Carlo Pasceri
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Libro Eroi Elettrici

La musica è infinita... altro che 7 note!

2/1/2019

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Cosa hanno in comune queste tre figure?
Approssimando, è semplice: sono tre insiemi di grandezze di basilari e distinti sistemi* che, opportunamente combinati nel loro alveo, generano riconoscibili immagini del mondo, parole e frasi significanti, musiche.
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È stupefacente che con pochissimi fattori siamo giunti a ottenere ciò che tutti conosciamo. Soltanto 7 colori, 21 lettere e 13 note…
Beh, solo delle lettere le cose stanno davvero così; e comunque del linguaggio sappiamo tutti abbastanza come della pittura, meno della musica. Anche perché a differenza del linguaggio verbale e della pittura la musica non esprime nulla di propriamente significativo, pertanto è un campo molto più ampio, indefinito, potenzialmente illimitato.
Sono molte le possibilità di organizzazione che il suono-nota (la frequenza-altezza) ha all’interno del campo di azione sonoro (in questo caso lo spazio temperato), sviluppando un impianto di disposizione delle altezze in maniera puntuale. Infatti, varie teorie hanno portato a importanti risultati strutturali (e sovrastrutturali) di come gestire le potenzialità combinative delle note, inducendo tutto il materiale musicale ottenibile in raggruppamenti di altezze che, con procedimenti di trasposizione, inversione, permutazione ecc., producono ulteriori insiemi di note in relazione tra di loro.
Tralasciando cose complesse, se non molto complicate che sono (più che da musicisti) da teorici-specialisti, andiamo al dunque: comunemente si pensa che la musica sia formata da sole 7 note**.
È alquanto errato.
La figura sottostante dovrebbe rendere l’idea della scelta fatta quasi mezzo millennio fa in Europa per quanto concerne il privilegiare uno schema di note tra i migliaia disponibili. 
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Quel che è poco inteso è che le note costituenti la musica che tutti conosciamo sono comunque molte di più. Lo scorretto intendimento dipende dal fatto che le denominazioni delle note sono state funzionalmente adottate come identiche nelle varie ottave dei registri strumentali e quindi dell’intera tessitura musicale. Ovvero nelle intonazioni dal bassissimo all’acutissimo: una frequenza della corda a vuoto più grave di un basso elettrico che è di circa 41 Hz sarebbe (o viene considerata) la stessa nota di una perforante frequenza acuta di circa 2640 Hz di fine tastiera di un violino: tutte e due sono chiamate Mi, benché due note differenti.
Il campo sonoro musicale consta di quasi 8 ottave e che nel nostro sistema, detto temperato, conta almeno le 88 note corrispondenti al numero di tasti del pianoforte.
Pertanto pur limitandoci a quelle famigerate 7 note, in realtà ne abbiamo circa 50.
Dunque, ancor prima delle varie interpretazioni di cantanti e strumentisti e dei moltissimi toni timbrici che sono talvolta davvero così diversi da arricchire in modo meraviglioso la musica, essa ha un alveo di numero di note molto più esteso di quanto si creda: se fosse limitata a quelle 7 e perciò a una singola ottava (nemmeno completa) la musica sarebbe non solo del tutto diversa ma di una noia mortifera perché, appunto, parecchio monotona.
 ​
* Benché lo spettro sia continuo e non vi siano netti intervalli da un colore all'altro, si possono comunque stabilire delle cesure per ciascun colore; altresì a rigore le lettere non sono delle grandezze fisiche.
​

** A oggi, 2019, a tutti i livelli pertanto anche accademici è purtroppo ancora diffusissimo lo scorretto precetto che la scala diatonica sia formata da 7 note: sono 8. Si DEVE terminare con l’ottava, altrimenti non si conclude la struttura scalare composta da 7 intervalli (e non note); il marchiano errore probabilmente deriva perché essendo stata chiamata l'ultima nota nello stesso modo della prima si crede sia la stessa.
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    Carlo Pasceri
    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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