Gentile Direttore, grazie.
Grazie dell’attenzione che comunque mi ha rivolto; ma sono dispiaciuto perché si è persa un’occasione: evidenziare un testo diverso, nell'impianto e nei contenuti, da tutti quelli in commercio, anche passati.
L’occasione si è persa non tanto per quello che c’è scritto nella recensione, ad esempio le critiche mosse, che comunque accolgo, ma per quello che non c’è scritto.
Ma no, io affermo già nelle primissime pagine che la tecnica è un supplemento della tecnologia […] la tecnica quindi è la terza ed ultima fase della competenza di un individuo dopo la pura conoscenza (teoria) e le sue potenzialità applicative.
O ancora: nel capitolo “Le Basi” ci sono alcune pagine che descrivono i caratteri generici e qualitativi del suono. Poi, spiegando le caratteristiche delle 2 macro tipologie di strumenti musicali e della conseguente pratica strumentale, si chiarisce il metodo tecnico d’articolazione musicale (pronuncia) che è l'insieme delle tecniche strumentali che determinano il fisico profilo d’inviluppo sonico.
Non mi risulta che siano così diffuse informazioni di questo tipo…
In un’altra parte affermo che per scegliere (a livello compositivo o di arrangiamento) una tonalità piuttosto che un’altra, va stimata la tecnica di articolazione propria necessaria dello strumento usato.
Contrapporre significa mettere contro, negare, io invece dico che la tecnica è una parte che si fonde conciliandosi con la tecnologia, quindi?
Tecnologia Musicale è sicuramente un difficile libro, formativo e informativo, anche come impianto e intenti oltre a contenuti e forma: ma se cominciamo a non capirci da qui, credo sarebbe davvero stupefacente se, andando più avanti nel testo in cose davvero complicate e innovative, condivideste tutto quello che si può leggere e non vi lasciassero perplessi alcuni passaggi.
Il libro è particolare e difficile pure negli argomenti, "sempre secondo un’ottica decisamente inusuale e per certi versi innovativa": lo ha scritto il recensore.
Ma il libro è innovativo soprattutto negli esiti, e liquidare con "non condividiamo tutto quello che si può leggere in Tecnologia musicale, alcuni passaggi in particolare ci hanno lasciati perplessi, ma sarebbe stato pressoché stupefacente il contrario, tenendo conto del terreno incredibilmente scottante"[...] è generico e non argomentato minimamente.
Pure a fronte di quello che avete prima scritto voi (ottica inusuale e innovativa), non mi sembra un bel servizio informativo per il lettore: così facendo in pratica si invalida tutto il testo.
E poi, che vuol dire? Qual è il terreno e per chi è incredibilmente scottante ?
C’è qualcosa che non va nell'approccio, nel metodo, negli esiti? Mi sta bene, ma argomentatelo.
Ma se non ritenete opportuno di farlo per qualche motivo (spazio, tempo ed energie necessarie), quella vostra mi sembra un’esposizione scorretta.
Bastava dire: in alcuni casi, non essendoci univocità di prospettive e opinioni, gli argomenti, la trattazione, le conclusioni raggiunte nel libro, che offre delle innovazioni a molti livelli e “originalità”, richiedono particolare attenzione pure critica.
Tecnologia Musicale non propone semplificazioni e riduzioni applicative pronte per l’uso che lasciano il tempo che trovano: un musicista potrebbe/dovrebbe trarre importanti conseguenze già il minuto dopo aver letto qualche pagina e continuare poi per un anno.
Di certo si potrebbe fare un mini-libro di esempi pratici e applicazioni, che comunque ci sono, tuttavia io sono convinto che una volta emessa l’oggettiva istruzione, anche gravida di conseguenze, è appunto lo studioso che deve fare il resto, lavorare su di essa per le sue soggettive realizzazioni.
La direzione della didattica e dei libri più diffusi (per non parlare dei video presenti soprattutto in rete) è fortemente volta a conseguire specifici risultati nel più breve tempo e con meno sforzo possibile; il dazio da pagare è che ciò non illumina nuove possibili strade, senza demarcazioni che portino chissà dove, ma solo i solchi battutissimi di carreggiate e corsie ben indirizzate in posti affollatissimi.
Ciononostante, Tecnologia Musicale offre una moltitudine di informazioni, anche del tutto scorporate e scorporabili, molto veloci e consultabili quasi come fosse un manuale: dati, numeri, definizioni esplicate (spesso di natura matematica o comunque logica) che non si trovano nemmeno in manuali o enciclopedie dedicate.
Perché non è stato evidenziato? Perché non è stato riportato che di solito nel testo ci sono molti diagrammi e caselle di testo che appunto indicano pure quelle cose?
Anche solo esaminando il capitolo sul tempo e sul ritmo, perché non è stato sottolineato che il libro fornisce una teoria esaustiva con tanto di definizioni, approfondimenti, sviluppi ed esempi che nessun altro testo offre?
Ancora oggi, a tutti i livelli (dal musicista militante al musicologo), regna una gran confusione anche solo nel definire e quindi differenziare metro, tempo e ritmo: figuriamoci!
In conclusione, evidentemente il flusso Out/In non è andato a buon fine.
Tuttavia, se è vero che è sempre possibile un miglioramento da parte mia nell'emettere un segnale più chiaro, è altrettanto vero che se la parabola del ricevente non ha sufficiente diametro e/o non è orientata bene e posta a sufficiente altezza, in ogni caso il segnale in entrata sarà parziale e disturbato e quindi mal compreso e stimato.
Grazie.
P.S. Per lo stile sintattico non amichevole: in effetti, propendo per la precisione di termini e le conseguenze logiche nelle frasi che sono pure a volte un po’ lunghe e pesanti.
Per la bibliografia non citata: è che nel mio caso ho valutato che non avrebbe avuto senso, anzi sarebbe stato un elemento che avrebbe confuso il lettore. (Non è poi così comune una bibliografia In testi del genere.)
Ovviamente ho studiato su centinaia di libri e scritti, e le informazioni che ne ho ricavato, nella quasi totalità dei casi, sono state da me rielaborate e corrette, e non solo formalmente, ma soprattutto in termini di dati oggettivi, conseguendo esiti innovativi che non fanno in sostanza riferimento a niente e nessuno.
Che senso avrebbe avuto mettere una bibliografia di moltissimi libri con dati diversi dal mio di testo?
Altrettanto confondente sarebbe stato se avessi messo solo quei pochissimi testi per i quali ho assunto quelle poche informazioni così come sono, rielaborate solo in termini formali e come eventuali proiezioni applicative. Peraltro nel libro qualche citazione e rimando ad autori e testi qua e là li ho fatti. Ma che avrebbe pensato il lettore con una bibliografia di 2 o 3 testi?
Comunque colgo l’occasione di “accreditare” al fisico Andrea Frova l’informazione che ho estratto e sperimentato dell’indeterminatezza tonale (“Fisica nella musica” - Zanichelli,1999), con la quale ho concluso il mio libro. Ad ogni modo sto (ri)valutando d'inserire una bibliografia in un'eventuale nuova edizione del libro; chissà!