Insieme con queste, sovente, si instaura una sorta di gerarchia musicale, quella di figura/sfondo.
Queste coppie precedono l'eventuale identificazione di durate e altezze dei suoni e le loro possibili codificazioni in sistemi di norme e regole date da prassi compositivo-esecutive e/o teorie.
L’intreccio tra quelle dualità primarie e le strutture predisposte date dalla ripetizione, imitazione, variazione, contrasto ecc. va a costituire l’impianto di procedure e norme su cui possono essere formalmente costruite le produzioni musicali.
Pertanto sono le coppie primarie (suono/silenzio, forte/piano, grave/acuto, rapido/lento, scuro/chiaro e figura/sfondo) ciò che intende un normale ascoltatore (anche molto attento) e pure chi sa suonare uno strumento (finanche un professionista).
E va da sé che ormai in Occidente da secoli anche in musiche molto semplici siccome prodotte da molti strumenti le dualità di solito si sovrappongono, ed è proprio per questa “sinfonia concertante” che le cose si fanno particolarmente affascinanti: sono complesse anche a bassi livelli di quantità/qualità.
Quando ascoltiamo una musica siamo bombardati da moltissime informazioni e di volta in volta possiamo porre una limitatissima attenzione e solo ad alcune porzioni e dimensioni musicali. Anche per questo quasi sempre ci si affeziona a un genere e a qualche artista, di solito cantante.
Un cantante perché (al netto dei testi) ciò permette l’ascoltatore di essere più a suo agio nell'apprezzare l’esperienza musicale, giacché meno impegnativa (almeno sul preminente versante melodico così eventualmente ci si potrebbe concentrare su altro) e quindi soddisfacente: la voce umana, ben più di un qualsiasi strumento musicale e ancor prima dello stile di uno strumentista, è particolarmente denotativa e quindi facilmente identificativa, rimane molto impressa, essendo il nostro naturale strumento ci è familiare e perciò è quello che di solito si ritiene più espressivo, comunicativo: così “comprendiamo” meglio la musica…
Dunque, al più, si estraggono istintivamente solo due basilari informazioni: si segue il tempo, magari battendo il piede sincronizzandosi con la pulsazione più esplicita, e l’andamento (acuto/grave - forte/piano - rapido-lento) di un motivo o riff; magari intonandolo (a mente o direttamente con la voce).
Consapevole del grande interesse verso la musica ma al contempo di un’enorme approssimazione informativa, ecco perché ho prodotto il corpus di testi come Dischi da leggere (molti in forma di libri altri di singoli articoli) che si occupano di analisi e sintesi della grande musica generata nel passato*.
Il tentativo, prima spiegando le dualità primarie che caratterizzano la musica esaminata e poi andando ben oltre, è rendere coloro che sono appassionati (che abbiano o no un’istruzione musicale di base o specifica) molto più informati e consapevoli della musica, in particolare di quella che ascoltano, quindi di comprenderla davvero di più e conseguentemente trarne il massimo della soddisfazione.
* Produzione a parte i libri che ho pubblicato di carattere teorico-teoretico che trattano delle questioni musicali nella loro essenziale oggettività, quindi più che del passato delle possibilità future della musica.