La ragione interviene dopo.
La musica, come altre arti e discipline, anzi molto di più (almeno per me), ha da sempre avuto questo potere: ineffabile percezione di momenti di pienezza, di doni tanto inaspettati quanto luminosi, simultanea risonanza di astratta e corporea immedesimazione con qualcosa e qualcuno.
Risonanza talvolta alta e cristallina talaltra vibrazione terremotante; un momento di piccolissimi brividi, sottili nostalgie o sconquassi emozionali.
Chissà perché o per cosa ci sono musiche che da quando siamo adolescenti ci accompagnano nel vivere, che talvolta rimangono quiete, sottese per anni da mille altre azioni e accadimenti che si susseguono nel quotidiano esserci…
Ma che sono lì, diagonali e contingenti, che a volte riemergono violente, acute e potenti, rammentandoci quei pochi ma fertilissimi traumi subìti da ragazzini, che ci hanno aiutato a crescere, a re-esistere; a meglio vivere.
Se ci si pensa bene è sublime amore, quello affatto disinteressato alle sempiterne categorie di bello-brutto/buono-cattivo, quello che dura per sempre.
E chissà, forse perché malgrado tutto e tutti quelle musiche ci rammentano di essere umani e vivi.
Che la musica sia con noi, e con il nostro spirito, sempre.