Sì, Viaggiare, brano presente nell'album Io Tu Noi Tutti del 1977 di Lucio Battisti, in 4/4 a tempo medio 112-117 bpm, è formato da due sole ma lunghissime sezioni che a loro volta hanno queste caratteristiche: la prima soltanto due accordi (FA#m7 – SI7) su due misure (sezione B), l’altra di quattro (DO#m7 – SI – LA – SOL#) sempre in due misure (sezione A). Quindi la strutturazione è obbligatoriamente una banale alternanza tra A e B, un vincolo di ossessiva ripetizione, con l’unica inserzione di una mini parte strumentale (Ponte) che ha una asimmetria: e qui si comincia a intravedere l’arcano...
Inizia (Intro) con quella che sarà la sezione B (il ritornello), ma è una introduzione con le sole tastiere presenti, un bel fraseggio pentatonico e i due accordi, segue l’entrata (Ponte) del resto del gruppo (chitarra, basso e batteria) sulla sequenza accordale che sarà quella di A (la strofa), ma “spezzata”: invece di effettuare per la quarta volta le due battute di 4/4 inerenti il giro accordale (8/4), si inserisce una variante costituita da un nuovo accordo (SOLsus7 SOL7) suonato in 3/8 in una sorta di unisono di tutti (a 29”). E siccome è suonato tre volte con una pausa di 3/8 e ripetuto, facilmente questa parte la si può considerare di due misure di 6/4; ma non è finita qui, c’è una mini coda di lancio e congiunzione di 2/4 per la parte strofica (A) consistente in una mini frasetta ascendente (a 35”). Insomma, sei battute di 4/4 + due di 6/4 + una di 2/4 (oppure nove di 4/4 + una di 2/4): sezione strutturata in modo alquanto anomalo.
Ma Sì, Viaggiare è molto più di questo, è una miniaturizzazione del secolare e geografico rapporto tra l’aspetto tonale e modale del generare musica. Infatti, la sezione A è tonale in DO# minore mentre quella B, traslando di una quarta ascendente, è in FA# dorico.
Si spiega così l’inusitata lunghezza delle due sezioni, che in questo modo stabilizza i due mondi musicali, rendendoli più fruibili e definendo Sì, Viaggiare un oggetto elementare nella forma più esterna ma, via via che ci si avvicina, dal contenuto non consueto.
D’altronde in relazione all’impianto armonico-melodico di base ci sono ben tre note strutturalmente aggiunte e quindi non episodiche o di passaggio, infatti sono variamente esplicate nell’accordo SOL del Ponte, nella seguente mini frasetta di lancio e congiunzione per la sezione A e nel quarto e ultimo accordo della sequenza di questa che, a rigore, doveva esser minore e non maggiore.
Ponte - a 16”, strumentale entra gruppo con stessa sequenza armonico-ritmica che sarà di A, poi (a 29”) coda di transizione di tutti in unisono di due misure 6/4, più una di lancio 2/4 (a 35”) che sarà usata anche in A
A - 36”
B - 1’11”
Ponte - 2’14”
A - 2’34” (iniziano “estemporanei” cori)
B - 3’08”
Ponte - 4’11” con elisa ultima battuta di lancio di 2/4
B - 4’30” prima cantato poi coda strumentale con assolo sinth a sfumare
Notevolissima diversificazione ritmica tra la sincopata e rimbalzante sezione A (che può rammentare la celebre All Along The Watchtower di hendrixiana memoria), e la rettilinea e ancorata a terra sezione B, con addirittura il rullante della batteria che suona tutti i quarti di scansione (anche la chitarra li sottolinea con un riffettino), e il basso che schiaccia il primo e il terzo quasi sottosuolo (per converso ogni tanto, per alleggerire, il basso suona il pattern divenuto obbligatorio nella Dance dell’epoca: sorta di walkin’ saltellante con gli ottavi accentuati in levare per una misura ciclicamente a 1’17” - 1’34” - 1’51” - 2’08”).
La melodia cantata da Battisti: nella sezione A frase di pochissime note e con una rapida curva di andamento fortemente discendente, più note e arco più dolce sulla B; notevole ampiezza tra la nota più alta e quella più bassa, oltre un’ottava. Inoltre da rilevare che la melodia è prevalentemente cantata a una voce, ma qua e là, e solo da metà pezzo in poi e apparentemente in maniera estemporanea, qualche inserzione di rinforzo di cori (da lui stesso eseguiti), che screzia l’estrema reiterazione del tutto, rendendo meno predicibile, e quindi più sorprendente, il pezzo.
Infine di Sì, Viaggiare non è da sottovalutare il rapporto quantitativo tra le parti cantate e strumentali, non così diffuso a favore di quelle strumentali, elevando ancor più il tasso di differenziazione con altri brani di successo, riuscendo dunque in maniera magistrale a deviare quel tanto che basta per offrire all’ascoltatore, sia a quello comune sia a quello più esperto, una grande e duratura soddisfazione.
Le sofisticazioni di questi equilibri, i gradi di inclinazione di questi piani che talvolta intersecano assi di fattori musicali predeterminati da secoli, fanno in modo di rendere l’oggetto musicale sottoposto a queste torsioni più profondo e quindi sfuggente nella sua intima comprensione.
L’assetto fondamentale che, a seconda di tempi storici e luoghi geografici, determina il quoziente di interesse per i comuni ascoltatori, è quello che suscita un pendolo (quasi subliminale) di domanda-risposta e quindi predizione-compimento degli episodi musicali che si avvicendano; il soggettivo indice di gradimento è definito dalle soggettive percentuali di successo alle attese.
E Lucio Battisti fu un maestro nel calibrare parti piane cantabilissime e ritmi aventi scansioni incisive con parti più sinuose se non complesse anche a livello ritmico, forme e strutture d’infrazione rispetto a quelle convenzionali: tutto tanto occulto quanto comunque “sentito” e quindi epidermicamente assorbito anche dal comune ascoltatore.
Altresì egli ha avuto nel cantare una capacità espressiva assolutamente peculiare, mediamente non compresa, se non addirittura ancor oggi diffusamente travisata: Battisti canterebbe male. No, abilissimo invece, ed è la sua più intima arma segreta, che rende i suoi meravigliosi brani, al netto della composizione su carta, ancor più speciali e difficilmente cantabili anche da interpreti di spessore.
Lucio Battisti, un autore e cantante unico, straordinario anche nelle cose più semplici.