Carlo Pasceri
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Libro Eroi Elettrici

Il mondo futuristico di quel genio di Satie

20/9/2013

5 Commenti

 
Il compositore francese Erik Satie (1866 – 1925) è stato l’autore che a oggi si è rivelato il più attuale di tutti. ​I suoi lavori sono soprattutto per pianoforte, ed è stato attivo tra la fine dell’800 e gli albori del ‘900, influenzando molti suoi colleghi coevi, compreso il grande Debussy, ma soprattutto quelli cosiddetti d’avanguardia della seconda metà del ‘900.
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Questa modernità è data non tanto dalla musica come espressione del materiale usato (scale, ecc., ossia il lessico), non estremamente innovativo ed eccentrico in sé, quanto dall’atteggiamento intenzionale e formale di Satie nel comporre opere che pur basandosi su scelte consuete del materiale musicale, hanno sia un’originalità insita nelle melodie sia una disposizione in peculiari successioni di frasi, armonie e periodi musicali che determinano una forma di assoluta creatività musicale. ​
Satie non ha praticato soluzioni musicali ortodosse pregne di convenzioni e manierismi del passato e del suo presente, ma all’inverso ha proposto modelli che preconizzano l’immediato futuro (anche) per mezzo di “ispirazioni” tratte dall’acuta osservazione delle caratteristiche più nuove ed evidenti del mondo non musicale di allora; è pertanto giunto a un "linguaggio" diverso proprio per la “rappresentazione” di quei modelli (industrializzazione, commercio consumistico, burocrazia, fotografia, automatismi, cinema ecc.), anche se a tutta prima può sfuggire l’originalità musicale.

La sua arte si è espressa nel comporre musiche super melodico-cantabili che erano elegantemente ambient (“Gymnopédies”, “Gnossiennes”), o armonicamente audaci (Sarabandes), oppure musiche frammentatissime e ripetitive come flash musicali affastellati, affabulando improbabili “storie” (“Parade”, colonna sonora di “Entr’acte”, “Heures séculaires et instantanées” ), a blocchi armonici di accordi che fanno “cantare” la melodia, atonali o comunque tonalmente super modulanti anticipando anche il Jazz moderno post be-bop (“Prelude de la porte héroïque du ciel”), estatiche, monotone e quindi ancora ripetitive e provocatorie (Vexations).

Insomma Satie ha previsto l’era odierna (musicale e non) intuendo le fondamenta del nostro tempo presente o appena passato, effettivamente basata su pilastri minimali di ripetitività (e di monotonia) talvolta senza soluzioni di continuità e quindi musicalmente con risorse molto omogeneizzate tra loro che fluidificano il discorso musicale e che fanno tanto “ambiente”.

Talora invece queste “modernizzazioni” sono evidenziate con contrapposizioni e stacchi che operano dunque improvvise transizioni di frasi ripetute, che rendono il corso musicale instabile, nevrotico, pieno di curve, saliscendi e di ostacoli: questa musica si “solidifica” attimo dopo attimo e si cristallizza come fosse un frastagliato oggetto sonoro: piena espressione della stressante vita del XX secolo.
Satie è riuscito a fare tutto ciò con gli strumenti acustici orchestrali dell’epoca (principalmente il pianoforte) ma talvolta ha usato rumori come sirene, macchine per scrivere, fischi, pistolettate ecc.

Philip Glass, Steve Reich, Michael Nyman, John Cage, Terry Riley, Brian Eno, tra i tanti, sono personaggi che oltre mezzo secolo dopo Satie hanno appunto intrapreso la strada del minimalismo e della ripetizione, dell’ambient music anche con l’ausilio dell’elettronica che tanto ha stimolato la cosiddetta musica new age.
Tuttavia Satie non solo è il precursore assoluto e sardonico di questa nuova era musicale, ma pure l’unico che è riuscito a esprimere tanto un’età meccanica e disumanizzata quanto la spiritualità animistica che ne era rimasta schiacciata.

E questo è riuscito a farlo “operativamente” nello stesso momento, e non per affermazione e negazione logica l’una dell’altra, ma facendole “felicemente” coesistere: ecco il genio.
5 Commenti
Luca
22/9/2013 13:26:49

Allora, carlo io lascio il mio commento semplicissimo. Incredibili questi uomini che con il corpo sono vissuti in epoche ben precise ma con la mente fuori dal tempo ed oltre l' universo..

Rispondi
carlo pasceri
22/9/2013 17:46:15

Caro Luca,
hai perfettamente sintetizzato che cosa un vero artista è e fa! Grazie.

Rispondi
Danilo Petrelli
7/10/2014 09:34:25

Grande Carlo...come stai?
spero sempre tutto bene...
2 cose al volo:
fammi sapere dove e quando suoni
mi consigli qualche lettura e ascolto sulla dodecafonia?

Ciao Danilo.

Rispondi
carlo pasceri
7/10/2014 12:10:45

Caro Danilo,
che piacere "sentirti", e sono contento che la dodecafonia ti abbia "colpito".
Schoenberg e' la prima scelta. A te l'avventura tra le sue opere.
Ciao.

Rispondi
Alberto
11/5/2024 11:45:36

Ogni volta che suono un pezzo di Satie , al piano, mi chiedo come gli possano essere venute quelle idee alla fine dell' 800 .

Satie non era solo una persona stramba e bizzarra , era un compositore estremamente preparato , ed innovatore. Ascoltiamo tanto Satie nella musica strumentale di oggi solo che non lo comprendiamo appieno.

Ho visto che nei programmi dei conservatori stanno finalmente entrando alcuni suoi pezzi, Meglio tardi che mai . Solo ora questo straordinario compositore sta avendo il successo che si merita(va)

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    Carlo Pasceri
    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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