugi Rossi)
E oltre il fatto che l'occidentale scala generale dodecafonica chiamata Cromatica è basata da rapporti logaritmici tra le frequenze dati dalla formula 12√2 (radice dodicesima di due), sono ineludibili anche le proporzioni aritmetiche delle strutture armonico-melodiche: l’accordo più semplice e diffuso, il maggiore, quindi terza maggiore + terza minore (quinta giusta), nell’esempio il DO (Do-Mi-Sol), ha queste relazioni tra le sue frequenze sonore.
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Che sia di un brano di Beethoven o dei Rolling Stones, quando si esegue un accordo maggiore accade sempre questo. E un accordo è tanto più complesso quanto più complesse sono le proporzioni, cioè le relazioni numeriche, al suo interno.
All’inizio della musica occidentale (Medioevo) le polifonie armonico-ritmiche avevano i tre rapporti più semplici in assoluto: 2/1 (ottave), 3/2 (quinte) e 4/3 (quarte). Questo fenomeno si può notare anche oggi nelle popolazioni meno sviluppate in tal senso. E si badi che tutte queste non sono cose scoperte a posteriori, dopo la pratica, ma, al contrario, istituite dopo averle teorizzate, sin da Pitagora (V-VI secolo a.C.).

Insomma una musica è una corretta proporzionalità aritmetico-temporale (e frequenziale) cognitivo-esecutiva di eventi sonori: sovrapposizioni-successioni di suoni perfettamente misurate con precise intonazioni ed esecuzioni in sincrono; ciò dona oggettiva coesione e coerenza, ordine ed efficacia, che realizza inequivocabilmente nella sua essenza la musica, non altro.
 
P.S. L’elemento timbrico non è preso in esame, seppur anch’esso potenzialmente influente, perché, di fatto, è poco sfruttato nel campo di azione in oggetto.
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    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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