Keith Jarrett non ha inventato nulla a livello compositivo, né come esecutore pianistico è stato particolarmente brillante e originale. | Il personaggio Jarrett è sicuramente rilevante, per quanto concerne la stampa "quotidiana" o giù di lì: abilissime operazioni di marketing, mai riscontrate nella storia del Jazz, hanno fatto crescere intorno a lui (complici i suoi atteggiamenti) un'aura di sacralità assolutamente sproporzionata. Personalmente sono d'accordo nel ridimensionamento della sua figura musicale, espresso già in molti libri di diverse epoche e orientamenti stilistici. Pur riconoscendogli una preparazione teorica e un magistero tecnico notevoli (come di notevole ha il fatto di essere rimasto uno dei pochissimi sempre ancorato all'acustico, anche da questo deriva la sua "fortuna"), Jarrett non ha inventato nulla a livello compositivo né come esecutore pianistico è stato particolarmente brillante e originale. In quanto a linguaggio e performance, soprattutto nell'approccio musicale e negli assoli (pertanto anche nell'articolazione tecnica), si è direttamente e pesantemente appropriato della musica del bravissimo pianista canadese Paul Bley (d'inclinazione free jazz) emerso nei primi '60; dal quale, a volte, ha anche adottato la sua applicazione di un paio di stilemi tecnici propri dei chitarristi acustici: minime articolazioni di passaggi accordali tradotti sulla tastiera del pianoforte. |
Il celebre disco “Koln Concert” del 1975 (un recital per piano) lo ha consacrato come star e "costretto" a periodici rituali manieristici, quindi statici, proposti al suo pubblico da allora fino a oggi con la stessa formula, linguaggio ecc. che aveva proposto già in “Facing You” (del '71): cellule musicali, a dir poco elementari, sono reiterate e sottoposte a trattamenti minimi e banali, a volte espanse da veloci "svolazzamenti" di scale, inglobando il tutto in semplificazioni formali che rasentano l'informe.
Jarrett l'immobile, il conservatore di lusso anche di un certo Jazz, da quando si è dato (metà degli '80) al trio con contrabbasso e batteria, in massima parte nella rilettura degli standard: nessuna innovazione in nessun elemento musicale sia espressivo sia di contenuti né nelle procedure operative.
Tristano, Evans e Bley sono la sua linea di ascendenza pianistica della quale il discendente Jarrett non è in nessun caso (musicale) un'evoluzione.