Carlo Pasceri
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Libro Eroi Elettrici

Lettera aperta ad Axe

14/3/2013

9 Comments

 
Lamento spessissimo la perdita di occasioni nel dimensionare (o ridimensionare) correttamente oggetti e soggetti: troppe volte s'incensano specie di cosine e cosucce e s’ignorano o si minimizzano le cose. È la regola e non l’eccezione avere superficiali e soggettive analisi di lavori; sia come impostazioni sia come esiti. A conferma di questo andazzo, purtroppo, trovo una recensione del mio libro “Tecnologia Musicale” pubblicata questo mese su una rivista musicale (AXE ): mi ha indotto di scrivere una lettera aperta al Direttore. 
......................................................................................................................

Gentile Direttore, grazie.

Grazie dell’attenzione che comunque mi ha rivolto; ma sono dispiaciuto perché si è persa un’occasione: evidenziare un testo diverso, nell'impianto e nei contenuti, da tutti quelli in commercio, anche passati.  
L’occasione si è persa non tanto per quello che c’è scritto nella recensione, ad esempio le critiche mosse, che comunque accolgo, ma per quello che non c’è scritto.
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Nella recensione già si dice poco, e con quel poco il recensore, pur amichevole come stile, riporta inesattezze: “sempre secondo l’autore, la tecnologia si contrappone quindi alla tecnica, intesa come legata semplicemente al fare, alla messa in atto”, scrive l’articolista.
Ma no, io affermo già nelle primissime pagine che la tecnica è un supplemento della tecnologia […] la tecnica quindi è la terza ed ultima fase della competenza di un individuo dopo la pura conoscenza (teoria) e le sue potenzialità applicative.
O ancora: nel capitolo “Le Basi” ci sono alcune pagine che descrivono i caratteri generici e qualitativi del suono. Poi, spiegando le caratteristiche delle 2 macro tipologie di strumenti musicali e della conseguente pratica strumentale, si chiarisce il metodo tecnico d’articolazione musicale (pronuncia) che è l'insieme delle tecniche strumentali che determinano il fisico profilo d’inviluppo sonico.
Non mi risulta che siano così diffuse informazioni di questo tipo…
In un’altra parte affermo che per scegliere (a livello compositivo o di arrangiamento) una tonalità piuttosto che un’altra, va stimata la tecnica di articolazione propria necessaria dello strumento usato.
Contrapporre significa mettere contro, negare, io invece dico che la tecnica è una parte che si fonde conciliandosi con la tecnologia, quindi?

Quindi, caro Direttore, o avete capito male oppure avete usato uno stile sintattico amichevole ma improprio.

Tecnologia Musicale è sicuramente un difficile libro, formativo e informativo, anche come impianto e intenti oltre a contenuti e forma: ma se cominciamo a non capirci da qui, credo sarebbe davvero stupefacente se, andando più avanti nel testo in cose davvero complicate e innovative, condivideste tutto quello che si può leggere e non vi lasciassero perplessi alcuni passaggi.
Il libro è particolare e difficile pure negli argomenti, "sempre secondo un’ottica decisamente inusuale e per certi versi innovativa": lo ha scritto il recensore.
Ma il libro è innovativo soprattutto negli esiti, e liquidare con "non condividiamo tutto quello che si può leggere in Tecnologia musicale, alcuni passaggi in particolare ci hanno lasciati perplessi, ma sarebbe stato pressoché stupefacente il contrario, tenendo conto del terreno incredibilmente scottante"[...]  è generico e non argomentato minimamente. 
Pure a fronte di quello che avete prima scritto voi (ottica inusuale e innovativa), non mi sembra un bel servizio informativo per il lettore: così facendo in pratica si invalida tutto il testo.
E poi, che vuol dire? Qual è il terreno e per chi è incredibilmente scottante ?
C’è qualcosa che non va nell'approccio, nel metodo, negli esiti? Mi sta bene, ma argomentatelo.
Ma se non ritenete opportuno di farlo per qualche motivo (spazio, tempo ed energie necessarie), quella vostra mi sembra un’esposizione scorretta. 
Bastava dire: in alcuni casi, non essendoci univocità di prospettive e opinioni, gli argomenti, la trattazione, le conclusioni raggiunte nel libro, che offre delle innovazioni a molti livelli e “originalità”, richiedono particolare attenzione pure critica. 

Tecnologia Musicale non propone semplificazioni e riduzioni applicative pronte per l’uso che lasciano il tempo che trovano: un musicista potrebbe/dovrebbe trarre importanti conseguenze già il minuto dopo aver letto qualche pagina e continuare poi per un anno. 
Di certo si potrebbe fare un mini-libro di esempi pratici e applicazioni, che comunque ci sono, tuttavia io sono convinto che una volta emessa l’oggettiva istruzione, anche gravida di conseguenze, è appunto lo studioso che deve fare il resto, lavorare su di essa per le sue soggettive realizzazioni.
La direzione della didattica e dei libri più diffusi (per non parlare dei video presenti soprattutto in rete) è fortemente volta a conseguire specifici risultati nel più breve tempo e con meno sforzo possibile; il dazio da pagare è che ciò non illumina nuove possibili strade, senza demarcazioni che portino chissà dove, ma solo i solchi battutissimi di carreggiate e corsie ben indirizzate in posti affollatissimi. 
Ciononostante, Tecnologia Musicale offre una moltitudine di informazioni, anche del tutto scorporate e scorporabili, molto veloci e consultabili quasi come fosse un manuale: dati, numeri, definizioni esplicate (spesso di natura matematica o comunque logica) che non si trovano nemmeno in manuali o enciclopedie dedicate. 
Perché non è stato evidenziato? Perché non è stato riportato che di solito nel testo ci sono molti diagrammi e caselle di testo che appunto indicano pure quelle cose?
Anche solo esaminando il capitolo sul tempo e sul ritmo, perché non è stato sottolineato che il libro fornisce una teoria esaustiva con tanto di definizioni, approfondimenti, sviluppi ed esempi che nessun altro testo offre? 
Ancora oggi, a tutti i livelli (dal musicista militante al musicologo), regna una gran confusione anche solo nel definire e quindi differenziare metro, tempo e ritmo: figuriamoci!

In conclusione, evidentemente il flusso Out/In non è andato a buon fine. 
Tuttavia, se è vero che è sempre possibile un miglioramento da parte mia nell'emettere un segnale più chiaro, è altrettanto vero che se la parabola del ricevente non ha sufficiente diametro e/o non è orientata bene e posta a sufficiente altezza, in ogni caso il segnale in entrata sarà parziale e disturbato e quindi mal compreso e stimato. 

Grazie.


P.S. Per lo stile sintattico non amichevole: in effetti, propendo per la precisione di termini e le conseguenze logiche nelle frasi che sono pure a volte un po’ lunghe e pesanti. 
Per la bibliografia non citata: è che nel mio caso ho valutato che non avrebbe avuto senso, anzi sarebbe stato un elemento che avrebbe confuso il lettore. (Non è poi così comune una bibliografia In testi del genere.)    
Ovviamente ho studiato su centinaia di libri e scritti, e le informazioni che ne ho ricavato, nella quasi totalità dei casi, sono state da me rielaborate e corrette, e non solo formalmente, ma soprattutto in termini di dati oggettivi, conseguendo esiti innovativi che non fanno in sostanza riferimento a niente e nessuno. 
Che senso avrebbe avuto mettere una bibliografia di moltissimi libri con dati diversi dal mio di testo? 
Altrettanto confondente sarebbe stato se avessi messo solo quei pochissimi testi per i quali ho assunto quelle poche informazioni così come sono, rielaborate solo in termini formali e come eventuali proiezioni applicative. Peraltro nel libro qualche citazione e rimando ad autori e testi qua e là li ho fatti. Ma che avrebbe pensato il lettore con una bibliografia di 2 o 3 testi?  
Comunque colgo l’occasione di “accreditare” al fisico Andrea Frova l’informazione che ho estratto e sperimentato dell’indeterminatezza tonale (“Fisica nella musica” - Zanichelli,1999), con la quale ho concluso il mio libro. Ad ogni modo sto (ri)valutando d'inserire una bibliografia in un'eventuale nuova edizione del libro; chissà!
   
9 Comments
Pierluigi Bontempi link
28/3/2013 11:33:09

Caro Carlo,
sono l'autore della recensione di cui parli in questa lettera aperta, e altrettanto pubblicamente mi sembra opportuno rispondere alle tue osservazioni.
Prima di tutto una precisazione: indirizzi la tua lettera al direttore di Axe, che però non ha preso parte alla recensione. Fortunatamente ad Axe i collaboratori sono liberi di scrivere ciò che pensano, senza condizionamenti di sorta. Ma sicuramente lo sai, visto che anche tu un tempo hai scritto per questa testata. Immagino quindi tu abbia solo voluto rifarti alla tradizione delle "lettere al direttore", ma ci tenevo a precisare quanto detto. Fatta questa premessa veniamo a noi!
Nel preambolo dichiari in sostanza che il tuo recensore non ha saputo rilevare la qualità del tuo libro (parafraso, credo correttamente). Insomma, ti auto lodi; non mi sembra un esordio che lasci presagire un'accettazione serena di critiche che, te lo garantisco, non volevano assolutamente essere distruttive, ma al limite costruttive.
Sulla questione del "contrappone" volevo semplicemente porre in evidenza come nella tua trattazione "tecnica" e "tecnologia" siano cose distinte, cooperanti ma distinte e non intercambiabili. I loro significati si contrappongono l'uno all'altro, nel senso che sono diversi. Se la scelta di quel termine ha confuso altri lettori ti ringrazio dell'opportunità che mi offri qui di chiarire.
Il terreno scottante è quello che ti proponi di battere: il raggiungimento di un sapere che aspiri all'oggettività scientifica. O quantomeno questa è l'impressione che ho avuto leggendo Tecnologia musicale. Se non ti sembra scottante un'ambizione simile, in particolare se collocata in ambito artistico, non so davvero cosa potrebbe sembrartelo..
Chiedi poi di argomentare il "non condividiamo tutto". Una recensione è una recensione e ha degli spazi ben definiti in termini di caratteri, non è una dissertazione scientifica. Già come è stata pubblicata, questa recensione ha occupato più spazio dello standard, non puoi pretendere che si dedichino 3 facciate alla recensione di un libro, non credi? Era importante annotare che alcuni passi ci avevano lasciati perplessi, ma non c'era né lo spazio né - presumibilmente - un sufficiente interesse dei lettori per giustificare ulteriori argomentazioni (e quindi spazio sottratto ad altri articoli). Poi torni a lodare il tuo libro e addirittura ... a dire cosa avremmo dovuto scrivere! Non noti una certa confusione di ruoli?
Nella parte prima del "Grazie" rilevi in sostanza come secondo te (parafraso anche qui, e ancora credo di farlo correttamente) chi ha recensito non è stato sufficientemente preparato o acuto per comprendere il libro. Al di là del fatto che ancora una volta ti lodi da solo, annoto a riguardo la mia concezione della comunicazione: se parlo e chi ho davanti non capisce, in linea di massima sono io il primo a dovermi fare un esame di coscienza, troppo facile scaricare sul pubblico eventuali insuccessi comunicativi. Tantopiù che in questo caso è lecito supporre una certa preparazione del lettore.
Per lo stile sintattico non amichevole mi spiace ma non centra nulla il rigore argomentativo, lasciatelo dire, si sarebbe potuto adottare uno stile meno complicato e passare le medesime informazioni.
Sulla bibliografia, annoto solo che in genere viene riportata non per far vedere che abbiamo copiato o che altri la pensano come noi. La bibliografia fornisce un quadro generale degli studi da cui sei partito, dei riferimenti, di ciò che vai a confutare addirittura. La bibliografia permette a chi legge di capire le tue radici, le origini dei tuoi ragionamenti, permette di verificare, confrontare, approfondire. Una curiosità, hai letto centinaia di libri e sono tutti da buttare, a parte quello di Frova e un altro paio? Scusa ma faccio un po' fatica a crederci..
Ti lanci con passione, immenso impegno e competenza in territori complicati, e per questo hai tutta la mia ammirazione, ma l'auto lodarsi, il rifiutare le critiche e il sostenere che pressoché qualsiasi altra pubblicazione è senza valore non aiutano certo a proseguire il proprio cammino di ricerca nel modo più veloce, sicuro e fruttuoso. O almeno questa è la mia opinione. Ti auguro che tanti lettori di Axe acquistino il tuo libro, e si facciano un’idea più approfondita di quanto proponi, e ti auguro in bocca al lupo per il futuro!

Ciao!

Pierluigi

PS se capitasse ancora una situazione di questo tipo…avvisami, non è difficile reperire i miei contatti su Web o tramite Axe, mi ha fatto piacere rispondere, ma ho saputo solo per caso di questa tua “recensione della recensione”..



Reply
carlo pasceri
29/3/2013 15:29:02

Caro Pierluigi,
dopotutto il referente per tutti e due noi in questo caso è il tuo direttore e attraverso lui credo sia giusto sempre passare e non bypassarlo, in fondo è lui che decide se sì, no, come, quanto e quando; poi sarà lui a informare. Sono contento che hai scritto solo tu, ma proprio perché un tempo ho scritto anche io per questa testata, so che a volte le opinioni scaturiscono fluidamente da dialoghi e confronti in redazione, pure quando si scrive al singolare. Ma veniamo a noi.
Non mi auto lodo perché non parlo con ammirazione di me stesso, ma rilevo che chi è stato chiamato a scrivere sulle mie cose, non lo ha fatto nel modo che ho ritenuto adeguato. E questo poi mi pare di averlo pure argomentato. Io argomentandolo dopo elenco una serie di dati, che tu percepisci come auto lodi; ma sono solo dati oggettivi che tu non hai rilevato o comunque riportato. Affermo che è “un testo diverso, nell'impianto e nei contenuti, da tutti quelli in commercio, anche passati”: ma questo è vero e incontrovertibile. Questo è quello che intendi per lodarsi? Sono doppiamente dispiaciuto.
E poi non facciamo i soliti, ovviamente chi pubblica una qualsiasi cosa, un libro, un disco ecc., crede che quella cosa sia valida. Ma il fatto di credere che quella cosa sia valida, non vuol dire credere sia perfetta; quindi se le critiche oltre a pretender di essere costruttive sono oggettivamente valide, ben vengano, ma non quelle mosse da te a 3/4 della recensione.
Inoltre io mi lamento sin da subito soprattutto per quello che NON è stato riportato del libro. Ancora un esempio? Tu scrivi “vengono affrontati tra gli altri temi basilari come l’armonia, le scale, le note, gli accordi, la melodia, il ritmo”: perché non hai riportato gli ALTRI argomenti e i capitoli più interessanti e originali? Basterebbe solo questo per avallare quello che già nel preambolo scrivo: è la regola e non l’eccezione avere superficiali e soggettive analisi di lavori; sia come impostazioni sia come esiti. Non è lodarsi è consapevolezza oggettiva.
Quando dico che il mio libro non ha semplificazioni e riduzioni applicative pronte per l’uso (nella teoria), ma allo stesso tempo ha una grande e oggettiva moltitudine di dati e definizioni (che non sono state nemmeno accennate come esistenti nella recensione), e della peculiarità dell’intero capitolo sul tempo e sul ritmo, dico quello che c’è, né più né meno. O sbaglio?
Questo è lodarsi?
Tu scrivi nella lettera: “sulla questione del "contrappone" volevo semplicemente porre in evidenza come nella tua trattazione "tecnica" e "tecnologia" siano cose distinte, cooperanti”. Ma hai posto in evidenza malissimo perché non solo non hai indicato che sono ben cooperanti, ma non lo hai nemmeno accennato.
Di più e ancora, e scusami tanto, ma io ho scritto chiaramente nella lettera che “la tecnica è una parte che si fonde conciliandosi con la tecnologia” e tu ancora mi scrivi che sono “cose distinte”, ma le cose distinte non si fondono! La conoscenza teorica-tecnologica implica la conoscenza tecnica; queste 2 sono casomai diverse. Io affermo solo che la sapienza estesa della tecnologia può sviluppare i nostri orizzonti creativi laddove la tecnica, essendo eventualmente la messa in atto, non può lei da sola aumentare eventualmente la nostra creatività. Non confondere le cose e cerca di distinguere.
Mi spiace, ma così tu confermi le parafrasi che fai a riguardo, riportando i miei timori relativi ai riceventi, ben prima di discutere sullo stile e sui vari rigori; non mi sembra tu sia orientato bene.
Francamente si potrebbe chiudere qui, ma… Siccome non voglio scaricare su di te i miei insuccessi comunicativi, continuo e provo a spiegarmi meglio.
Nel finale della mia lettera non lodo il mio libro, lo descrivo anche in termini di esiti che mi sono proposto possa e debba conseguire, e siccome sono io a farlo, quello che lo ha scritto, di certo quello è il mio convinto e sicuro punto di vista.
Ma tu quando scrivi un libro o semplicemente fai lezione, non hai un progetto in testa, delle aspettative, percorsi, metodi, insomma, ci credi in quello che fai? Credi che sia giusto e corretto? Io quando faccio una cosa di solito ho questo tipo di “sentimenti”.
Del terreno scottante, l’ambizione e la scienza. Che vuol dire quando scrivi che è scottante l’ambizione che mi propongo ossia “il raggiungimento di un sapere che aspiri all’oggettività scientifica”?

Reply
carlo pasceri
29/3/2013 15:29:44

Per scientifico intendi cose fisiche-matematiche inoppugnabili? Il sapere è l’insieme delle conoscenze acquisite mediante lo studio di qualcosa, se questo qualcosa è basato su dati oggettivi, è un sapere scientifico. Banalissimo esempio, quando affermo che la scala maggiore è composta di 8 note e la pentatonica di 6, è inoppugnabile, prova a contarle, io l’ho fatto, e tu? Oppure devo dare retta a TUTTI i libri di musica che affermano che sono 7 e 5 (e metterli pure in bibliografia)? Scotta? Scusami, ma forse non hai letto bene il mio libro.
Comunque se c’è un’arte che ha dei fondamenti scientifici-matematici, questa è proprio la musica. Quindi mi sembra che la “collocazione” di una mia simile “ambizione”, sia del tutto giustificata, pure considerando che testi del genere non ce ne sono. Certo il mio lavoro è ambizioso, nel senso che aspiro vivamente che si possano squarciare i molti veli, le ignoranze diffuse, e gli schematismi imperanti. Per questo è scottante? Allora hai ragione! Comunque nel libro ho differenziato le cose oggettive e scientifiche dalle mie conclusioni e applicazioni, suggerimenti, indicazioni, stimoli ecc.
E poi cosa è che garba poco, tutte quella gran massa di dati, numeri, formule ecc., che non si sono mai visti in un libro di musica, ma che tu nemmeno hai accennato nella recensione? È il nostro abbecedario, il nostro vocabolario, la nostra grammatica, le nostre tabelline: cos’è che scotta? Lo so bene che c’è sempre una formidabile resistenza quando nel “campo artistico” entra il razionale; che si preferisce pensare che i grandi poeti non siano prima dei grandissimi letterati, ma solo gente folgorata da chissà quali emozioni e ispirazioni, e contorcendosi, in un attimo scrivono…
Uno degli atteggiamenti più negativi nei confronti dell’arte e in particolare della musica è proprio questo, il terreno è scottante e moltissimi si sono già bruciati.
Tu scrivi “non puoi pretendere che si dedichino 3 facciate alla recensione di un libro, non credi? Era importante annotare che alcuni passi ci avevano lasciati perplessi, ma non c'era né lo spazio né - presumibilmente - un sufficiente interesse dei lettori per giustificare ulteriori argomentazioni (e quindi spazio sottratto ad altri articoli)”.
Ecco appunto, io non ho preteso niente, nemmeno la recensione, ma so bene che nella rivista gli spazi da assegnare, quando sono ritenuti pertinenti e opportuni rispetto a qualcosa o qualcuno, sono sempre stati variabili. D’altra parte un libro così non se ne trovano in giro (mi sto lodando?), e se la cosa poteva essere complicata, e non avete individuato che poteva essere interessante approfondire, non c’era obbligo di fare una recensione oltretutto pure con queste "criticità", anzi.
D’altra parte io mi sarei comunque lamentato che un libro del genere (pure scritto da altri) fosse tutto sommato trattato alla stessa stregua di un “Suonare nello stile di...”, o giù di lì, come tantissimi metodi in circolazione.
Con questo non voglio dire che il mio libro debba essere la bibbia, ma che sicuramente potrebbe generare, anche mediante confronti critici, costruttive rielaborazioni dati che potrebbero essere interessanti per tutti. Altrimenti per un libro di 332 pagine così peculiare, a quel punto era meglio lasciar perdere.
Io non ho preteso nulla più che profondità e serenità nell’andare ad affrontare un testo del genere, se lo spazio dedicato è quello e il tuo direttore non ha ritenuto dedicarne di più, è stato speso pure molto male. Una recensione (oltre a descrivere) è una ponderazione attenta, un esame critico per formulare un giudizio; non era, come scrivi tu, “importante (solo) annotare che siete rimasti perplessi”, e che non condividete tutto, insisto, era importante dire perché.
E se non potevate dirlo, quelle 2 righe che mi sono permesso di scrivere è per esplicare, proponendolo in pratica, che perlomeno si poteva (non doveva) fare una cosa del genere, che oltretutto non mi sembra sia compiacente verso di me: non era per rivoltare i ruoli, ci mancherebbe altro, era per proporre (secondo me) una più corretta esposizione delle vostre perplessità. (E poi detto fra noi quale sarebbe il problema? Non sei disposto ad accogliere critiche? Nel blog ho scritto un articolo sui critici, potrebbe essere interessante…)
Oppure quantomeno potevate semplicemente citare e descrivere le premesse, conclusioni, contenuti, argomenti, forma (e sospendere i giudizi).

Reply
carlo pasceri
29/3/2013 15:30:17

Non mi sorprende la tua concezione della comunicazione, infatti, mi sembra che sin dall’inizio (tecnologia/tecnica) tu hai compreso male, o male riportato (seppur amichevolmente) passi scritti che non mi sembrano né di alto rigore argomentativo né di stile poco amichevole; non solo del libro ma anche relativamente alla lettera. Io non scarico insuccessi comunicativi, sei tu (o altro pubblico) che ti sei caricato troppo o male. E poi magari a volte è il contrario: troppo facile quando non si comprende bene che è colpa dell’emettitore. Il mio è un libro, non è l’articolo di un quotidiano, che se non lo comprendi subito non lo rileggerai una seconda volta, bisogna faticare a volte, e allora?
Io non mi auto lodo, registro il dato che tu forse hai avuto troppa fretta nel leggere il libro (a prescindere che certo dovrebbe esser più che lecito, ma doveroso, che tu abbia la giusta preparazione a riguardo), e anche da questa tua risposta confermi che forse leggi frettolosamente pure una lettera.
Comunque per lo stile l’ho già detto, oppure ti è sfuggito anche questo: sono sicuramente migliorabili le mie emissioni. Quindi tranquillo, sono sereno e me lo lascio dire, a patto però che si dimostri che è lo stile complicato che rende difficile la profonda comprensione e non altro.
Infatti, anche per la bibliografia l’ho già scritto, addirittura sto ripensando la cosa, ma tu insisti: ma è così complicato capire quello che scrivo, caro Pierluigi? Quando nella recensione dici che posso procurare mal di testa e che quindi si desiste dalla lettura del libro, e scrivi nella lettera che qualcuno può non capire quello che ho scritto, parli anche per te?
Però ti scuso, dico davvero, mi rendo conto che tu possa faticare a credere che la maggior parte dei testi non li ritenga INTERAMENTE validi, tanto da non evidenziarli per far comprendere dove sono le mie radici. Quindi come ho già scritto (ma il mio stile ormai è assodato che è poco amichevole e non si capisce, quindi ripeto), come fanno i lettori a verificare, confrontare e approfondire, se quello che io ho scritto e “certificato” non coincide con quelli che riporto nella bibliografia? Non pensi che di là della mera curiosità, sia confondente e faccia un cattivo servizio al lettore? (Bibliografie in testi del genere non sono comuni come in altre tipologie.)
Insomma, non me la sono sentita di indicare libri che sicuramente non sono da buttare e senza valore, ma non sono nemmeno dei riferimenti positivi di riscontro per il mio testo: lo sono in massima parte come comparazione negativa (però mi sembra un po’ sadico per il lettore). D’altra parte lo stimolo più forte per scrivere il libro è derivato proprio da questa mia insoddisfazione di trovare non dico IL testo definitivo, ma quantomeno alcuni non colmi di affermazioni più che opinabili, almeno per me; e proprio perché così diffusi questi dati e impostazioni, in questo quadro di riferimento, un libro vale l’altro.
Oppure dovrei dire: questi sono i libri che ho letto, consultato e studiato, ma attenti, nella stragrande maggioranza dei casi ci sono scritte pure cose sbagliate in assoluto, o per me non valide e che non condivido. Mi consigli questo? Magari lo farò in seguito, pure fornendo insieme con il libro pasticche per il mal di testa, dopo aver migliorato lo stile, ovviamente!
Grazie dei complimenti e degli auguri, ma spero di aver chiarito che non mi sono auto lodato e che sono in grado di accettare critiche e confrontarmi, tuttavia una mia opinione: non avere pregiudizi anche su scritti e pubblicazioni altrui (nel bene e nel male), sicuramente aiuta moltissimo il proprio cammino di ricerca, che sarà fruttuoso e sicuro da mediocrità; ma non veloce. È proprio questa lentezza di studio e apprendimento che darà i frutti più succosi. Bisogna avere pazienza, io ne ho; e tu?
Ciao
Carlo
P.S. Al tuo direttore avevo chiesto (dovresti saperlo) una replica sul giornale, che, seppur con fatica, in effetti mi aveva concesso, ma le modalità da lui proposte erano per me inaccettabili. Pertanto avevo avvertito il tuo direttore che avrei scritto sul mio sito e che IO non avrei avuto problemi di ospitare qualsiasi replica dibattito ecc., da parte di chiunque.

Reply
Pierluigi Bontempi
29/3/2013 15:30:36

Ascolta Carlo, credo che chi legge i nostri interventi si possa fare un'idea precisa delle rispettive posizioni, dei nostri ruoli in questa vicenda e del modo in cui abbiamo deciso di porci l'uno rispetto all'altro.
Credo che chi dovesse leggere Tecnologia musicale potrà valutare da solo se la mia recensione sia stata pertinente o meno.

Fammi sapere se altri recensori scriveranno quello che a tuo giudizio è giusto scrivere.

In attesa che questo accada ti auguro di passare una buona serata,

Pierluigi Bontempi

Reply
carlo pasceri
29/3/2013 15:35:51

So what.
Buona serata a te.
Carlo

Reply
massimo franceschini
30/3/2013 14:42:19

Caro Carlo, per me è un po' triste constatare, ancora una volta, che viviamo in un'epoca così imbalsamata....il "dibattito" è stato abbastanza chiaro, almeno per me...purtroppo oggi un libro vale l'altro...un disco pure....siamo tutti belli, bravi e buoni...tutti grandi artisti e viviamo nel miglior mondo possibile...per l'impossibile vedremo!
Oggettivamente il tuo è un libro importante perchè, al di la degli esiti e senza entrare nel merito degli argomenti, è profondo, documentato, sostenuto abbondantemente, pieno di visioni e argomenti anche del tutto innovativi.
Se non si prende atto di questo e non si discute, se non si è capaci, entrando nel merito degli argomenti....meglio abdicare! Questo credo voglia la logica...ma come dicevo all'inizio...oggi di logica ce ne è poca!
Un certo Frank Zappa a suo tempo si era lanciato ripetutamente contro i critici e giornalisti musicali....consolati, sei in buona compagnia!

Reply
carlo pasceri
31/3/2013 01:59:14

Caro Massimo,
tu dici giustamente che viviamo in un’epoca imbalsamata, e io aggiungo pure in un’epoca dove il comportamento da “ politicante” delle persone è spesso ben ripagato dalla “società”; altro che abdicare!
E per “politicante” intendo un comportamento che di solito, per ben sguazzare nel suo acquitrino, a dispetto dei propri ridotti meriti e capacità, è mellifluo e ostentante complimenti, ma sempre insinuante cose che vogliono screditare (o accreditare alla bisogna) qualcuno o qualcosa; quindi sotto sotto arrogante e scorretto, facendo orecchie da mercante dalle eventuali altrui argomentazioni.
La letterina di Bontempi trasuda di queste “qualità”, infatti, al netto dei minimi complimenti e auguri (piccole leccatine), tra le righe appunto del suo stile “amichevole” (che è regola pure in quel suo preciso ambiente), non ammette nessuna critica sul suo operato, perciò conferma tutte le cose scritte sul mio libro, pur avendole da me ben contestate.
E non pago mi attacca personalmente perché ho osato sollevare appunto critiche a lui (e a chi per lui).
Quindi io sono diventato uno che si auto loda perciò presuntuoso, che non accetta critiche (io eh!), ambizioso perché si muove su terreni scottanti, che dovrebbe ringraziare dello spazio concesso e non pretendere null’altro, che confonde i ruoli perché ha osato suggerire una formula per meglio rappresentare l’altrui “pensiero”, che dice bugie sui propri “strumenti” formativi (libri), che si spiega male non facendosi capire (pure da lui); e che ha pure sbagliato a indirizzare la lettera!
Il tipo sentenzia pure che se continuo così, non andrò né veloce né sicuro né conseguirò frutti.
Poi gli auguri alla fine sono proprio carini… Proprio senza vergogna.
Però Massimo, sarebbe tutto DA RIDERE se non fosse che questi tipi riescono spesso a imbrogliare facendola franca; e loro lo sanno bene.
Infatti nel suo ultimo post, quasi sfidando l’altrui intelligenza (o attenzione), Bontempi invita i lettori a rendersi conto “del modo in cui abbiamo deciso di porci l'uno rispetto all'altro”.
Bravo eh? (Di solito l’abilità di questi tipi è tutta qui)
Sotto sotto arrogante e scorretto politicante con l’obbligatoria faccia tosta d’ordinanza di chi deve coltivare il proprio orticello pure a dispetto di chiare e totali confutazioni delle cose affermate; infatti, non ha poi (chissà perché!) controbattuto nel merito, ma si è limitato a rimettersi a quello che direbbero altri!
Pure questo sarebbe tutto da ridere. Invece vivendo in quest’epoca velocissima e superficiale, ha buone possibilità di cavarsela.
Comunque mi sconcerta che uno a fronte di chi è, di cosa sa (o dimostra di sapere), di cosa RICEVE con chi si confronta, sproporzionalmente a ciò assume atteggiamenti che vanno SOLO nella direzione del politicante in scalata, mellifluamente superbo mai incline all’autocritica, non facendo quindi le cose giuste, insiste pure. Da piangere.

Reply
massimo franceschini
31/3/2013 04:48:31

Tristemente vero ciò che dici e in effetti il Bontempi, forse non volendo, l'ha ammesso candidamente: "...del modo in cui abbiamo deciso di porci l'uno rispetto all'altro".
Può voler dire tante cose....o niente...ma in ogni caso l'ennesima conferma che una vera, proficua e creativa comunicazione, scevra da pregiudizi, idee fisse o altro, aperta al cambiamento, al ricalibrare posizioni e conclusioni alla luce di nuovi fatti, stimoli ecc. è una cosa che ben pochi, per un motivo o per l'altro possono permettersi, forse neanche considerano necessario.
Ogni tanto si riporta l'aforisma, non ricordo di chi, che solo le grandi anime sono in grado di cambiare opinione....o una cosa del genere...
Oggi sembra che dobbiamo tutti dimostrare di essere più cazzuti e in grado di far fronte, mantenere una posizione indipendentemente da qualsiasi cosa, pena la non sopravvivenza.
Ma la vita, almeno nella mia concezione, è un ente che ha la caratteristica e l'abilità di cambiare, di adattare l'ambiente fisico, persino l'aspetto biologico, per andare avanti.
La vita conquista pianeti, crea culture e civiltà.
La VITA.....

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    Carlo Pasceri
    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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