Carlo Pasceri
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Libro Eroi Elettrici

Due o tre cose su... Keith Jarrett

8/5/2015

28 Commenti

 
Compie oggi 70 anni uno dei musicisti più noti nel panorama internazionale: Keith Jarrett. Prendo spunto da questo anniversario, per dire un paio di cose sull'acclamato musicista statunitense.
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La percezione popolare dell'importanza di Keith Jarrett, anche a fronte di formidabili spinte a suo favore da parte della stampa odierna e passata, è unanime nel decretare il suo assoluto rilievo come artista musicale del XX secolo, ma non corrisponde nella letteratura di Jazz più diffusa e autorevole, prodotta da libri sia coevi alla sua ascesa nei '70/'80 sia nei decenni successivi. In questi libri Keith Jarrett è citato poco e non in modo significativo, anzi... 

Keith Jarrett non ha inventato nulla a livello compositivo, né come esecutore pianistico è stato particolarmente brillante e originale. 

Il personaggio Jarrett è sicuramente rilevante, per quanto concerne la stampa "quotidiana" o giù di lì: abilissime operazioni di marketing, mai riscontrate nella storia del Jazz, hanno fatto crescere intorno a lui (complici i suoi atteggiamenti) un'aura di sacralità assolutamente sproporzionata.
Personalmente sono d'accordo nel ridimensionamento della sua figura musicale, espresso già in molti libri di diverse epoche e orientamenti stilistici.
Pur riconoscendogli una preparazione teorica e un magistero tecnico notevoli (come di notevole ha il fatto di essere rimasto uno dei pochissimi sempre ancorato all'acustico, anche da questo deriva la sua "fortuna"), Jarrett non ha inventato nulla a livello compositivo né come esecutore pianistico è stato particolarmente brillante e originale. 
In quanto a linguaggio e performance, soprattutto nell'approccio musicale e negli assoli (pertanto anche nell'articolazione tecnica), si è direttamente e pesantemente appropriato della musica del bravissimo pianista canadese Paul Bley (d'inclinazione free jazz) emerso nei primi '60; dal quale, a volte, ha anche adottato la sua applicazione di un paio di stilemi tecnici propri dei chitarristi acustici: minime articolazioni di passaggi accordali tradotti sulla tastiera del pianoforte. 
Ciò ha consentito a lui, complice la carriera schiva di Bley, di essere stilisticamente riconoscibile e quindi, pure fecondo seme di emuli ed epigoni, ma dei quali non è l'originale genitore.

Il celebre disco “Koln Concert” del 1975 (un recital per piano) lo ha consacrato come star e "costretto" a periodici rituali manieristici, quindi statici, proposti al suo pubblico da allora fino a oggi con la stessa formula, linguaggio ecc. che aveva proposto già in “Facing You” (del '71): cellule musicali, a dir poco elementari, sono reiterate e sottoposte a trattamenti minimi e banali, a volte espanse da veloci "svolazzamenti" di scale, inglobando il tutto in semplificazioni formali che rasentano l'informe.
​Jarrett l'immobile, il conservatore di lusso anche di un certo Jazz, da quando si è dato (metà degli '80) al trio con contrabbasso e batteria, in massima parte nella rilettura degli standard: nessuna innovazione in nessun elemento musicale sia espressivo sia di contenuti né nelle procedure operative.

Tristano, Evans e Bley sono la sua linea di ascendenza pianistica della quale il discendente Jarrett non è in nessun caso (musicale) un'evoluzione.
28 Commenti
Sal
27/10/2015 23:09:22

Fossi in te una ascoltatina ai dischi in trio con Haden e Motian la darei prima di dare un giudizio del genere. Si parla di musica unica e originalissima, un jazz-rock lontano dalla fusion "tamarra" di quegli anni. Dischi Treasure Island e Birth per esempio. Così come i dischi con Garbarek e Jon Christensen

Risposta
Carlo Pasceri
28/10/2015 11:14:37

Caro Sal benvenuto e grazie del consiglio… ma inutile, perché conosco (e posseggo in originale) quei dischi: ritengo quel periodo con Haden e Motian il suo migliore, quello più fecondo, con qualche bello spunto; tuttavia in assoluto sono banali a livello compositivo.
In nessun modo quei dischi possono confrontarsi né con il miglior rock dell’epoca, ben più creativo, né con il miglior jazz-rock (o fusion, che è genere diverso!), che per te sarà pure “tamarro”, ma incomparabile in termini di innovazioni e sperimentazioni musicali a tutto campo.
Jarrett con questa sua pur buona fase non ha aggiunto nulla né in termini tematici né armonici né ritmici né timbrici (e nemmeno come assoli) alla musica che “girava” all’epoca. La sua era in sostanza canzone americana ma povera armonicamente, fiacca ritmicamente, statica timbricamente, qua e là impreziosita da qualche sussulto melodico… "unica e originalissima" per te, ma oggettivamente né più né meno di tanta altra che c'era all'epoca: lui si è ripetuto molto, e quindi a forza d'insistere... Ciò al netto dei tuoi gusti, s’intende.
Ciao.
P.S. Se non l’hai già seguita ti segnalo la discussione che su Dischi da leggere si era innescata…

Risposta
Gabriele
1/3/2016 16:11:34

Ciao Carlo, tu analizzi in maniera molto competente i risvolti musicali dell'ultimo secolo spaziando su tutti i generi , ma volevo chiederti una cosa. Ascoltando jarret non sento nulla, non mi trasmette nulla , cosa che ad esempio evans fa. Non ho tanto bisogno di analizzare. La stessa cosa mi succede con bassisti ( è il mio strumento ) e batteristi. Mi affido al mio istinto per valutare . Tu usi lo stesso parametro istintivo e poi approfondisci la critica ?

Risposta
carlo pasceri
1/3/2016 22:25:56

Ciao Gabriele, se devo valutare c'è solo un modo, ed è quello analitico e storico e quindi fare una sintesi, tutto ciò nel modo più rigoroso possibile ;-)

Risposta
Maurizio
8/12/2018 14:36:24

Leggermente invidioso e tendenziose.
l autore dell articolo

Risposta
carlo pasceri
9/12/2018 08:51:03

Invidioso? E perché? Nemmeno fossi un pianista jazz con ambizioni da concertista classico...
Di Jarrett riporto oggettivi dati storici e analitici, argomentando del suo apporto tecnico-stilistico relativamente ad altri: prova a contestare quelli.
Quello tendenzioso sembri proprio tu, caro Maurizio, come accade ai fan o giù di lì.
Un leggero saluto.

Risposta
Mauruzio
6/4/2019 11:33:00

Direi che la Critica internazionale è ampiamente confluente nel concordare sulle grande arte compositiva ed esecutiva .del grande pianista Jarrett. Non ci sono margini di analisi tendenziose

Risposta
carlo pasceri
6/4/2019 14:40:37

Chi "concorda sulla grande arte compositiva ed esecutiva del grande pianista Jarrett, non è la "Critica internazionale", ma la piccola pubblicistica volta a vendere il personaggio per vendere i suoi fogli volanti.tendenti alla consistenza delle carte veline.

Risposta
Alberto Pagliarini
26/8/2019 01:42:47

''Keith Jarrett non ha inventato nulla a livello compositivo, né come esecutore pianistico è stato particolarmente brillante e originale ''. Mettere totalmente in dubbio l' originalità di un artista del genere mi sembra alquanto azzardato. Qualsiasi persona sarebbe in grado di riconoscere lo stile esecutivo di Keith Jarrett fra altri 100 pianisti a scatola chiusa all' istante. Il rapporto che Jarrett riesce ad avere con chi suona è devastante, per nulla paragonabile a quella di un Paul Bley.
Compositivamente parlando è riuscito a sviluppare talvolta idee musicali basandosi veramente su gemme musicali di due accordi per crearne poi qualcosa di fantastico, specie in trio , ed ecco qui la sua originalità (Keith Jarrett at the Blue Note The complete recordings; desert sun). Una capacità di ascolto con chi suona sovraumana, che non si ritrova in nessun altro musicista. Il personaggio può risultare antipatico concordo, ma sei sicuro di chi stai parlando?

Risposta
carlo pasceri
26/8/2019 07:16:45

Sì, caro Alberto, e tu sei sicuro?
A parte le tue iperboli nei suoi confronti (rapporto devastante che ha con chi suona, gemme musicali di 2 accordi per creare qualcosa di fantastico, capacità di ascolto sovrumana, che non si ritrova in nessun altro musicista), cosa avrebbe inventato Jarrett che altri prima di lui non hanno fatto?
Ho qualche dubbio che tu conosca la storia del jazz e dei suoi pianisti.
Un cordiale saluto

Risposta
Lucio De Bortoli
8/9/2021 15:54:37

Concordo. Da semplice ascoltatore appassionato ma non competente, senza cioè alcuna pretesa di analisi tecnica o di canone, avverto Jarrett da lontano. E non è poco.

Risposta
Alberto Pagliarini
26/8/2019 13:12:42

Chi altro prima di Jarrett è riuscito a fondere nell' improvvisazione elementi e conoscenze musicali proprie della musica classica? (come fa nel Paris concert con Bach). Chi altro prima di lui ha ridimensionato il concetto di esecuzione in Live per piano solo senza basarsi su composizioni standards? ''da allora fino a oggi con la stessa formula, linguaggio ecc. che aveva proposto già in “Facing You” (del '71): cellule musicali, a dir poco elementari, sono reiterate e sottoposte a trattamenti minimi e banali''. Come fai a paragonare un disco come Facing you ad album di Jarrett più recenti come Paris/London Teastment o a Radiance? Per quanto riguarda il trio: sei convinto che qualsiasi festival jazz del mondo abbia pagato cifre da capogiro i tre musicisti per vari decenni, per di accaparrarsi una rivisitazione elementare del trio di Evans? Secondo me no!

Risposta
carlo pasceri
27/8/2019 08:14:17

Non rivisitazione elementare, ma spettacolare, con un personaggio da copertina che fa cassetta; questo e altri motivi extra musicali hanno fatto sì che Jarrett sia pagato alla grande (comunque mai affermato sia un mediocre).
Ribadisco che forse conosci poco la storia del piano jazz, in pratica è addirittura nato così, ossia fondendo elementi d'improvvisazione e blues con la musica classica... chi più chi meno, chi più esplicitamente chi più implicitamente, chi con Bach chi con Chopin, Debussy ecc..
Ciao

Risposta
Alberto Pagliarini
29/4/2020 23:56:54

"Jarrett è una voce originale del nostro tempo" afferma Rattalino che di pianisti se ne intende. Scrive così Arrigo Polillo in "Jazz- le origini e la vicenda della musica afroamericana, citando il Maestro Rattalino. Polillo ha dedicato un capitolo intero del suo capolavoro a Keith jarrett quindi non capisco quanto afferma nel suo articolo dicendo che jarrett non è citato in maniera significativa nella letteratura Jazz di quegli anni. Conosco benissimo le origini del jazz, e non stavo assolutamente facendo riferimento a ciò ma al modo di improvvisare basandosi su un determinato tipo di scrittura proveniente dalla musica classica o da qualsiasi altra cultura musicale. Risponda alla mia domanda. Cosa hanno in comune questi tre album: Facing you, the melody at the night with you, La scala? E mi dica quale altro trio jazz ha pubblicato album basandosi semplicemente sull improvvisazione senza partire da tracce o composizioni come ha fatto jarrett con inside out ed always let me go?

Risposta
carlo pasceri
30/4/2020 07:57:45

Sig. Pagliarini,
Rattalino si intende di pianisti di musica classica e non di jazz; e non Polillo ma chi ha curato la ristampa del suo classico libro ha inserito Jarrett come dice lei, ovviamente andando incontro alla sua enorme popolarità e quindi immagino nella speranza di vendere più e meglio il libro. Ribadisco che Jarrett non è citato in modo significativo nella letteratura jazz.
Del fondere Classica e Jazz ho già risposto, e anche qui ribadisco che se insiste evidentemente le sue conoscenze sono parziali o obnubilate dalla passione verso Jarrett.
I 3 dischi che ha citato sono differenti tra loro, ma non più di altri pubblicati da tanti altri pianisti, anzi…
Lei non può sapere davvero e in che misura, al netto di dichiarazioni dell’interessato, Inside out e Always let me go siano album interamente “basati sull’improvvisazione senza partire da tracce o composizioni”… Anche perché se fosse come sostiene lei non è logico che le composizioni siano in stragrande maggioranza di Jarrett e non di tutti e tre.
E comunque Jarrett può mettersi a fare quel che vuole, domani anche suonare improvvisando in piedi su una gamba con un quartetto d’archi che come base suoni la marsigliese, sarebbe il primo ma non per questo significativo.
Cordialità.

Risposta
Roberto Rui
9/5/2020 11:42:03

Se ancora oggi siamo alla divisione tra classica e Jazz perché c'è chi si intende solo dell'una o dell'altra, allora siamo fritti. Troppo spesso i critici musicali riescono a mettersi sopra a chi la musica la fa (e anche in modo notevole come Rattalino). Corea ha suonato con Goulda, Stravinskij e Bartok inserivano elementi della musica jazz nelle loro composizioni, Bach girava l'Europa in carrozza per studiare la scrittura dei suoi predecessori e gli elementi di questi hanno confluito nella sua musica, Jarrett ha creato una fusione completa tra i generi musicali senza alcun precedente e con una tecnica pianistica strabiliante e si, innovativa. La musica bisogna farla, studiarla e suonarla per poterla davvero capire la storia della musica l'anno fatta e la faranno sempre i musicisti. Ai posteri l'ardua sentenza.

carlo pasceri
9/5/2020 13:44:24

Benvenuto Roberto Rui,
francamente non comprendo il senso del suo intervento,
né la premessa né lo svolgimento né la conclusione,
con uno spericolato intermezzo assertivo
"Jarrett ha creato una fusione completa tra i generi musicali senza alcun precedente e con una tecnica pianistica strabiliante e si, innovativa",
così tanto sentenziale, da grande musicologo o musicista, ponendosi sopra a tutti gli altri pure ai posteri, ma che è privo di significativi fondamenti storico-musicali.

Risposta
Roberto Rui
9/5/2020 14:05:35

Gentile Sig, Pasceri, io non mi sono messo "sopra" a nessuno e da pianista e insegnante di pianoforte da più di 20 anni, ribadisco le mie affermazioni riguardo la tecnica strabiliante ed innovativa di Jarrett. Lei è libero di affermare il contrario, ovviamente, io di replicare a chi scrive macroscopiche inesattezze. E poi guardi, forse ha capito male, io non mi pongo sopra a nessuno, nè a lei nè ai posteri... forse, come tanti altri, non ho capito quali siano i "fondamenti storico-culturali" che lei porta avanti per avvalorare la sua tesi visto che la sua analisi mi sembra ferma a un paio di dischi (l'ultimo citato tra l'altro è un capolavoro assoluto ma datato 1975). Forse è proprio lei ad essersi messo sopra agli altri visto che nella risposta ad un commento è stato capace di affermare che Rattalino si "intende di musica classica" e quindi non capirebbe nulla di Jazz, non io... io ho scritto "ai posteri l'ardua sentenza", che non vuol certo dire che io o lei abbiamo la verità in mano.
Cordiali saluti
Cordiali saluti

Risposta
carlo pasceri
9/5/2020 15:09:23

Egregio Roberto Rui, lei perché non d’accordo con me (e quindi in questo caso con la stragrande maggioranza degli esperti) può genericamente ribadire tutto quello che vuole, ma fino a che è generico il suo ribadire non ha peso.
La mia presunta macroscopica inesattezza quale sarebbe?
Questa? “nessuna innovazione in nessun elemento musicale sia espressivo sia di contenuti né nelle procedure operative”, o questa? “non ha inventato nulla a livello compositivo, né come esecutore pianistico è stato particolarmente brillante e originale.“
E allora provi a confutarle, ma non dicendo che sono inesatte, facendo degli esempi.
Cioè, se quelle stesse asserzioni le avessi fatte su McCoy Tyner, mi può facilmente confutare dicendo che lui è stato un innovatore perché, tra le altre cose, ha innervato un linguaggio melodico-armonico pentatonico-quartale a tutta la sua musica, e nessuno prima di lui: portò per questo avanti la musica del Novecento e non solo pianistica.
E per non perdere tempo e non sfinirci di forze, prima dia gentilmente una lettura anche ai commenti, peraltro così forse si renderà conto che conosco più di qualche disco di Jarrett, e quindi non mi citi le cose già citate perlomeno in quel modo generico, grazie.

SALVATORE LUZZI
20/5/2021 14:51:43

Premesso che sono un semplice appassionato di musica e non ho titoli per asserire se Jarrett abbia o meno apportato significative novità all'interno della musica, ma a me questo non interessa minimamente. Quando ascolto Jarrett sono trasportato dalla sua musica come nessun pianista moderno è riuscito a fare e tanto mi basta; lei forse considera solo la questione tecnica, io mi baso su quello che provo ascoltando i suoi dischi e sinceramente non mi importa se la chiamiamo classica o jazz o quello che volete. Poi lei è convinto che certo giornalismo abbia creato il personaggio, questo può essere vero ma bisogna poi essere supportato dai risultati e questo lo decreta solo il pubblico. e da questo punto di vista non si può certo dire che a Jarrett manchi il seguito.
Cordiali saluti

Risposta
carlo pasceri
20/5/2021 22:53:36

Gentile Salvatore,
grazie del suo intervento, peraltro garbato e ampiamente condivisibile.
Ovviamente rispettando le emozioni provate da chiunque e di qualsiasi segno come legittimo gusto, ciò è ininfluente con la stima delle qualità oggettive dei vari artisti o delle loro opere.
Una stima seria e attendibile di qualsivoglia artista od opera (oltre all'ovvio prerequisito di adeguata preparazione dell'autore) va compiuta nel modo più possibile oggettivo, ovvero una rigorosa analisi tecnico-creativa-storica: è doveroso trascurare le emozioni che suscitano i vari artisti, sia verso l'autore stesso sia verso il pubblico, proprio perché tali emozioni per definizione sono estremamente soggettive.
La saluto cordialmente.

Risposta
Giacomo Alemani
18/5/2022 12:56:00

Sicuramente è tardi per intervenire (anche perchè ormai Jarrett dopo due ictus non può più suonare) ma l'arte passa dal cuore e non dal cervello. Ed allora Jarrett non è solo stupendo ma un maestro, un genio, uno che regala emozioni. Ora cercherò dei contenuti di Carlo Pasceri sperando di emozionarmi. Di sicuro quello che ho appena letto di Pasceri non ha alcun contenuto artistico: ma degli artisti ci si gode il prodotto, non altro, quindi lo ascolterò con interesse e speranza. Ciao a tutti.

Risposta
carlo pasceri
19/5/2022 06:23:18

Caro Giacomo, benvenuto,
la sua affermazione che “l’arte passa per il cuore e non dal cervello”
(desumendo si tratti del cuore e del cervello dei fruitori e non degli artisti anche perché poi conclude che “Jarrett non è solo stupendo ma un maestro, un genio, uno che regala emozioni”),
innalza a status di geni tutti coloro che emozionano gli ascoltatori (rimanendo nel campo musicale): Robbie Williams, Kenny G, Maneskin, Gigi D’Alessio e un milione di altri artisti; maestri e geni come Jarrett (se non più considerando il numero di cuori emozionati).
Cordialità

Risposta
Sonia
19/6/2022 23:48:38

Gesù! Se uno campa abbastanza riesce a sentirne di ogni: criticare Jarrett. E' proprio vero che al PEGGIO non c'è mai FINE.
MA CRITICA QUEI TROGLODITI DI MTV PIUTTOSTO. Io sono certo che quelli non abbiano aggiunto NULLA alla Musica.

e-mail e dati fasulli (Decido Io SE e QUANDO metterli).

P.S. Me ne SBATTO se non viene pubblicato. Io non cerco consensi.

Risposta
carlo pasceri
20/6/2022 05:52:07

Cara Sonia, dai calmati, non strillare così,
ho solo scritto che Jarrett musicalmente non ha inventato nulla di significativo, cioè non più di tanti altri, argomentandolo.
Magari tu invece di prendertela così tanto e parlare di MTV, se ne fossi stato capace, potevi obiettare qualcosa, chiedere spiegazioni, approfondire, seppur in forma anonima, nascosta...
Invece il nulla di nulla, solo battutine, come MTV (e tantissimi altri adepti dell'intoccabile dio Jarrett). Ciao.

P.S. Tranquillo che pubblico tutti, fuorché chi insulta.

Risposta
Sonia
20/6/2022 09:33:03

Obiettare? Chiedere spiegazioni? Approfondire?
Beh! Detto tra noi qui non c'è proprio nulla da obiettare, chiedere spiegazioni o approfondire. Perchè si da il caso che il tuo "articolo" sia il NULLA del NULLA. E al NULLA non v'è rimedio alcuno.

Jarrett non si discute. Si Ama.

Risposta
carlo pasceri
20/6/2022 15:02:58

Amen

(Chiunque tu sia, hai tutto il mio affetto e vicinanza.)

Risposta
Davide
22/6/2022 15:03:30

Solo la Roma non si discute ma si ama!!!
Di musica è giusto, anzi è doveroso che si discuta, perché così ci si sente invogliati a studiarla; e studiandola, la si comprende, e quindi magari può anche veicolare emozioni.
Internet è una invenzione epocale dell'intelletto umano: purtroppo ha fatto ritenere a chiunque (meglio, a quelli non avvertiti) di possedere la competenza necessaria per poter obiettare analisi e giudizi degli esperti. Questa pessima deriva si è esplicitata in massima maniera in campo musicale, dove chiunque (meglio, quelli non avvertiti) sente di poter dire la sua senza argomentare, senza portare elementi che confutino la tesi presentata dall'esperto. Così, in questo marasma che punta a svilire le competenze nella malsana idea che uno valga uno, i pochi esperti come l'autore che ci ospita nella sua pagina si trovano a dover combattere una battaglia eroica, che purtroppo li vede perdenti nel cicaleccio imperante, se non agli occhi di quei pochi che cercano ancora umilmente di apprendere qualcosa.


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    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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