Bene, è ovvio, concordo perfettamente se si intende che a ognuno di noi una stessa opera arrivi in modo differente, suscitando sensazioni, emozioni differenti…
In questo caso la scala di valori è graduata semplicemente mediante il parametro di creatività, ossia di originalità.
Per avere cognizione di ciò, chi giudica l’opera deve essere al meglio attrezzato nei termini del linguaggio (grammatica, tecniche ecc.) di quella disciplina e della sua storia (cronologia artisti e opere), e comparare correttamente; ovvero non errare (o farlo meno possibile).
Dunque gli esperti musicali per poter arrivare alla sintesi di un giudizio di qualità delle opere (e dei singoli musicisti) devono analizzare brani (ed esecuzioni) a livello di forme strutturali, armonie, melodie, ritmi ecc. e correlarli storicamente con ciò che compositivamente (ed esecutivamente) è avvenuto prima o stava avvenendo. (Nel caso dei libri di Ddl queste analisi sono parzialmente esposte per condurre gli ascoltatori, quasi in tempo reale, nel percorso musicale che gli artisti hanno compiuto.)
Peraltro, in decenni di esperienza nel campo, sovente ho incontrato persone che fanno un particolare uso del concetto “la qualità artistica non è giudicabile”; ovvero solo in certe occasioni tipo “la volpe e l’uva”: extrema ratio quando non si è d’accordo con altri (non di rado un professionista preposto a giudicare).
Dubito che quelle stesse persone pensino per esempio che Moccia sia qualitativamente simile a Calvino, o Nino D’Angelo a Lucio Battisti, i Ricchi e Poveri alla PFM, i Monkees ai Beatles e così via.
Comunque anche se coerentemente pensano davvero questo, ovviamente sbagliano.
Infine la questione del critico d’arte che ne avrebbe combinate più del diavolo, errando valutazioni…
A parte il fatto che come in tutte le professioni ci sono anche le persone incompetenti, o solo mediocri, di modesta preparazione e/o carattere, si fa confusione tra la critica giornalistica del momento storico (chi si occupa periodicamente di tantissime cose, spesso nuove di mercato, vacue), e gli studiosi specialisti, gli esperti veri, che eventualmente sono appunto quelli, non altri, che dopo evidenziano gli errori dei critici, sistemando le cose, collocandole sui giusti gradini qualitativi.