Carlo Pasceri
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Libro Eroi Elettrici

Perché ho scritto "Supreme Kind of Brew"

17/7/2013

2 Commenti

 
E' solo un caso che questo libro, Supreme Kind of Brew, sia stato pubblicato in questi giorni: oggi 17 luglio è il 46esimo anniversario della morte di John Coltrane.
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In questo libro ci sono le analisi e le sintesi di tre monumenti della storia della Musica e in particolare del Jazz; e sono pure tracciate alcune proiezioni prospettiche, sia quelle avvenute sia quelle possibili future.
Nell'arco di circa 10 anni sono usciti questi tre dischi che hanno fatto epoca; dalla fine degli anni ’50, di Kind of Blue (pubblicato fine estate 1959), alla fine degli anni ’60 di Bitches Brew (pubblicato inizio estate 1970), passando attraverso A Love Supreme pubblicato nell'inverno del 1965. Miles Davis e John Coltrane sono i titolari di queste opere.
Di questi tre dischi molti ne hanno scritto, ma pochissimi ne hanno scritto molto.
E in effetti scrivere di questi tre dischi è stato facile e difficile nello stesso momento.

Facile perché ho avuto un bel po' di tempo per ascoltare, poi ragionare comunque aiutato da altri scritti, e riascoltare di nuovo per fare quindi i vari conti e tirare le somme.
Difficile perché scrivere qualcosa oggi nel 2013 che non sia un mero riassunto magari soggettivo di tutto quello che è stato già scritto, è appunto arduo.
A mia discolpa per aver osato tanto posso solo affermare di aver inquadrato questi capolavori con varie ottiche particolari, proiettando qualche luce in più anche orientata in modo che si riesca poi alla fine di visionare i molteplici profili di queste opere e trarre delle conclusioni, magari poi non così tanto diverse da quelle proposte da altri quanto più precise, esaurienti e propositive.
Quindi questo testo non è un riassunto ma è un'espansione in lungo e in largo connettente le intelligenze di questi autori. Tuttavia non c’è una loro celebrazione incondizionata ma all'opposto un esame nel quale non si fanno sconti.
Ecco forse il punto è proprio che io nel libro tento di offrire delle analisi e quindi dei computi e delle somme che leghino tra loro queste opere e altre ancora, insieme con dei peculiari strumenti di approfondimento pure un po’ tecnici che allo stesso tempo possano sia far comprendere proprio quelle spiegazioni sia che permettano di andare eventualmente a indagare altre opere per ottenere se non delle conclusioni almeno delle conoscenze e percezioni diverse da quelle che fino allora si erano dedotte: più precise, più complete, diverse e pertanto più soddisfacenti.  
Insomma tento di stimolare ascolti attivi e consapevoli.
Una volta, ai tempi di Kind of Blue, le ribellioni verso i padri erano appena qualche anno dopo considerate sottomesse stagnazioni; questi figli non si limitavano a "contestare" singole opere, ma mettevano in discussione interi sistemi musicali per superarli e iniziare nuovi cicli: il sacro fuoco della ricerca e del progresso fornito anche dai più giovani (dopo aver assimilato le lezioni dei padri) ha concesso all'umanità una laboriosità feconda di opere favolose.
Oggi (ma ormai da molti anni) è invece rivoltata la questione: se ci si azzarda a mettere in discussione qualcosa o qualcuno che ha ottenuto successo, se non ci si allinea all'imperante paccottiglia si è fuori il cerchio, emarginati, pertanto non scaturiscono né obiezioni né proposte.
Oggi c’è il supino elogio alla continuità dell'urlocratico mediocre-evo!
Il risultato è che noi poveri ascoltatori siamo bombardati da potentissimi ed eccitanti peti musicali virtuosamente emessi; o siamo ammansiti da raffinatissime flatulenze diatoniche modulate da chissà chi. Non ci fanno mancare minimali rumori e suonini ripetuti e variati minimamente quanto basta da farci cadere in trance, magari lacerati da ululati rabbrividenti e stuccati da mini-motivetti infantili.
Oggi è norma condividere passivamente stagnanti immondizie sonore assurte a opere generate da chissà quali presunti-untuosi mostri di creatività e bravura che daranno seguito a chissà quali eventi live multimediali, in streaming ecc.: soprattutto i più giovani ma non solo, essendo più “orfani” d’informazione formativa, credono davvero che quella maleodorante poltiglia compattata sia la musica moderna.
Per qualcuno la ribellione è ascoltare opere del passato come queste della trilogia presa in esame in Supreme Kind of Brew, però il pericolo è che la fama di questi dischi e autori ottenebri la consapevolezza di cosa davvero sono con la loro intima potenza fecondatrice anche solo di stimoli e curiosità: proprio quell'immenso credito incondizionato e un po’ superficiale li ha resi sterili.
Ci facciamo bastare di possederli, magari nell'edizione più lussuosa, e ascoltarli di tanto in tanto come fossero un antidoto al pattume sonoro al quale siamo tutti i giorni esposti. Ma non basta.
Non basta averli fisicamente e usarli come scudi quei dischi dei grandi padri del passato, pensando che ciò sarà sufficiente per renderci impermeabili al ciarpame, non lo siamo: non ci proteggono solo per il fatto che sono esistiti.
Siamo permeabili giacché orfani, e dobbiamo riconquistare quell'eredità provando a comprenderli profondamente non andando di fretta e quindi impiegare il tempo necessario per farlo.

Questo testo non è un riassunto, ma è un'espansione che connette le intelligenze di Davis e Coltrane. Tuttavia non c’è una loro celebrazione incondizionata ma, all'opposto, un esame nel quale non si fanno sconti.

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Così gli rendiamo davvero giustizia, non basta inneggiarli incondizionatamente e in modo dogmatico, non basta militare con le bandiere issate: per piantarle bene in terra bisogna scavare e faticare. 
In particolare i dischi trattati in Supreme Kind of Brew sono stati all'epoca una finestra sul futuro, e in questo libro è raccontato il come e il perché anche mediante connessioni con altri dischi e autori; ed è pure spiegato come e perché potrebbero contribuire a costruire una sensibile ma neutra ottica che sia in grado finalmente di scrutare una prospettiva per l'avvenire musicale denso di supreme mescolanze di tutti i tipi di colori.

2 Commenti
Luca Fantauzzi
28/7/2013 12:07:38

Basta con le piaggerie facili e pedisseque e si vada al vero perchè di tanti giusti stravolgimenti, ma senza fare sconti. Si mediti e non si piedistallizzi incondizionatamente, giusto!! Bravo Carlo! Speriamo che le coscienze ne prendano atto e si proceda ad una giusta riequilibrazione dei fatti. Perche' si possa finire a gioire supini in un prato fiorito di equità artistica...

Rispondi
carlo pasceri
28/7/2013 19:22:19

Ciao Luca,
a noi, amanti dell' alta-fedeltà, in effetti, ci sono sempre tanto piaciuti "equalizzatori", "amplificatori", "diffusori", "compressori/espansori", "riverberi", "echi e distorsori": ne abbiamo piene le stanze, e abbiamo speso una vita a imparare a sceglierli e poi a usarli adeguatamente per comprendere meglio la meravigliosa arte dei suoni. Speriamo di esserci riusciti!

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    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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