Carlo Pasceri
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Libro Eroi Elettrici

Il Romanticismo in musica: da Beethoven a Wagner fino a noi

5/12/2016

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Andare oltre in ogni caso… Questa la missione del Romanticismo.
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Fu una reazione al dilagante dilettantismo imbellettato (che comunque si era infiltrato nella cultura e destinato a rimanervi seppur in forme differenti), ai superficiali e luccicanti ornamenti cipriati del classicismo settecentesco (prestabilito dal Barocco), che con la fine della monarchia francese (1789), aveva perso fulgore, charme… ​
Nell’età illuministica la musica fu squalificata anche a livello generico, non fu più riconosciuta come facente parte del quadrivium (le quattro arti liberali scientifiche: aritmetica, geometria musica e astronomia), e resa molto laica; il romanticismo l’ha glorificata in nome del proprio esaltato individualismo, e al tempo stesso facendosi pervadere dal fascino oscuro del Medioevo: emanazioni di enigmatiche zone d’ombra impregnate di mistero, d’irrazionale e di sacro.
E allora: riesumare la musica polifonica rinascimentale, il suo meraviglioso contrappunto, recuperare l’antica arte degli intrecci delle linee melodiche gotiche… ma andare pure oltre i disegni e le armonie: concentrazione sul colore del suono, sul suo impatto e sfumature; e ancora andare oltre, oltre le forme musicali conosciute. 
Essere romantici è una permanente condizione individuale della mente e del cuore, di contrapposizione tra estremi: solitudine e amore per gli altri, amore per l’intimo e l’esotico, per l’immane e il minuscolo, compresenza di sensualità e religiosità: la massima manifestazione tra il sentire l’intimo e il carnale con l’ascesi spirituale collettiva.
Il tendere a questa irraggiungibile saldatura tra polarità così estreme, è uno dei temi fondamentali dell’artista romantico, eroico perché combatte strenuamente sapendo di non poter mai vincere definitivamente. Ciò sconvolge lo spirito e i sentimenti e quindi cambia il modo di esprimersi. In ogni caso più possibile indipendente da tutto e da tutti; solo la propria volontà conta.

Con il Romanticismo viene rifiutata
la “divina frivolezza” mozartiana
e con essa i rigidi formalismi
​dell’era classica

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Richard Wagner
Da questa condizione psicologica derivano conseguenze musicali quali il rapporto con la dissonanza e la forzatura del (sistematico) modello tonale, con cadenze ampie ed ellittiche, sovente con molte modulazioni di tonalità, lievi o improvvise e violente; comunque, come già accennato, la ricerca dell’essenza fonica del suono, che sia del singolo solista virtuoso o di inusitati impasti orchestrali, è questo un altro dei fattori quasi ontologici, dell’essere un artista romantico.
Quindi la “divina frivolezza” mozartiana rifiutata, e con essa i rigidi formalismi dell’era classica del '700: si dissolvono così le formulazioni di monotone e prevedibili cadenze armoniche, melodiche e ritmiche (e timbriche), soprattutto quegli abbellimenti codificati con tale rigore da risultare del tutto di maniera, stucchevoli.
Nel Romanticismo ci sarà lo sviluppo della musica a programma con il poema sinfonico ossia un lungo brano orchestrale che trae ispirazione da evocative fonti extramusicali per suggerire un’atmosfera, rievocare personaggi e vicende; e il sorgere delle scuole nazionali, ovvero ogni paese, per mezzo della riscoperta del proprio folclore, offrirà, ai propri artisti, connotazioni differenti alle quali eventualmente attingere e differenziarsi anche tramite le indigene matrici. Perciò anche nuovi impasti timbrici, tessiture e registri nelle orchestre, rinnovando in questo modo la maggior parte degli effetti di articolazioni dinamiche, quindi in un cortocircuito di colori e disegni delle trame musicali: differenziando gli strumenti hanno esteso le loro possibilità.
Si forzeranno queste strutture anche mediante un uso del cromatismo sempre più esasperato, sovente sono usati timbri aggressivi, ma non c’è rivoluzione, piuttosto una robusta riforma: questa pulsione energetica è dall’interno del sistema tonale-diatonico, esso non è ripudiato ma solo grandemente approfondito e sviluppato, a volte (in epoca tarda) affiancato da alcuni elementi lessicali (scale nuove) che ne ampliano il linguaggio.
Perciò all’opposto dell’atteggiamento tipico e invalso degli illuministi, quello di una direzione obbligata e univoca del concetto di progresso e quindi la pretesa che la propria età aveva in assoluto raggiunto il punto più alto e che il passato rappresentava un valore inferiore per il solo fatto di essere passato, i romantici si sono riappropriati delle antiche meraviglie musicali: sapevano che la musica era governata e diretta da un sistema di proporzioni matematiche e loro, moderna incarnazione dei meravigliosi maghi, volevano raggiungere il sublime, mediante una ispiratissima interpretazione di quelle potenti formule esoteriche, applicandole.  
Il Romanticismo, principiato con Beethoven nei primi anni dell’800, è continuato per molto tempo, raggiungendo l’apice nella seconda metà di quel secolo con Wagner e i suoi epigoni (Brahms e Mahler). Comunque è continuato a essere fortemente presente fino a metà del ‘900; certamente dai più grandi riformato da una forte sensibilità che andava verso una modernità che oggi riconosciamo come più vicina a noi, e che presupponeva mutamenti anche estremi. (Nel frattempo stavano nascendo vere e proprie avanguardie sperimentali - Schonberg -, seguite nel secondo ‘900 dalle radicalizzazioni sonore minimaliste ed elettroniche. In ogni caso, a pensarci bene, in pratica nessuno si è del tutto reso indipendente dall’essere un musicista romantico.) 

--> Le altre puntate della storia musicale occidentale​
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    Carlo Pasceri
    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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