Fin qui tutto bene: se questo è un costume diffuso e chi lo indossa è contento, affari di chi si vuol mascherare così.
Quello che m’irrita è l’invalsa convinzione che EeLST sono dei mostri di bravura, sono i migliori musicisti che abbiamo, sono geniali eccetera.
Ma se sono così geniali, dopo più di 20 anni di carriera, tutto sommato ai massimi livelli di popolarità, perché non hanno mai composto 1 o 2 brani (cantati) validi? (Per validi intendo che si possano ritenere mediamente e quindi PoPolarmente alla stregua di quei pezzi che hanno successo e che stanno in piedi da soli, cioè “ben fatti e orecchiabili” ma senza pesanti scopiazzature più o meno nobili e sberleffi e turpiloqui vari.)
Senza quella patina di presa in giro verso tutto e tutti e la patente di musicisti eccezionali, EeLST si rivelano dei normali session-man che fanno del cabaret. | Perché non hanno mai composto 1 o 2 brani (strumentali) che, a fronte del loro presunto titolo di fenomenali strumentisti, siano davvero lo stato dell’arte esecutiva e magari pure compositiva?Insomma, senza quella patina (pure visuale con veri e propri mascheramenti) di presa in giro verso tutto e tutti e la “patente” di musicisti eccezionali, Elio e Le Storie Tese si rivelano dei normali session-man che fanno del cabaret. (I session-man sono quei musicisti a disposizione di chiunque li ingaggi, aventi molta duttilità professionale e poca personalità, in sostanza degli orchestrali!) Tanto è vero che se togliamo la voce e le parole di Elio, mai si potranno riconoscere gli apporti strumentali del gruppo: sono strumentisti anonimi irriconoscibili da altri bravi musicisti. Il limite di Elio e Le Storie Tese è quello di rappresentare una distruzione (comica) senza una (seria) costruzione alternativa. |
Naturalmente non è vero: è piena la storia musicale di vicende (e non di fenomeni) di band e musicisti jazz-rock, prog ecc., che hanno composto brani bellissimi (talvolta anche non semplici) che non sono percepiti come complicatissimi e astrusi e che sono stati quasi PoPolarmente apprezzati.
Questa è una critica diretta a chi riceve e non a chi propone: Elio e Le Storie Tese propongono, facendo comunque un mestiere (affari loro), è il fruitore che riceve ed elabora in malo modo, non avendo senso delle proporzioni (per invalsa pigrizia), che poi di fatto arreca più danno...
Di certo c’è un feedback letale: più il fruitore decreta il successo con tali modalità e motivazioni più ci sarà il SISTEMA che offrirà tali prodotti pronti al consumo che saranno pure reiterati e quindi di difficile smaltimento...
A metà anni settanta una band che si chiamava SQUALLOR (composta di validi professionisti), presente solo a livello discografico, perciò mai presentandosi in pubblico e quindi senza promozione diretta, ebbe un lungo e meritato successo PoPolare, ma equilibrato: nessuno all’epoca li ha considerati geniali o musicisti eccezionali.
Forse perché all’epoca c’erano davvero in Italia delle band e dei musicisti/compositori straordinari: non basta credere che oggi non ci siano musicisti/compositori migliori di Elio e Le Storie Tese per inneggiarli, perché ammesso che ciò sia vero (e non è vero), questo relativismo porta appunto a porli come punto di arrivo e quindi a tarpare le ali alla fase successiva di ricerca e sviluppo; che comunque speriamo prenda alla fine il volo.
* Afferma Italo Calvino: “la satira ha una componente di moralismo e una componente di canzonatura: chi fa il moralista si crede migliore degli altri e chi canzona più furbo”.
Perciò a me non piace la satira e ancor meno piace quella che pone l’accento sugli aspetti comici e sarcastici.
La satira intenzionale, interessata, e quindi non quella occasionale e più generica, ha sempre un accanimento verso il soggetto-oggetto individuato come un polo di attrazione per le proprie attività: c’è da chiedersi come mai è attratto da quel “mondo”? In fondo gli somiglia? In fondo è invidioso e vuole occuparne il posto?
La satira è superficiale e si concentra sulla negatività del soggetto-oggetto, individuando le sue componenti più evidenti per porlo in caricatura: non ha mai un atteggiamento di ricerca, non è mai, come sembra, una contrapposizione, poiché non propone modelli alternativi ma si limita a imitare, deridendoli, quelli posti in essere che hanno successo.
Contrapposizione significa contro affermazione e mai negazione fine a sé stessa.