E allora: riesumare la musica polifonica rinascimentale, il suo meraviglioso contrappunto, recuperare l’antica arte degli intrecci delle linee melodiche gotiche… ma andare pure oltre i disegni e le armonie: concentrazione sul colore del suono, sul suo impatto e sfumature; e ancora andare oltre, oltre le forme musicali conosciute.
Essere romantici è una permanente condizione individuale della mente e del cuore, di contrapposizione tra estremi: solitudine e amore per gli altri, amore per l’intimo e l’esotico, per l’immane e il minuscolo, compresenza di sensualità e religiosità: la massima manifestazione tra il sentire l’intimo e il carnale con l’ascesi spirituale collettiva.
Il tendere a questa irraggiungibile saldatura tra polarità così estreme, è uno dei temi fondamentali dell’artista romantico, eroico perché combatte strenuamente sapendo di non poter mai vincere definitivamente. Ciò sconvolge lo spirito e i sentimenti e quindi cambia il modo di esprimersi. In ogni caso più possibile indipendente da tutto e da tutti; solo la propria volontà conta.
Con il Romanticismo viene rifiutata | Da questa condizione psicologica derivano conseguenze musicali quali il rapporto con la dissonanza e la forzatura del (sistematico) modello tonale, con cadenze ampie ed ellittiche, sovente con molte modulazioni di tonalità, lievi o improvvise e violente; comunque, come già accennato, la ricerca dell’essenza fonica del suono, che sia del singolo solista virtuoso o di inusitati impasti orchestrali, è questo un altro dei fattori quasi ontologici, dell’essere un artista romantico. Quindi la “divina frivolezza” mozartiana rifiutata, e con essa i rigidi formalismi dell’era classica del '700: si dissolvono così le formulazioni di monotone e prevedibili cadenze armoniche, melodiche e ritmiche (e timbriche), soprattutto quegli abbellimenti codificati con tale rigore da risultare del tutto di maniera, stucchevoli. Nel Romanticismo ci sarà lo sviluppo della musica a programma con il poema sinfonico ossia un lungo brano orchestrale che trae ispirazione da evocative fonti extramusicali per suggerire un’atmosfera, rievocare personaggi e vicende; e il sorgere delle scuole nazionali, ovvero ogni paese, per mezzo della riscoperta del proprio folclore, offrirà, ai propri artisti, connotazioni differenti alle quali eventualmente attingere e differenziarsi anche tramite le indigene matrici. Perciò anche nuovi impasti timbrici, tessiture e registri nelle orchestre, rinnovando in questo modo la maggior parte degli effetti di articolazioni dinamiche, quindi in un cortocircuito di colori e disegni delle trame musicali: differenziando gli strumenti hanno esteso le loro possibilità. |
Perciò all’opposto dell’atteggiamento tipico e invalso degli illuministi, quello di una direzione obbligata e univoca del concetto di progresso e quindi la pretesa che la propria età aveva in assoluto raggiunto il punto più alto e che il passato rappresentava un valore inferiore per il solo fatto di essere passato, i romantici si sono riappropriati delle antiche meraviglie musicali: sapevano che la musica era governata e diretta da un sistema di proporzioni matematiche e loro, moderna incarnazione dei meravigliosi maghi, volevano raggiungere il sublime, mediante una ispiratissima interpretazione di quelle potenti formule esoteriche, applicandole.
Il Romanticismo, principiato con Beethoven nei primi anni dell’800, è continuato per molto tempo, raggiungendo l’apice nella seconda metà di quel secolo con Wagner e i suoi epigoni (Brahms e Mahler). Comunque è continuato a essere fortemente presente fino a metà del ‘900; certamente dai più grandi riformato da una forte sensibilità che andava verso una modernità che oggi riconosciamo come più vicina a noi, e che presupponeva mutamenti anche estremi. (Nel frattempo stavano nascendo vere e proprie avanguardie sperimentali - Schonberg -, seguite nel secondo ‘900 dalle radicalizzazioni sonore minimaliste ed elettroniche. In ogni caso, a pensarci bene, in pratica nessuno si è del tutto reso indipendente dall’essere un musicista romantico.)
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