Carlo Pasceri
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Libro Eroi Elettrici

Elio e Le Storie Tese: "fenomeno" da cabaret

22/2/2013

24 Comments

 
Fatta una dovuta premessa sulla SATIRA che riporto in fondo all'articolo*, non posso non notare il fenomeno rappresentato dalla band Elio e Le Storie Tese.
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Il fenomeno è in sostanza duplice ma interconnesso: da un lato piace a molti tra quelli che apprezzano satire, comicità e sarcasmi conditi da turpiloqui, volgarità, parodie e sberleffi vari, indirizzate a persone o gruppi di persone o più in generale ad atteggiamenti e manifestazioni di massa. Ciò fa sentire non addormentato e indietro (insomma non un coglione), chi gradisce e ammira cotanta acutezza.
Dall'altro lato siccome è una band che dimostra di saper suonare della musica con alcune parti di non semplice esecuzione, ciò fornisce una ancor più convincente e potente percezione di essere al cospetto di una “superiore sintesi”, alla quale il non allineamento intellettuale equivale quasi ad apparire appunto persona bigotta/reazionaria/ottusa.
Fin qui tutto bene: se questo è un costume diffuso e chi lo indossa è contento, affari di chi si vuol mascherare così.
​

Quello che m’irrita è l’invalsa convinzione che EeLST sono dei mostri di bravura, sono i migliori musicisti che abbiamo, sono geniali eccetera.
Ma se sono così geniali, dopo più di 20 anni di carriera, tutto sommato ai massimi livelli di popolarità, perché non hanno mai composto 1 o 2 brani (cantati) validi? (Per validi intendo che si possano ritenere mediamente e quindi PoPolarmente alla stregua di quei pezzi che hanno successo e che stanno in piedi da soli, cioè “ben fatti e orecchiabili” ma senza pesanti scopiazzature più o meno nobili e sberleffi e turpiloqui vari.) 

Senza quella patina di presa in giro verso tutto e tutti e la patente di musicisti eccezionali, EeLST si rivelano dei normali session-man che fanno del cabaret.

Perché non hanno mai composto 1 o 2 brani (strumentali) che, a fronte del loro presunto titolo di fenomenali strumentisti, siano davvero lo stato dell’arte esecutiva e magari pure compositiva?Insomma, senza quella patina (pure visuale con veri e propri mascheramenti) di presa in giro verso tutto e tutti e la “patente” di musicisti eccezionali, Elio e Le Storie Tese si rivelano dei normali session-man che fanno del cabaret. (I session-man sono quei musicisti a disposizione di chiunque li ingaggi, aventi molta duttilità professionale e poca personalità, in sostanza degli orchestrali!)
Tanto è vero che se togliamo la voce e le parole di Elio, mai si potranno riconoscere gli apporti strumentali del gruppo: sono strumentisti anonimi irriconoscibili da altri bravi musicisti.
Il limite di Elio e Le Storie Tese è quello di rappresentare una distruzione (comica) senza una (seria) costruzione alternativa.
Un pericolo laterale e infido è dato da una sorta di possibile (magari inconscio) sillogismo che il fenomeno Elio e Le Storie Tese può stabilire: chi suona benissimo, chi è bravissimo strumentalmente non sa comporre dei brani tutto sommato godibili cioè di semplice apprezzamento senza dover mettere in campo palesi virtuosismi musicali.
Naturalmente non è vero: è piena la storia musicale di vicende (e non di fenomeni) di band e musicisti jazz-rock, prog ecc., che hanno composto brani bellissimi (talvolta anche non semplici) che non sono percepiti come complicatissimi e astrusi e che sono stati quasi PoPolarmente apprezzati.

Questa è una critica diretta a chi riceve e non a chi propone: Elio e Le Storie Tese propongono, facendo comunque un mestiere (affari loro), è il fruitore che riceve ed elabora in malo modo, non avendo senso delle proporzioni (per invalsa pigrizia), che poi di fatto arreca più danno...
Di certo c’è un feedback letale: più il fruitore decreta il successo con tali modalità e motivazioni più ci sarà il SISTEMA che offrirà tali prodotti pronti al consumo che saranno pure reiterati e quindi di difficile smaltimento...

A metà anni settanta una band che si chiamava SQUALLOR (composta di validi professionisti), presente solo a livello discografico, perciò mai presentandosi in pubblico e quindi senza promozione diretta, ebbe un lungo e meritato successo PoPolare, ma equilibrato: nessuno all’epoca li ha considerati geniali o musicisti eccezionali.
Forse perché all’epoca c’erano davvero in Italia delle band e dei musicisti/compositori straordinari: non basta credere che oggi non ci siano musicisti/compositori migliori di Elio e Le Storie Tese per inneggiarli, perché ammesso che ciò sia vero (e non è vero), questo relativismo porta appunto a porli come punto di arrivo e quindi a tarpare le ali alla fase successiva di ricerca e sviluppo; che comunque speriamo prenda alla fine il volo.



* Afferma Italo Calvino: “la satira ha una componente di moralismo e una componente di canzonatura: chi fa il moralista si crede migliore degli altri e chi canzona più furbo”.
Perciò a me non piace la satira e ancor meno piace quella che pone l’accento sugli aspetti comici e sarcastici.
La satira intenzionale, interessata, e quindi non quella occasionale e più generica, ha sempre un accanimento verso il soggetto-oggetto individuato come un polo di attrazione per le proprie attività: c’è da chiedersi come mai è attratto da quel “mondo”? In fondo gli somiglia? In fondo è invidioso e vuole occuparne il posto?
La satira è superficiale e si concentra sulla negatività del soggetto-oggetto, individuando le sue componenti più evidenti per porlo in caricatura: non ha mai un atteggiamento di ricerca, non è mai, come sembra, una contrapposizione, poiché non propone modelli alternativi ma si limita a imitare, deridendoli, quelli posti in essere che hanno successo.
Contrapposizione significa contro affermazione e mai negazione fine a sé stessa.
24 Comments
massimo franceschini
23/2/2013 04:20:22

Ottimo articolo! Sulla satira io non la vedo esattamente così...cioè a volte è come dici tu...però può anche essere percepita diversamente. Riguardo alla musica, quello che ci interessa veramente, sono pienamente d'accordo! Mi mancano tanto gli AREA, la PFM e tutti gli altri...mi manca anche un certo CARLO PASCERI.....

Reply
Marco Pellegrini link
23/2/2013 17:13:43

Grande Carlo. Come al solito hai colto nel segno. Complimenti anche per il coraggio di scrivere certe cose. Hai tutta la mia solidarietà. Con tutto il rispetto per Elio e....che stimo come bravi musicisti, ma considerarli il meglio in assoluto di quello che possiamo avere in Italia mi sembra veramente esagerato. I tempi di Area, PFM, New Trolls. Banco ecc. sono ormai andati ma il panorama italiano non può limitarsi a Elio e...è una ingratitudine nei confronti di tanti musicisti eccezionali che purtroppo non hanno la fortuna di emergere.

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carlo pasceri
23/2/2013 23:48:28

Benvenuto Marco,
mi fa piacere “sentirti” a prescindere dall’occasione e quindi dalla solidarietà che esprimi...
Mi fa piacere che un musicista e didatta bravo e militante come te si schieri, e sei ancor più prezioso perché è raro che ciò accada sia in termini di consapevolezza sia in termini di coraggio: sono tutti pronti ad appiattirsi sulle posizioni più PoPolari.
Molti della nostra generazione o appena più giovani si sono dimenticati quale è stato il fuoco che li ha appassionati, e quindi spinti a spendere così tanto tempo e così tante energie fisiche e intellettuali per inseguire un sogno! Il sogno di essere dei grandi musicisti come quelli che ammiravano, il sogno di comprendere come funziona questa magia bianca che è la musica, il sogno di partecipare.
Ognuno ha avuto i suoi modelli, chi è versato per un genere chi per un altro, ma nessuno di noi ha iniziato spinto da quelli che all’epoca avevano maggior successo PoPolare validi o meno che fossero: nessuno ha iniziato e proseguito avendo come modello Battisti, Fossati, Baglioni, Pooh, Rino Gaetano, Dalla eccetera, invece di PFM, New Trolls, Perigeo, Orme, Area, Banco, Napoli Centrale ecc., tanto per citare solo gli italiani.
Insomma se facciamo passare che quella di EeLST è l’eccellenza assoluta, come potremo lamentarci pure sulla nostra pelle direttamente sia in termini di lezioni e insegnamento sia in termini proprio di musica suonata da noi, quando (bene che ci vada) ci verrà richiesto di suonare il vitello dai piedi di balsa o la canzone mononota, invece di ben altre cose?
Sapessi quanti amici e colleghi bravi e di talento ho visto peggiorare e peggiorati in termini musicali (e anche intristiti a prescindere dal loro successo PoProfessionale) perché appunto HANNO DIMENTICATO COSA E CHI LI HA FATTI SOGNARE!

Reply
Luca Fantauzzi
21/4/2013 07:52:50

Mio caro, nell' attesa di sfogliare, assimilandone avidamente i certamente esaustivi scritti, la tua opera da me or ora acquistata tramite amazon, non posso far altro che addizionarmi alle dotte eucubrazioni dei miei più illustri e certamente competenti amici,Massimo e Marco... Pur essendo un ascoltatore di Elio e l s t, ma non un fan, sono ben lungi dall' assegnargli una valenza, di certo immeritata, come invece fa una gran fetta del giovane popolo ascoltatore e/o strumentista, di punti di riferimento. Certo se li si prende per quello che sono e per quello che propongono e non si pretende di piedistallizzarli, allora possono starmi anche bene, ed infatti è così. Ma restano pur sempre degli esecutori di vaglia, non certo dei capiscuola... Meyer, un solido drummer, Faso un bassista puntuale e preciso e così via, ma anche io li vedo ben lungi dallo strutturare proposte creative al di la' del loro attuale fare satira più o meno discutibile. Francamente, la dove una marea di persone va in visibilio all' ascolto di uno dei loro ultimi brani, quello sugli Area (Che, per inciso, non dovrebbero essere nemmeno nominati) io un pochino, proprio in virtù del tra parentesi da me scritto, mi sono incazzato. Lasciamo perdere, per favore, di campionare l' oberheim di Patrizio o di avventurarci in terre ritmiche Capiozziane ai più impenetrabili... Magari mi sbaglierò e, ove un dì i nostri Musicosatirici magari decideranno di proporre musica creata, partoriranno delle perle inaspettate. Chi può dirlo? E' un paio di maniche che ci rimboccheremo (Citazione biecamente usurpata) !
E comunque il brivido che ci corre lungo l' arista ascoltando Via Lumiere è a tutt' ora lucente di splendida cromatura...

Reply
carlo pasceri
21/4/2013 12:53:12

Caro Luca,
grazie davvero dei tuoi contributi...
Lamento solo che dovresti essere appena un po' più presente!
Spero che almeno con la luna nuova, magari se è festa, dove.. quando... lo decidi tu, troveremo finalmente (per così dire) il passpartù per rinnovare le nostre fantalità. (Con te è proprio il caso di dirlo, ciao.)

Giuseppe
24/2/2013 01:22:18

Bello, hai trovato le parole che non trovavo da solo. Anche il tuo pensiero sulla satira mi sembra un ottimo punto di partenza, dove però manca posto all'ironia che della satira è un ingrediente sano ed importante. Al prossimo articolo.

Reply
carlo pasceri
24/2/2013 04:08:07

Ciao Giuseppe,
interessante distinzione.
In effetti lo hai detto tu: l'ironia è (o potrebbe essere) un ingrediente.
Comunque io temo che l'ironia sia ben poco costruttiva.
Infatti dire ad esempio di EeLST: ma che canzoni MERAVIGLIOSE, brani mai sentiti, ECCEZIONALIIII!!!
Ho espresso solo (ironicamente e pertanto vanno invertiti di "segno") dei giudizi, punti di vista o preso atto di cose, ma non ho né argomentato né tanto meno proposto un'alternativa.
Mi sembra di nuovo un'attività fine a sé stessa.
Diversa e appena un po' potenzialmente produttiva, è l'ironia socratica che, (in un dialogo) simulando ignoranza, costringe l'altra parte di mettere in evidenza la propria e più abissale "pochezza"

Reply
massimo franceschini
25/2/2013 16:21:27

Capisco quello che dici sull'ironia e la satira Carlo, però se mi permetti io penso anche un'altra cosa. Non credo sia lo scopo della satira quello di proporre alternative...e sicuramente ci sono persone che fanno satira di professione...diciamo che usano questa abilità a modo loro...
Credo che la satira trovi la sua ragion d'essere, la dimensione migliore e paradossalmente costruttiva, quando serve a dimostrare la nullità...l'arroganza...il disvalore...la falsità ecc., di qualcosa o qualcuno che è considerato un'autorità. Spesso chi è o diventa autorità lo è in maniera del tutto immeritata, oppure è un'autorità distruttiva, negativa. Questo stato può addirittura essere ammantato da un'aurea di intoccabilità...di razionalità assoluta...di infallibilità addirittura. Spesso non si riesce a proporre a manifestare o semplicemente a far capire che ci sono alternative costruttive, vuoi ad opera del sistema che l'autorità costruisce intorno, vuoi perchè le persone hanno un'idea fideistica di questa. La satira allora trova la sua efficacia, ci fa vedere che il re è nudo e può creare le condizioni atte a far si che l'alternativa possa essere presa in considerazione. Insomma, quando per vari motivi la semplice presenza di idee alternative e diverse non basta, una risata che nasce da una nuova o diversa "consapevolezza" dovuta alla satira, può determinare la "richiesta", il bisogno di alternative.

Reply
carlo pasceri
26/2/2013 01:12:09

Ciao Massimo,
mi pare che tu ti riferisca solo alla satira applicata alla politica.
Ma anche in questa limitata e quindi precisa applicazione ci sono delle cose che a me non garbano della satira, e soprattutto non credo siano oggettivamente granché efficaci; al contrario!
Lungi da me di proporre modelli tipo il monaco de “Il Nome Della Rosa”, mi conosci e sai quanto me la rida di tante cose, però le questioni serie credo sia meglio affrontarle seriamente.
Al potente che qualcuno metta in risalto i suoi difetti pure amplificandoli e quindi deformandolo, proprio non gliene importa: baratta volentieri il soggettivo ”amor proprio e orgoglio” con l’oggettivo incremento di potere.
Ha da tempo capito che tollerare se non incoraggiare l’altrui concentrazione su tale pratica, è un’ottima tattica per sviare, perché soddisfa l’altrui parte che tanto si fa bastare: anche chi li comanda (o chi si appresta a farlo) è un essere umano con i suoi difetti personali morfologici, comportamentali e tic, e che talvolta commette vere e proprie azioni reprensibili, che può sbagliare come tutti.
La satira non dimostra nulla ma pubblicizza che quello è un potente e come tale va preso in considerazione, anzi amplificando quei “difetti” aiuta il popolo a conoscerlo, a percepirlo simile a lui: chi si bea della satira, sotto, sotto, un po’ s’identifica con quello proprio perché lo sente più vicino e somigliante.
La satira nutre il potere, è un amplificatore, e più è indirizzata a un potere forte e più è feroce (o appare tale) e più lo nutre, lo amplifica e lo diffonde nelle coscienze, in un cortocircuito che bene che vada aiuta a mantenere lo status quo.
Infatti, tutti sappiamo che in questi casi non è preso di mira un soggetto qualsiasi, non importa a nessuno se qualcuno prende in giro me, anche brillantemente; mirando però a qualcuno più in vista, che ha più potere, la satira diventa più efficace nel far ridere, ma così facendo conferma e aumenta il piano di debolezza e inferiorità istituito già di fatto.
Quindi addirittura la satira con tutta l’ironia, l’umorismo e comicità che pure ingloba, non proponendo assolutamente nulla, aiuta il soggetto preso di mira a mantenere l’”oggetto” potere FONDENDOLI indissolubilmente.
La differenza tra l’antico potere e quello moderno, è che quello vecchio è un potere imposto dall’alto, con la forza ecc., e quello nuovo viene democraticamente dal basso: quello antico aveva bisogno di far credere che il monarca fosse un essere umano speciale o addirittura un SEMIDIO, quello moderno esattamente viceversa, che è UNO DI NOI.
La satira moderna, con i potentissimi media che diffondono, affratellano ecc., riesce di svolgere questo servizio importantissimo che da qualche secolo è affannosamente bramato dai potenti
Insomma, l’aspetto psicologico di chi ride del potente “messo a nudo” (lo dici anche tu), è che anch’esso è un essere umano, pertanto non è intoccabile, infallibile, e, aggiungo io, immortale, e tanto gli basta.
Una risata non ha mai seppellito nessuno, semmai ha innalzato qualcuno e aiutato questi a persistere: Andreotti e Berlusconi (tanto per citare 2 (im)mor[t]ali) sono stati oggetto di satire ferocissime eppure...

Reply
massimo franceschini
26/2/2013 14:31:52

Se restringiamo l'analisi alla satira politica e agli alfieri che si spendono giornalmente nei media, quelli che insomma fanno parte del "sistema" occupando spazi più o meno funzionali a qualche schieramento, hai sicuramente ragione. Per quanto simpatica e ben fatta può alla fine implicitamente "giustificare" e rendere più umano il soggetto oggetto di essa. Io mi riferivo alla satira in generale, al concetto e alla funzione più "alta" della satira, infatti nel mio intervento parlavo non solo di "qualcuno", ma anche di "qualcosa". Con ciò includevo anche idee, concezioni, modi di vivere, costumi, abitudini, sistemi di potere più o meno occulti, cose che "non si possono dire" ecc., a tutti i livelli. La satira può a sua volta anche essere più artistica, intellettuale, letteraria, ecc. Dobbiamo anche tenere conto dell'ambiente in cui si esprime, in un paese dittatoriale Crozza sarebbe ai lavori forzati, rieducato a suon di farmaci ed elettroshock!

Reply
carlo pasceri
27/2/2013 03:31:45

Caro Massimo,
un punto decisivo per me è che la satira dovrebbe essere del tutto priva di fini e compiti, pertanto priva di FUNZIONI nei propositi.
Se si associa alla satira una funzione, per quanto mi riguarda, è già declassata in partenza per i motivi che ho già esposto.
Voglio solo sottolineare che tale attività inevitabilmente induce a una specie di (contro)conformismo, mascherato dall’illusione di essere partecipi invece di chissà quale forma di libertà intellettuale: ciò non hai mai portato a risposte alternative, positive e progressiste.
La satira in questi termini mi sembra come quei preparati granulosi a base di bicarbonato di sodio con ben mischiati elementi acidi e dolci: gradevolmente frizzanti, aiutano a digerire il pappone quotidiano con una bella eruttazione, e che alla fine ci fanno sentire meglio... Volgarità da ogni lato del triangolo (soggetto-obiettivo/satirico/pubblico).
Già nel post ho detto appunto di una satira occasionale e disinteressata: questo credo sia appunto l’unico modo in cui la satira, seppure non propositiva e costruttiva, possa se non altro essere una divertente interpretazione del mondo e degli uomini.
Una satira intuitiva, veloce, leggera, ACONCETTUALE, libera come un’improvvisazione musicale, questa piace anche a me: sane e impreviste risate a fronte della realtà del mondo che ti si presenta senza pensarci troppo sopra.
Poi è possibile una satira “alta”, ma di nuovo credo possa realizzarsi solo quando non ci sono particolarismi ed è comunque distaccata, con pure coinvolto in prima persona l'autore nell'ironia ecc., e pertanto vasta e coinvolgente tutto e tutti (ricalcando le orme del grande Calvino…).
Ma questa è una forma di satira RARISSIMA (anche perché l’autore deve essere “altissimo”) e in quanto tale…
Però tu un bel po’ di politica ce la metti sempre, “sistemi di potere più o meno occulti, cose che "non si possono dire" ecc.”: pure ammesso che la satira non sia indirizzata a una persona in particolare, la pappa è sempre quella, cioè mettere in burla per indorare la pillola e…

Reply
massimo franceschini
27/2/2013 15:13:41

E' vero, ce la metto ma non nel senso che per forza debba intervenire nella competizione, che sia il suo esito migliore.....il dizionario Zingarelli alla definizione estensiva recita: discorso, scritto, atteggiamento e sim. che ha lo scopo di mettere in ridicolo ambienti, concezioni, modi di vivere e simili. Questa è la funzione e lo scopo. Certamente molte sono le contraddizioni in cui può incorrere nella nostra cultura malata di protagonismo mediatico. Secondo me quindi il valore della satira è anche "limitato" o circoscritto dall'ambiente in cui opera. Più una cultura e una società è apparentemente "libera", tipo quella occidentale, facilmente diventa parte del sistema e può giustificare le negatività che gli attribuisci; proprio in queste condizioni avremmo bisogno di quella più "alta", oppure di una "leggera" e soave carezza benevola sulle nostre umane sventure...mi manca il Peter Seller di Hollywood Party...

Reply
carlo pasceri
28/2/2013 05:45:06

Caro Massimo,
la satira nel momento in cui è pubblica e diffusa (comunità, società) e non occasionale e privata, è per definizione politica, con tutte le conseguenze intenzionali/furbe o ingenue/involontarie del caso.
Ci puoi pure girare intorno, ma o si ammette che la satira ha una funzione moralizzatrice e quindi... Oppure è fine a se stessa ossia si propone di far ridere il popolo mettendo in ridicolo i potenti di turno con i loro “ambienti” e situazioni, così la satira si limita alla comicità, e quindi...
La definizione dello Zingarelli (mettere in ridicolo, ma come farlo non lo dice?) mi sembra moderna e prudente e un po’ superficiale, nel senso che si ferma al mediante rispetto al fine; far ridere e/o moralizzare.
Perché la satira di certo non è far ridere rappresentando qualcuno che scivola su una buccia di banana, ma è far ridere tramite l’amplificazione di difetti e di vizi che hanno quelli "importanti" o particolari classi sociali (quelle poste in alto) rispetto alla comune morale.
O meglio, la satira ci offre un’interessante specie di raffinato cortocircuito: si fa ridere mediante la comune morale e tramite ciò si cerca di moralizzare, altrimenti non si spiegherebbe perché presi di mira sono di solito quelli "importanti" con le loro ambientazioni (ridono in pochi di un cristo qualsiasi ridicolizzato pure con tutta la sua ambientazione).
La morale è insita nella satira! Ti piace la morale e i moralisti? A me no!
Il Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana: componimento diretto a frustare e deridere i difetti degli uomini; censura beffarda.
Il Sabatini Coletti: ...che mette in ridicolo personaggi, ambienti o costumi con toni comici o sarcastici e intenti moralistici. Estens ...che abbia intenti satirici nei confronti di persone, classi sociali, istituzioni.
La Treccani: composizione poetica che rivela e colpisce con lo scherno o con il ridicolo concezioni, passioni, modi di vita e atteggiamenti comuni a tutta l’umanità, o caratteristici di una categoria di persone o anche di un solo individuo, che contrastano o discordano dalla morale comune (e sono perciò considerati vizi o difetti) o dall’ideale”.
Schernire pubblicamente e programmaticamente classi sociali, ambienti o persone è l’azione, e il fine è moralizzare mediante quell’azione; ma ci si può fermare alla fase precedente e ridere soltanto, ma è appunto fine a se stesso, solo comico: a ognuno il suo.
Ma è proprio la risata fine a se stessa che a me piace, che però scaturisce da un’improvvisa e privata messa in burla pure caustica e feroce: sembra una differenza da poco ma non lo è.

P.S. Il goffo e surreale Sellers in H.P.: è il capolavoro di un attore di un capolavoro di film...
Ogni tanto tutti meritiamo un po’ di consolazione, una "leggera e soave carezza benevola sulle nostre umane sventure”. Ci mancherebbe!

Reply
massimo franceschini
28/2/2013 16:30:54

Io avevo messo la definizione più generica, anche lo Zingarelli parla di morale nella def. uno, ovviamente. Il discorso è complesso, ci si può fermare alla fase precedente dici tu...certo, ma tutto ciò è soggetto a molte variabili.... Io sulla morale non ho problemi, mi ritengo una persona molto "morale" ma certo detesto il moralista intransigente, chi è senza peccato...certo. Però contemporaneamente non posso nascondere di ridere di gusto non solo della satira "alta" ma anche quando mi capita di sentire la battuta sull'attualità, quando leggo la vignetta sagace del Giannelli ogni giorno sul Corriere o la battuta pungente di Ellekappa su Repubblica. Da un punto di vista teorico sono d'accordo con te ma ammetto di godere la satira, se ben fatta intelligente e arguta...nessuno è perfetto.... Alla fine sono un liberale, difendo i diritti umani e la libertà di espressione, ce ne sarebbero cose da "censurare" prima della satira... Viviamo in un'epoca caotica e piena di input apparentemente antitetici, confusa e contraddittoria, in cui siamo soggiogati a poteri forti, trust e meccanismi automatici di vario tipo, caratterizzati da estrema amoralità...anche la satira come hai argomentato può diventare così un sostegno paradossale del sistema... Però io ci rido e di gusto....non posso voler abolire una cosa che nonostante tutto apprezzo, sarei contraddittorio... Forse perchè invidio la terribile capacità di sintesi di una battuta o vignetta, questa particolare forma dell'intelligenza umana.... Magari i satirici di professione potrebbero iniziare anche a far satira su loro stessi e fra di loro.....sai che spasso! (Un consiglio per Crozza quando si prende per i fondelli Bersani....potrebbe fargli dire: "Siam mica qui a farci fare l'agenda dal Crozza!).

Reply
carlo pasceri
28/2/2013 23:39:59

Massimo, di certo intendevo che a me non piacciono quelli che vogliono “fare LA MORALE” appunto i moralisti; magari che usano pure uno strumento come la satira (essa è in qualche modo censura): ti confesso che anche io mi ritengo "molto morale", nel senso più preciso e stretto di "etico". Anche pensando in linea di principio a una concezione hegeliana dello stato etico.
L’etica appunto che s’impara (o si dovrebbe imparare) sin da piccoli a cominciare dalla famiglia, e a mano a mano che si cresce, appunto tramite un lungo (interminabile) percorso di vita, assorbendo e filtrando tutto mediante ragionamenti; pure la satira può, come in questo caso, offrire un momento di riflessione per me e per te e per chi ha voglia di seguirci…
Anelo una società che offra all'individuo un percorso culturale formativo e non informativo, istruttivo e non (solo) divulgativo, un percorso quindi vasto, lungo e faticoso, e non pieno di slogan, schemi, riassunti, semplificazioni, riduzioni, pertanto nozionistico che quindi non permette (o frena) un’attività propositiva.
Credo fermamente nell’AUTODETERMINAZIONE (filosofica e non solo strettamente politica), e quindi al libero arbitrio, ma con esso l’assunzione sempre della piena responsabilità di quello accade, e di certo mal sopporto quelli che piagnucolano e che se la prendono sempre con quelli più “grandi” di loro addossando a questi le responsabilità: crescessero!
Anche perciò credo che non si debba MAI “distruggere” una cosa per costruirne un’altra: prendo atto che ancora a tanta gente piace il blues, non per questo lo voglio abolire, ma sicuramente “superare” tramite delle proposte costruttive, e quindi affiancare (e non sostituire) in un quadro evolutivo mediante proprio quell’esperienza.
Che esista tutto quello che l’uomo fa e/o tollera: è suo e solo suo nel bene e nel male!
È così che deve essere, amen. (Però a me il blues ha da tempo annoiato… Che si fa?)

Reply
massimo franceschini
1/3/2013 15:14:02

Mi conosci abbastanza per sapere che sottoscrivo tutto il tuo ultimo intervento....per il blues....c'è solo da suonarlo e comporlo in maniera diversa, pur mantenendolo blues...tutto qua!

Reply
carlo pasceri
1/3/2013 22:27:57

Certo, certo, ma chi lo deve fare, io? Già fatto.
Ho comunque usato il verbo superare non perseverare: qualcuno ha detto: errare è umano, ma perseverare è diabolico!
Appunto consiglio a tutti di ascoltare meno blues piagnucolante/ristagnante e più altri generi... Ma non satirici!
E invito direttamente qualche amico musicista di suonare cose diverse, perché il blues fa (il) male (musicale), eh eh...
Una preghiera (satirica): padri musicali che siete nei saturi cieli equalizzati e riverberati, liberateci dalla tentazione di ripetere diabolicamente sempre lo stesso diabolico blues. So what.

Reply
massimo franceschini
2/3/2013 03:24:16

Io lo sai....sono fatto a modo mio...mi piace Zappa e tutta la musica più evoluta, soprattutto i generi quasi scomparsi, il prog e il jazz-rock. Non mi interesso di blues, ma non posso nascondere che se sento un blues ben fatto, soprattutto molto elettrico, suonato con grinta, convinzione e consapevolezza....quasi mi basta, almeno per quell'attimo di fuggevole godimento.... Certo abbiamo sentito tanti cocktails a base di blues o dove il blues era ancora presente, Zappa e Santana sono maestri in questo genere di cose..per non parlare di Ford o del grande Beck, quello con meno fraseggio di tutti ma un monumento vivente a una chitarra elettrica che non ha bisogno di troppe note e che non si sente inferiore a tastiere, sax o violini....e ce ne sono molti altri. Forse quello che manca è un disco veramente blues nell'anima, tosto, elettrico, tirato, amorevole e sognante, in cui i lick del blues RINNOVATI (come direbbe l'amico Luca), coabitino a lick (ma si scrive così?) più avanzati in un continuo gioco, quasi una botta e risposta che ci potrebbe far capire veramente in quale direzione si può andare....per andare veramente avanti non è detto che si debba rinnegare il passato, forse è possibile far sentire il futuro che viene dal passato, forse riescono a convivere....il musicista sei tu, l'ultima parola sta a te. Henderson che fa blues l'ho sentito anche dal vivo ma non mi ha convinto pienamente....alla fine mi mancavano sia il blues e sia il jazz-rock. Tu dici che l'hai fatto ed è vero, in maniera molto profonda in alcuni pezzi dei tuoi dischi (anche come arrangiamento), oppure come guitar hero, tipo le tracce di cover che fai ascoltare qui....forse manca un disco progetto vero e proprio!

Reply
Luca
5/3/2015 21:11:26

Elio E Le Storie Tese suonano bene, ma come tanti turnisti semisconosciuti che fanno bene il loro lavoro.
È una bravura che spicca per via della scelta di fare una musica umoristica, per di più demenziale. La gente non si aspetta che un tasso tecnico così elevato venga esibito per giochi di parole nonsense e bizzarrie goliardiche, e questo lo fa percepire più sensazionale di quello che è (perché fondamentalmente è vero che, in genere, per questo tipo di testi si utilizzano musiche meno elaborate).
Ma non solo! Questo grosso investimento tecnico rende anche più spassose le battute proposte dalla band, per lo stesso fenomeno che, al liceo, fa ridere lo studente quando il professore dice una parolaccia in classe.
Naturalmente parlo in generale, a me il loro umorismo di solito non piace, ma è ovviamente una questione di gusti. Oh, li ho visti anche dal vivo, e li ho anche apprezzati sotto certi aspetti, ma il nonsense e il demenziale li sento veramente estranei, come se non riuscissero a conciliarsi con la mia cultura.
In effetti ho spesso poco feeling con la musica umoristica in generale, ma in ogni caso, volendo restare nell’ambito della canzone, preferisco di gran lunga i performer la cui musica non risulta ingombrante ma sempre e solo funzionale alla gag. Anche qui è solo una questione di gusti naturalmente.
Forse inconsciamente percepisco la musica ambiziosa abbinata a testi demenziali come una truffa bella e buona. Per carità, sono convinto che Elio E Le Storie Tese abbiano iniziato a scrivere certe cose per pura goliardia, in buona fede, ma la gente brava che propone questa musica, che lo faccia volutamente o no, evita il vero confronto musicale col pubblico, si prende i riflettori ma al riparo da critiche, con la vecchia tattica “Io stesso non mi prendo sul serio, quindi non puoi attaccarmi”.
Elio E Le Storie Tese in fondo sembrano una squadra di una certa categoria che vince facile perché si è iscritta ad un campionato inferiore.
Personalmente comunque apprezzo di più l’umorismo musicale vero e proprio, cioè quello fondato tutto sulla musica. Un esempio classico è lo scherzo in fa maggiore k 522 di Mozart, ma qua voglio proporvi qualcosa di più terra terra ma, a mio parere, molto gustoso: https://www.youtube.com/watch?v=GazlqD4mLvw
La gente si diverte guardando Dudley Moore che reinterpreta in chiave caricaturale e beethoveniana il tema del film “Il ponte sul fiume kwai”, quindi è evidentemente in possesso del codice che viene parodiato. Oggigiorno questo sketch funzionerebbe altrettanto bene? Non lo so.
Venendo alla satira, in genere non la amo, e nella frase di Calvino mi ci ritrovo molto (mi ha riportato alla mente, tra l’altro, un aforisma di Nietzsche che tratta un argomento diverso ma affine: “L’ironia del dialettico è una forma di vendetta plebea”).
Però poi penso ad alcuni casi in cui la satira non è diretta tanto contro personaggi precisi, ma è invece piuttosto satira di costume o di cliché narrativi (penso agli immortali cartoni animati di Matt Groening) e mi ritrovo ad apprezzarla. L’importante è che la dissacrazione, quando presente, non sia fine a se stessa, e che l’opera non sia permeata di cinismo (come va di moda ultimamente invece).
La satira contro il potente è sterile quando la qualità dei capi dipende dalla cultura di tutti: una classe politica corrotta, per dire, prospera indisturbata perché ha trovato terreno fertile nel malcostume dell'intero popolo.
Questo semplificando e banalizzando molto, naturalmente.
Tornando ad Elio E Le Storie Tese, e concludendo, io non ho mai avuto problemi con loro, pur non essendo un grandissimo estimatore della loro musica, ma a volte li ho avuti coi loro fan, coi quali spesso riscontro difficoltà comunicative. Elio poi mi è sempre sembrato una persona simpatica, eppure qualche tempo fa anche loro, che sembravano immuni alla seriosità del rocker “intellettuale” e superiori a certe polemiche sciocche, sono scaduti in critiche moralizzanti verso un altro gruppo: in riferimento alla canzone “Pes”, del gruppo rap Club Dogo, un inno scherzoso alle giornate passate davanti ai videogiochi di calcio, se ne sono usciti con questa frase (è Faso, il bassista, che parla): A mio parere uno che dice che “per ridurre lo stress fumo un po’ e gioco a Pes” dà un messaggio ai giovani che fa schifo al cazzo…

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carlo pasceri
6/3/2015 02:56:41

Caro Luca,
benvenuto e grazie dell'eccellente contributo, di là del segno, nell'andare ulteriormente a evidenziare il fenomeno della satira in generale e in particolare quella musicale e di questo gruppo italiano.
L'episodio di Faso, che non conoscevo, aumenta i miei dubbi pure sulla loro genuinità a tutto campo. Dove vuoi, ma fatti vivo presto... Ciao.

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Alexis link
10/10/2015 08:55:43

Diciamo che tu sei il più grande esperto di musica e che gli altri non capiscono un cazzo!
Dico questo perché credo tu critichi molto e lo fai con le persone sbagliate, poi tutti sti lecca culo che ti scrivono dandoti ragione mi fanno venire i brividi!
Riepilogando... Steve Gadd e sopravvalutato, Bollani e bollito, Elio e le storie tese non sono altro che un gruppo di cabaret.
Manca solo che scrivi: Freddie Mercury non sapeva cantare, i Led Zeppelin erano solo dei capelloni e i Deep Purple avevano un chitarrista di merda!
Sei un grande Pasceri!!!
Dimenticavo, non pubblicare solo quelli che ti appoggiano, pubblica anche questo!

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carlo pasceri
10/10/2015 09:41:22

Diciamo che io sono io e sì, argomentando in modo educato, affermo e ribadisco che Gadd è sopravvalutato (ti aggiorno, Porcaro ancor più), Bollani quel che scrive e come lo scrive è bollito e da bollare, e gli Elio sono un gruppo di bravi professionisti che spesso fanno musica/cabaret.
E tu sei Alexis che dice pochissimo e lo fa in modo volgare, e che i brividi che hai provengono da febbricitanti influenze che covi.
Dimenticavo, basta che ti fai un giro per i vari articoli nel blog, in particolare Il cuore matematico della musica, Morricone… che confusione e l’ultimo su Porcaro, che dimostrano che pubblico e rispondo pure a quelli che non mi appoggiano, e quindi tu oltre a dire pochissimo e volgarmente, dice pure cose non vere. Pubblico addirittura pure te.

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Danilo Petrelli
19/2/2016 13:30:17

Sono anni che dico che tutta questa "mostruosità" non la sento: di gente che suona bene il proprio strumento ne è pieno il mondo.
Tralasciamo poi il fatto che non mi fanno nemmeno ridere più di tanto: in un loro live accennavano la famosissima frase di "Shine on you crazy diamond" (sib - fa - sol - mi) facendo poi finta di asciugarsi il sudore; caro Elio troppa strada devi fare per arrivare a certi livelli musicali, buona fortuna!!!

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BKL
6/2/2017 12:05:45

tutto condivisibile. è 25 anni che lo penso, ma quando lo dicevo tutti a dire ..ma come non capisci... sono fenomeni..(se non sei nel gruppo sei sfigato...appunto)
peraltro non mi fanno nemmeno ridere. no grazie.
meno male che qualcuno la pensa come me.

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